19 giugno 2013

L'Esorcista

Nel 1973 usciva nelle sale pronto per creare scalpore, sconvolgere il pubblico e fare scuola ai futuri progetti horror, pur non essendo per metà un vero e proprio horror. Lo sceneggiatore William Peter Blatty - che è anche scrittore del libro - elabora in maniera maniacale un thriller attorno al quale ruotano tutti gli elementi tipici della ricerca investigativa, dove i dottori sono dei poliziotti incapaci di risolvere il mistero della bambina "rapita" da un'entità oscura ed invisibile, e solo un outsider può risolvere il dilemma di una madre disperata. Tenuto nell'ombra dalla stessa società a cui appartiene, quella ecclesiastica, l'esorcista interpretato da Max Von Sydow sarà l'unico in grado di tenere testa al diavolo in persona, in un duello tra il bene e il male che, a quanto ci dice la voce ascoltata al contrario del demone (come anche ci narra la sequenza iniziale) è qualcosa di già scritto, come una sorta di predestinazione per il personaggio.

18 giugno 2013

L'Alba dei Morti Dementi

Inizia qui la trilogia del Cornetto (niente personaggi, niente trame, niente sequel cronologici ma solo il Cornetto Algida come unico filo conduttore dei tre film), con questa nuova spassosissima pellicola di Edgar Wright, il quale non si limita a coprire solo il ruolo di regista ma è co-sceneggiatore assieme all'amico Simon Pegg, protagonista principale di questo zombie-movie che ha come pregio quello di divertire in maniera intelligente senza mai ricorrere ad escamotage banale come le battute a sfondo sessuale o peti di vario genere. L'alba dei Morti Dementi però non resta fermo sul versante dell'intrattenimento divertito, ma prosegue verso nuove acque già sperimentate da autori horror come George A. Romero (che tra l'altro compare in due cammeo, prima in versione umana e poi in versione zombie) o come il più contemporaneo Danny Boyle tramite le loro pellicole molto più drammatiche. Wright porta la commedia verso sponde critiche, sottolineando il fatto che nella nostra società contemporanea non c'è più differenza tra umani e zombi, siamo già tutti non-morti, incapaci di aprire gli occhi e notare che il mondo si è trasformato ed è diventato pericoloso.

17 giugno 2013

Kick-Ass

Snobbato e contestato dai fan del fumetto creato da Mark Millar e John Romita Jr. perché si prende troppe libertà dall'opera a cui si è ispirato, questo nuovo lavoro del regista Matthew Vaughn, che per questa pellicola ricopre anche il ruolo di produttore e quello di co-sceneggiatore affiancato da Jane Goldman, risulta essere un prodotto degno del medium che rappresenta, ovvero quello cinematografico. Si abbandonano le rive fumettistiche di Romita Jr. e Millar e si volge lo sguardo verso un orizzonte filmico ironico e variopinto, dove il pubblico è altrettanto vario, all'interno del quale c'è spazio per chi cerca la trasposizione fedele e per chi opta per l'opera d'autore, quella che si prende anche le più disparate libertà. Vaughn è conscio del cambio mediatico e sa che strada prendere, e la racconta tramite le sue immagini e le sue citazioni, ironizzando continuamente sul cinema (con Kick-Ass interpretato da Aaron Taylor Johnson che a un certo punto cita Viale del Tramonto e Sin City, assieme ad American Beauty) e prendendo sempre come punto di riferimento il grande schermo, al punto di modificare il costume di Big Daddy (forse la migliore interpretazione di Nicholas Cage da molti anni a questa parte) in una parodia del moderno Batman Nolaniano, quasi a sottolineare una leggera ed ironica critica verso la pseudo-realistica trilogia del regista più acclamato dei nostri giorni.

