13 dicembre 2013

Elysium

La differenza sociale è terribile ed è sempre stata spunto per narrazioni "rivoluzionarie" o più dalla parte dei poveri. Comuniste, per dirla in parole povere, nel senso più lato del termine. Comunista è infatti la definizione più comune se si cercano opinioni soggettive su Elysium, il blockbuster fantascientifico di Neill Blomkamp, autore di un cult intitolato District 9. Questo film ha però un modo tutto suo di essere comunista, perché se da un lato abbiamo l'alta società (alta in tutti i sensi, visto che si ritrova a vivere su un satellite di nome Elysium, mentre i poveri sono lasciati morire sulla Terra) che si tiene stretta i suoi macchinari miracolosi in grado di curare qualunque malattia, dall'altro abbiamo una classe operaia sì disperata e sottomessa, ma anche molto chiacchierona e poco attiva.
A questi sfruttati lavoratori piace molto parlare, lamentarsi e discutere dei problemi relativi alla scissione anche fisica dei ricchi e dei poveri, ma hanno molta paura di mettere in atto una vera e propria rivoluzione, tanto che Spider, l'ideatore di un folle piano interpretato da Wagner Moura, dovrà aspettare che a Max, impersonato da Matt Damon, diagnostichino una malattia terminale per poter sfruttare la sua disperazione e trasformarla in una folle corsa verso la sopravvivenza. Non abbiamo quindi un eletto che compie il suo destino, ma abbiamo un uomo spaventato disposto a tutto pur di debellare la sua malattia e guarire. Dal punto di vista tecnico Blomkamp gestisce tutto in maniera ottima e realizza un buon blockbuster d'intrattenimento del quale firma anche la sceneggiatura, scrivendo qualche personaggio stereotipato ma senza mai scadere nel troppo banale, orchestrando invece una trama ottima con qualche spunto interessante. Se accantoniamo per un istante il discorso dell'eroe per necessità piuttosto che per volontà e ci concentriamo sul satellite, notiamo che anche tra le file dei ricchi abbiamo il marcio, in cui William Fichtner vuole semplicemente guadgnare sempre di più, indipendentemente dall'etica delle sue scelte e dove Jodie Foster ha come unico obiettivo quello di ottenere sempre maggior potere. Personaggi egoisti da una parte e dall'altra, dove solo pochissimi si salvano (come Alice Braga e la sua Frey, probabilmente l'unica persona veramente altruista che pensa al bene di sua figlia senza un secondo fine). Chi vuole la rivoluzione ma sfruttando gli altri, chi cerca di salvarsi la pelle, chi vuole mantenere il suo posto al sole e chi invece vuole andare sempre più in alto, nessuno di questi agisce per un bene superiore, per compiacere gli altri o per dare una mano alla comunità; questa è solo una parte del risultato finale, un più che non c'entra nulla con la motivazione di partenza, quasi come se Blomkamp volesse sottolineare l'egoismo di buona parte della popolazione umana, ricchi o poveri che siano. Con una storia del genere l'autore avrebbe potuto aspirare più in alto, questo è vero, tuttavia il risultato resta comunque positivo, e il film si lascia guardare senza annoiare e senza che lo spettatore pretenda troppo da ciò che viene messo in mostra.


3 commenti:

  1. Come hai letto da me, pure a me è piaciuto. Per una volta concordiamo.

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  2. Non è malvagio, ma niente a che vedere con il precedente 'District 9'. Diciamo che ne è la versione 'blockbuster', per palati molto meno fini...

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