15 marzo 2014

Videodrome

Sono pellicole come questa quelle che non andranno mai dimenticate, che passeranno alla storia del cinema senza nessun intoppo. Ma con autori come David Cronenberg, sempre avanti con i tempi, è impossibile non aspettarsi opere talmente profonde da sorvolare gap generazionali e tecnologici. In Videodrome si parla della pericolosità di un determinato tipo di onde elettromagnetiche che, se assorbite dal cervello umano, provocano un tumore all'interno di esso; tuttavia questo non è l'unico effetto collaterale: confusione e allucinazioni infatti vanno di pari passo con quanto descritto sopra. Questo è ciò che accade al protagonista di questa storia, impersonato dal bravissimo James Woods, un produttore televisivo alla ricerca di un prodotto da lanciare sul mercato del piccolo schermo e con il quale sfondare qualunque indice d'ascolto. Trova in Videodrome una potenziale miniera d'oro: all'apparenza un prodotto volgare e forte, ricco di violenza di ogni tipo, si scopre presto essere invece il prototipo delle suddette onde che avranno lo scopo di controllare l'umanità e diventare quindi una nuova arma in mano all'America contro il resto del mondo.
Con mano ferma e occhio freddo David Cronenberg costruisce uno dei film più importanti della sua carriera, del genere fantascientifico e del cinema in generale; la sua analisi si esprime attraverso televisori catodici e videocassette, ma chi, di fronte ad un'opera realizzata in questa maniera, non inizia a riflettere sulla nostra dipendenza dai media virtuali e dai loro prodotti (citiamone uno a caso, YouTube, ma anche gli innumerevoli social network, compresi quelli dedicati agli scatti fotografici), i quali assorbono sempre di più il nostro tempo e ci rendono dipendenti da loro. Da qui al controllo mentale il passo può essere molto breve, e Cronenberg analizza tutto in maniera molto distaccata, senza mai lasciare allo spettatore un barlume di speranza attraverso qualche sorta di riscatto morale, ma spingendo sempre di più l'acceleratore della tensione e della crudeltà, nonché quello della già citata dipendenza. Chissà se il protagonista, da un certo punto in poi, prenderà le sue decisioni in maniera conscia oppure condizionato da fattori esterni, chissà se potrà davvero abbandonare la vecchia carne per onorare quella nuova; fatto sta che il dottor Oblivion, interpretato da Jack Creley, c'è riuscito: deceduto a causa del tumore al cervello scatenato da Videodrome, il professore è riuscito a sconfiggere la morte grazie a nastri registrati, i quali gli hanno permesso di continuare a diffondere le sue teorie e i suoi pensieri. Torniamo a YouTube per un momento: che cosa impedirebbe ad un malato terminale di programmare la pubblicazione dei suoi video anche dopo la sua morte, in modo da poter continuare ad essere seguito ed ascoltato nonostante la sua naturale dipartita? Con questa pellicola il regista canadese ha, in un certo qual modo, anticipato i tempi e predetto parte del nostro futuro, soprattutto se riflettiamo sui vari discorsi inerenti all'arte che si sviluppano al giorno d'oggi ripensando ad una delle sequenze iniziali in cui i tre produttori televisivi devono decidere se mandare in onda dell'erotismo orientale, optando per il no perché "troppo d'autore". Speriamo, dunque, che in tutto ciò il caro Cronenberg non abbia previsto anche il controllo mentale di cui parla il film; in caso contrario dobbiamo seriamente cominciare a preoccuparci, ammesso e non concesso che avremmo dovuto cominciare a farlo già da un po'.



3 commenti:

  1. Forse è uno dei film più visionari e anticipatori di tutti i tempi. Abbiamo provato a faro vedere nel mio liceo con dibattito a seguito.
    Non un commento interessante, non un'opinione appassionata o che comunque avesse compreso il significato del film.
    Povero Cronenberg!

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  2. Uno dei miei film preferiti non per nulla. Non ci fosse un certo "Pasto nudo" entrerebbe a pieno diritto nella mia top10

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  3. Secondo me è bruttino, ma ognuno ha i suoi gusti.

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