15 giugno 2013

Tenacious D e il Destino del Rock

Fare rock non è mai stato così divertente, soprattutto quando ci si concentra ancora una volta sull'iconica figura del mancato rocker Jack Black, un personaggio più che un attore, convincente sia nei suoi ruoli ricchi di smorfie e volutamente esagerati, che nella parte dell'appassionato di rock pieno di talento e con una voce "fucking powerful" il quale però non raggiungerà mai la fama di grandi gruppi come gli AC/DC o i Van Halen. Il cuore di Black è nel rock, ma la sua vocazione non è farlo, bensì omaggiarlo tramite la sua figura meta-cinematografica che racconta tanto della persona: uno che con i giusti agganci sarebbe potuto diventare una vera e propria rock star ma che ha preferito dedicarsi ad altro senza però abbandonare quella piccola vena musicale che gli riesce così bene. Tenacious D e il Destino del Rock recupera il popolare duo creato assieme a Kyle Glass e reso famoso dalla serie televisiva che li ha proposti nei piccoli schermi statunitensi nel 1999, con l'unico scopo di divertire e coinvolgere gli appassionati della serie, del duo e, soprattutto, del genere musicale trattato.

13 giugno 2013

Frenzy

Con questo suo penultimo lavoro, da molti considerato più sottotono rispetto ad alcune sue precedenti pellicole (lo ammetto, pure io ho avuto difficoltà a farmelo piacere tanto quanto altri suoi titoli, a fine visione), Alfred Hitchcock si conferma ancora una volta maestro della suspense, nonostante qui e là lo smalto venga perso per dare spazio ad una spy-story non tanto interessante quanto i personaggi messi in scena. Frenzy è il classico delitto in cui l'assassino viene scambiato per un altro, dove gli indizi portano tutti verso una persona che in realtà non ha commesso il reato. Questo gioco di equivoci dura poco per lo spettatore, perché viene a scoprire quasi subito chi sia il vero serial killer ed è forse proprio qui la solita genialità di Hitchcock, poiché mette lo spettatore al corrente di tutti i tasselli prima che il film arrivi a metà, facendo in modo che il pubblico non si domandi chi sia l'assassino, bensì come farà il protagonista a scagionarsi dalle accuse.

12 giugno 2013

Mariti e Mogli

Freudiano e schizofrenico, Mariti e Mogli non è propriamente un film, ma è più una confessione psicanalitica di Woody Allen e di tutti i personaggi che compongono questa folle pellicola dedicata alla vita di coppia e, più generalmente all'amore. Sentimento incontrollabile e imprevedibile, in questo film è proprio il tema principale di tutte le vicende che, non a caso, si sviluppano all'interno di un 'opera dal titolo più che ovvio. Già dalla semplicità di esso si riesce ad intuire quale sarà l'obiettivo del regista, ovvero un dibattito critico e ironico sulla vita coniugale e uno spaccato tragicomico delle relazioni interpersonali sempre al limite del realismo. Allen affronta le diverse casualità della vita in maniera originale e divertita, ma non divertente, perché il più delle volte in questo film si ride a denti stretti, pensando appunto a quel filo di realismo citato poco fa che attraversa l'intera pellicola. Le situazioni bizzarre e i dialoghi sempre perfetti strappano via più di una risata, ma a fine visione si rimane un po' tristi e spiazzati non tanto da ciò che Allen racconta, ma da come mette in scena tutto, sottolineando in ogni momento l'imprevedibilità della vita e l'impossibilità di tenere sotto controllo certe situazioni, anche a causa di un passato che ognuno di noi si porta dietro e dal quale non può prescindere.

9 giugno 2013

Holy Motors

Spiazza, confonde, fa riflettere e non si lascia andare ad inutili sentimentalismi da grande pubblico. Un film che può definirsi tale. E dopo questa carrellata di parole facili e di critica banale, andiamo a stendere questa piccola recensione su Holy Motors, per quanto possa esserne capace. Perché il film di Leos Carax non parla, non spiega, ma narra a chi vuole lasciarsi coinvolgere da una storia iperrealistica e grottesca. Chiave interpretativa è Denis Lavant, protagonista e interprete di numerosi differenti personaggi in cerca non di un autore, ma di un pubblico, o meglio, di un media che dia loro la conoscenza di essere ripresi e di arrivare quindi a qualche spettatore. Ma per Oscar anche questo passa in secondo piano, perché la sua recitazione (qualora sia un attore, non ci è dato saperlo con precisione) deriva da una pura e semplice passione viscerale verso il suo mestiere che, col passare di un tempo non meglio specificato, si è evoluto fino a diventare un frenetico passaggio da un ruolo all'altro all'interno di una vettura pilotata dalla sola figura concreta, unica ancora di salvezza per il protagonista e unico modo che ha lo spettatore per distinguere quale sia la realtà e quale la recitazione.

