19 giugno 2013

L'Esorcista

Nel 1973 usciva nelle sale pronto per creare scalpore, sconvolgere il pubblico e fare scuola ai futuri progetti horror, pur non essendo per metà un vero e proprio horror. Lo sceneggiatore William Peter Blatty - che è anche scrittore del libro - elabora in maniera maniacale un thriller attorno al quale ruotano tutti gli elementi tipici della ricerca investigativa, dove i dottori sono dei poliziotti incapaci di risolvere il mistero della bambina "rapita" da un'entità oscura ed invisibile, e solo un outsider può risolvere il dilemma di una madre disperata. Tenuto nell'ombra dalla stessa società a cui appartiene, quella ecclesiastica, l'esorcista interpretato da Max Von Sydow sarà l'unico in grado di tenere testa al diavolo in persona, in un duello tra il bene e il male che, a quanto ci dice la voce ascoltata al contrario del demone (come anche ci narra la sequenza iniziale) è qualcosa di già scritto, come una sorta di predestinazione per il personaggio.
Alla sceneggiatura di Blatty si affianca la sapiente regia di William Friedkin, ad oggi uno dei più grandi cineasti ancora viventi, il quale decide di puntare tutto sul visibile e di non lasciare nulla in ombra, convinto che l'unico modo per rimanere impresso nella mente dello spettatore sia quello di osare verso il realismo, mantenendo anche una non trascurabile coerenza nei confronti dei rituali di esorcismo, fedeli a quelli veri. Così sangue, volgarità, cenni al sesso, disgusto e blasfemia si mescolano assieme per offrire al pubblico uno spettacolo sconvolgente e impressionante, capace di rendere indimenticabile e spaventoso anche il più banale effetto speciale, come un letto che si muove. La potenza della pellicola sta tutta nella orripilante trasformazione di una dolce e innocente bambina in una spietata e perfida creatura infernale e nel climax che lentamente cresce fino all'esplosione conclusiva in scena. Friedkin merita elogi anche per essere stato capace di avvalersi di perfetti tecnici, in primis i responsabili del make up e il direttore di fotografia Owen Roizman, ma anche gli addetti al sonoro, missaggio e montaggio, capaci di creare effetti disturbanti in grado di sconvolgere tanto quanto le immagini che il regista mette in mostra, tanto che il loro lavoro sara premiato con l'Oscar per il Miglior Sonoro ad opera di Robert Knudson e Christopher Newman, così come Blatty vincerà la statuetta per la Miglior Sceneggiatura non Originale. Il cast e tutti gli altri, Friedkin compreso, dovranno accontentarsi della sola candidatura (otto in totale), mentre manca all'appello la straordinaria Tubular Bells di Mike Oldfield, forse perché non è una canzone originale del film, ma un recupero di parte di essa da parte del regista affinché venisse inserita in una delle più spettrali sequenze di tutta la cinematografia horror. Nonostante sia un semplice recupero, è ormai inappuntabile che questa musica sia diventata il tema ufficiale del film, dando popolarità al lavoro di Oldfield. In conclusione si potrebbe pensare anche che il messaggio finale sia l'invito a recuperare la fede per quelle persone che l'hanno persa nel corso del tempo, ma quando una bambina indemoniata si masturba con un crocifisso spruzzando sangue da tutti i pori, facendosi leccare da una madre dall'imprecazione facile, facendosi aiutare da un prete sportivo che non si ferma ad aiutare i poveri bisognosi e dove nemmeno la presunzione di dotti, medici e sapienti può dare una spiegazione logica a ciò che sta accadendo, l'unico messaggio che si può trarre da L'esorcista è il seguente: siete liberi di credere o meno all'esistenza di Dio e del Paradiso, sappiate che comunque il male esiste, in ogni singola forma descritta nel film.


2 commenti:

  1. penso di essere uno dei pochi ad aver letto il libro XD film davvero molto bello, da vari anni è amore puro!

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  2. Rivisto dopo tanti anni in sala all'ultimo Fantafestival capitolino...capolavoro senza tempo. Un film di genere con classe d'autore!

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