10 dicembre 2016

Alla Ricerca di Dory

Avete presente quando dentro di voi nasce quel senso di nostalgia, quel desiderio di fare un tuffo nel passato e di permettere a preziosi e importanti ricordi di affiorare nuovamente in superficie? Quando questo bisogno si accende, ci si ritrova a sfogliare vecchi album di fotografie (per chi ne ha ancora in casa), a spulciare all'interno dell'hard-disk ricco di immagini e video di famiglia, alla ricerca di qualche piccola àncora pronta a ricordarci chi eravamo. La ricerca del ricordo è un lavoro profondo, ma anche personale, unico, individuale, che non si può ripetere in maniera identica in un'altra persona; ecco perché le famigerate proiezioni di diapositive sono sempre state tacciate di tedio e denigrate (anche) ironicamente in qualunque film venissero rappresentate. Avete presente, vero? Il relatore così appassionato nel racconto dell'immagine proiettata sullo schermo mentre il pubblico, avvolto dall'oscurità della camera, è intento a cercare di non addormentarsi e di fingere coinvolgimento. Qui eravamo a... Qui invece stavamo facendo... Oh, e questa! Questa! Guardate! e intanto tutti gli amici e parenti sorridono, desiderosi di essere da un'altra parte. Anche in quelli che hanno partecipato alla vicenda raccontata dalle immagini proiettate si fa strada, alla terza, quarta diapositiva, l'idea che magari è ora di fare basta.
Questa è stata la sensazione durante la visione di Alla ricerca di Dory, simpatico amarcord pixariano che riporta lo spettatore nei meravigliosi paesaggi oceanici dove ha imparato a conoscere Marlin, Nemo e Dory e tutti gli altri appassionanti personaggi che, questa volta, sembrano aver perso il loro appeal, ridotti tutti a leggere e sbiadite macchiette (blu?). Se questo gioco di riduzione dei protagonisti fosse servito per dare più enfasi ai nuovi personaggi proposti sullo schermo avrebbe anche avuto un senso, la verità però è che nessuno dei nuovi arrivi è stato studiato con lo scopo di rubare la scena alle vecchie conoscenze. Ci abbiamo fatto l'abitudine, in un certo qual modo, ai sequel Pixar, e spesso questi secondi e terzi capitoli hanno permesso agli autori e, di conseguenza, al pubblico, di approfondire parentesi narrative appena abbozzate nelle "precedenti puntate", tuffandosi in anfratti più profondi della personalità dei personaggi, oppure offrendo agli spettatori un simpatico e intrigante rollercoaster visivo ricco di azione e citazioni (Toy Story 2 e 3 nel primo caso, Cars 2 nel secondo). Questa volta, purtroppo, l'oceano non offre nulla di nuovo, le trovate narrative sono abbastanza esagerate, quelle visive non valgono una seconda visione e, in ultimo, i personaggi non intrigano, non coinvolgono, i conflitti non esistono e nessun rapporto viene messo in discussione. Ci si diverte, per carità, alcune gag strappano un sorriso, alcuni momenti coinvolgono e certe scene hanno quel buon vecchio tono Pixar che si ama. Ma, come detto sopra, alla terza, quarta diapositiva sarebbe anche ora di fare basta.

2 commenti:

  1. Io non guardo quasi mai i sequel dei film d'animazione (il "quasi" è un'aggiunta che vale esclusivamente per Shrek) perché sono quasi (come prima) sempre completamente inutili e poco approfonditi; non avevo dubbi, purtroppo, che la stessa cosa sarebbe accaduta per Alla ricerca di Dory.

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    1. Beh, i tre Toy Story non rispecchiano questa regola, per rimanere in ambito Pixar

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