25 marzo 2014

Cosmopolis

Non si esagera mai quando si definisce David Cronenberg un genio della cinematografia. Precursore dei tempi moderni negli anni ottanta, maestro della metamorfosi mostruosa del corpo umano, interessante analista della psiche umana, con Cosmopolis si getta in un progetto ambizioso e folle: raccontare la nostra società attraverso l'economia, il capitalismo e il volto di Robert Pattinson. L'attore è infatti il protagonista di questa pellicola e interpreta il ruolo di Eric Parker, un ricco uomo d'affari di ventotto anni del quale seguiremo una giornata in limousine per andare a sistemarsi il taglio di capelli nella vecchia bottega in cui li tagliò per la prima volta da bambino. Durante il viaggio incontriamo tanti personaggi più o meno influenti nella vita di Eric, dalla sua attuale e fresca moglie fino alle sue scappatelle erotiche alla disperata ricerca di emozioni umane, le quali sembrano ormai scomparse dalla nostra società.

22 marzo 2014

Ida

C'era una volta, all'inizio degli anni sessanta, una novizia di nome Anna in procinto di prendere i voti per diventare suora, finché la madre superiora pensò che sarebbe stato giusto andare a trovare sua zia Wanda, la sua unica parente conosciuta, prima della cerimonia. Le due non si erano mai incontrate prima di quel giorno: grazie a lei Anna scoprì di chiamarsi Ida e di essere ebrea e non cristiana. Insieme partirono per una viaggio alla ricerca della tomba dei genitori di Ida. Questa è la storia che Pawel Pawlikowski decide di volerci raccontare, mettendo in scena un'altro road movie delineato da un sinuoso bianco e nero ad opera di Ryszard LenczewskiLukasz Zal (ricordate Nebraska, meraviglioso viaggio di un padre e un figlio fotografato dall'ottima mano del candidato al premio Oscar Phedon Papamichael?) dove a trainare la storia è ancora una volta la "strana coppia", in questo caso la zia mondana e la nipote di Chiesa.

15 marzo 2014

Videodrome

Sono pellicole come questa quelle che non andranno mai dimenticate, che passeranno alla storia del cinema senza nessun intoppo. Ma con autori come David Cronenberg, sempre avanti con i tempi, è impossibile non aspettarsi opere talmente profonde da sorvolare gap generazionali e tecnologici. In Videodrome si parla della pericolosità di un determinato tipo di onde elettromagnetiche che, se assorbite dal cervello umano, provocano un tumore all'interno di esso; tuttavia questo non è l'unico effetto collaterale: confusione e allucinazioni infatti vanno di pari passo con quanto descritto sopra. Questo è ciò che accade al protagonista di questa storia, impersonato dal bravissimo James Woods, un produttore televisivo alla ricerca di un prodotto da lanciare sul mercato del piccolo schermo e con il quale sfondare qualunque indice d'ascolto. Trova in Videodrome una potenziale miniera d'oro: all'apparenza un prodotto volgare e forte, ricco di violenza di ogni tipo, si scopre presto essere invece il prototipo delle suddette onde che avranno lo scopo di controllare l'umanità e diventare quindi una nuova arma in mano all'America contro il resto del mondo.

Snowpiercer

Un treno perennemente in corsa ospita gli ultimi esemplari che rappresentano l'umanità dopo una nuova era glaciale causata dall'uomo stesso; all'interno i vagoni sanciscono la differenza tra ricchi e poveri: l'alta società è in testa al treno, mentre ai meno abbienti sono destinati gli ultimi vagoni. Tra di loro nasce e si sviluppa l'idea di una rivolta: stanchi di mangiare barrette proteiche fabbricate in chissà quale maniera, i poveri organizzano una ribellione e, guidati da un determinato e improvvisato leader, tentano la scalata del treno fino alla locomotiva, dove il signor Wilford - il genio creatore dell'arca sferragliante - li attende. L'idea dietro Snowpiercer è tutta qui: uno spazio chiuso, uno scenario post-apocalittico, l'eterna lotta sociale per una parità dei diritti - che si scoprirà essere - solo ideale e mai reale (o realizzabile), l'equilibrio fragile di un microcosmo che rappresenta essenzialmente ciò che viviamo noi tutti i giorni da ormai parecchio tempo.

6 marzo 2014

La Bella e la Bestia

Se si provasse a paragonare la pellicola di Christophe Gans con, ad esempio, il popolare e omonimo film d'animazione Disney, sarebbe anche troppo facile sminuire il lavoro del francese. Tuttavia evitiamo qualunque confronto (che, per me, è la più becera e semplicistica forma di analisi) e concentriamo le nostre forze invece sul perché questa nuova edizione de La Bella e la Bestia, tornata in Francia dopo l'epica versione di Jean Cocteau, non funziona. La storia è ben nota a tutti, tuttavia Gans cerca di sfruttare l'effetto sorpresa troppo spesso, sviluppando la narrazione su tre diversi piani temporali: il presente, dove due bambini stanno ascoltando la storia narrata da due sinuose labbra che, secondo il regista, dovrebbero restare avvolte nel mistero; la storia stessa, un ipotetico passato che verrà confermato (o smentito) nel finale; i flashback narrativi, dove scopriamo il "misterioso" passato della Bestia famelica, brutta e spaventosa.