7 novembre 2012

Halloween - La Notte delle Streghe

Se far ridere è complicato, spaventare è ancora più difficile. Possiamo dare a John Carpenter il merito di avere inventato uno dei personaggi più sfruttati nella storia del cinema horror, ma personalmente non posso dire che questo film funzioni al 100%. Halloween infatti sfrutta una trama molto valida e mette in gioco dei personaggi ben delineati, ma c'è qualcosa che non mi torna. Premessa: ciò che seguirà saranno pareri assolutamente personali che non posso controllare, poiché vengono dettati dai miei gusti, anch'essi personali. Vi anticipo inoltre che, come al solito, non caricherò nessuna trama del film, cosa che potete recuperare in qualsiasi sito di cinema su tutto il web. Diamo il via, dunque, a questa analisi cinematografica.
Questo interessante film di Carpenter ha il pregio di presentare per la prima volta sullo schermo l'attrice Jamie Lee Curtis, che avrà poi una carriera altalenante tra horror e commedie. Altro punto a favore della pellicola è l'ottima fotografia e la tensione che si riesce a creare durante la visione, dal primo all'ultimo minuto del film. Che cosa c'è allora, vi chiederete voi, che non va in Halloween? Sinceramente la risposta più intelligente è "non saprei". No, davvero, non so come ma questo film non è stato capace di convincermi al 100% come Nightmare - Dal profondo della notte o anche La Casa. Certo è che si tratta di pellicole molto differenti, nelle due sopracitate abbiamo mondi onirici e demoni spettrali, mentre in questa c'è uno psicopatico assassino in carne e ossa, a metà tra il surreale e il reale. E forse è proprio questo che non mi ha convinto di Halloween, ovvero il suo alone di mistero che rimane anche dopo aver concluso la visione. Non c'è mai una spiegazione dettagliata di chi o che cosa sia questo spaventoso assassino, e magari potrebbe essere un ulteriore punto di forza dello script. Tuttavia io l'ho trovato un punto debole, perché ci si concentra tanto sulle vite private e le scappatelle amorose del gruppo di adolescenti ma non si approfondisce, nemmeno parzialmente, il passato del pazzo assassino, avvolto da un alone di mistero troppo finto perché ci si possa spaventare, incuriosire o anche solo appassionare al cattivo di turno. I problemi di interazione con il villain, però, sono solo di script, poiché la cura registica di Carpenter riesce a fare scuola, realizzando per la prima volta una soggettiva del cattivo, mettendo cioè la macchina da presa all'interno del cranio di Michael Myers, facendoci assistere a molti passaggi come se fossimo lui. Devo concludere questa breve analisi dicendo che non amo particolarmente le scelte narrative di John Carpenter, per quel poco che ho visto (Essi Vivono e 1997: Fuga da New York, capisaldi del cinema di genere, non mi hanno convinto al 100%), per cui penso che ciò che ho detto sopra sia relativo ad un problema mio personale col film piuttosto che una considerazione generica. Detto questo gli spunti per un ottimo horror e una serata di salti dalla poltrona ci sono tutti e sono sfruttati al meglio, per cui se questo è quello che cercate, non esitate e tuffatevi dentro il film, magari recuperando anche tutti i numerosi sequel, non tutti validi come questo primo film.


1 commento:

  1. più che altro credo sia passato alla storia per essere il film che ha lanciato un certo filone nell'horror, dal quale poi hanno tratte molte copie carbone. Ha numerosissimi punti deboli dettati anche dai mezzi non proprio da kolossal [la panoramica iniziale ha diversi errori piuttosto evidenti] ma ciò che colpisce è la genuina voglia di raccontare dell'intero progetto, a parer mio.

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