Looper - In Fuga dal Passato

C'è un po' di Terminator, in questo terzo lavoro di Rian Johnson, che si leva il cappello di fronte al mondo colossale ideato da James Cameron e portato ingiustamente avanti da una produzione decisa a fare solo soldi, ma questo è un discorso all'interno del quale è meglio non avventurarsi, per concentrarci invece su Looper - In Fuga dal Passato, dove un bravissimo Joseph Gordon-Levitt dovrà affrontare il suo io del futuro impersonato da un altrettanto bravo Bruce Willis, all'interno di un futuro pieno di moto high-tech, particolari gocce allucinogene e tanti viaggi nel tempo. L'idea di base è la scelta: fino a che punto un uomo può spingersi per salvare qualcosa a cui tiene? E quanto possono cambiare le persone nel corso del tempo? Con lo svilupparsi della trama Rian Johnson tende a perdere la bussola, ma riesce comunque a confezionare un film di fantascienza in salsa thriller dai risvolti molto interessanti, durante il quale non riusciamo a capire se parteggiare per il protagonista più attempato o per quello più giovane.

5 giugno 2013

Iron Man 3

Tony Stark vestito da Iron Man che salva il mondo è qualcosa che ha ormai stancato gli spettatori più interessati ad una evoluzione anche stilistica della saga, per cui il regista Shane Black decide di puntare il tutto sull'azione e di raccontare l'altro lato del personaggio di Robert Downej Jr., trasformando il miliardario playboy filantropo in una specie di agente segreto al servizio del Presidente, regalando alla pellicola i toni tipici di quelle d'azione anni '70 che l'hanno contraddistinto. Scritta dallo stesso Black e da Drew Pearce, la sceneggiatura di Iron Man 3 è una sorta di diario personale del protagonista che racconta un viaggio introspettivo in prima persona, il quale sarebbe stato anche interessante se non avessero puntato tutto su personaggi terribilmente stereotipati e su colpi di scena decisamente troppo telefonati. Il peccato più grande lo si fa estrapolando dal fumetto il villain principale di Tony Stark, il Mandarino, dando il ruolo a Ben Kingsley e trasformandolo nella caricatura di se stesso. Per non parlare della seconda minaccia mondiale che è impersonata da un Guy Pearce macchiettistico e scontato, banale e ripetitivo.

4 giugno 2013

My Name is Tanino

Ogni volta che si parla di Paolo Virzì c'è sempre chi lo venera e chi lo odia e, nonostante abbia fatto qualche film veramente degno di nota e alcune commedie minori comunque apprezzabili, il troppo venerarlo equivale al troppo odiarlo, e forse è anche peggio. Perché nel momento in cui ci si trova di fronte ad un film semplice, anche un po' debole, ammiccante e che tenta di distruggere il "sogno italiano" (il tu vuò fa' l'americano che ci portiamo appresso da molto tempo) come My Name is Tanino, ecco che tale pellicola viene elogiata a quasi capolavoro, quando la mia sensazione personale è stata quella di sentirmi preso in giro, in primis dai dialoghi - soprattutto dalle battute di Tanino. Passi che lui, Corrado Fortuna, parli mezzo italiano mezzo inglese a causa di una non completa padronanza della lingua, ma che debba ripetere due volte (una in inglese e una in italiano) qualsiasi stupidata che non sia thank you perché sennò il pubblico medio non lo capisce mi è sembrato davvero troppo.