3 aprile 2013

Pirati dei Caraibi - Oltre i Confini del Mare

Continuano senza freni le rocambolesche avventure del capitano Jack Sparrow e di tutti i personaggi che si sono insediati all'interno dell'immaginario collettivo riproponendo sul grande schermo le avventure piratesche come non se ne vedevano dai tempi del film di Polanski. Tuttavia il sapore di franchise si sente e la standardizzazione dei personaggi e delle situazioni pesa più di quanto non voglia trasparire in questo quarto episodio che in Italia prende il nome di Pirati dei Caraibi - Oltre i Confini del Mare. Gore Verbinski molla il timone della regia e offre la sua bella seggiola a Rob Marshall, autore che finora si è cimentato in film ben diversi dallo stile visivo e goliardico a cui l'autore dei primi tre episodi ci ha abituato. La pesantezza della mano meno saggia e meno esperta di Marshall si sente, e il regista preferisce affidare l'onere di tirare avanti la storia per più di due ore e un quarto alle gag sempre simpatiche e spigliate della sceneggiatura di Terry Rossio e Ted Elliott, portate sullo schermo dal cast di bravi attori che comunque ammiccano al pubblico strizzando qualche volta un occhio qualche altra tutti e due.
Johnny Depp non sembra nemmeno più divertirsi ad interpretare questo gigionesco pirata e Geoffrey Rush risulta inguardabile senza una gamba e con quegli orribili boccoli che non-so-chi ha avuto la non-brillante idea di appioppargli in testa per buona parte del film. Si salvano le new entry, dalla brava Penelope Cruz al mostruoso Ian McShane, senza scordare la nuova linea romantica (che dovrebbe essere) portata avanti da Sam Claflin e dalla sirena Astrid Bergès-Frisbey. Spocchiosi e inutili invece i cammeo del compianto Richard Griffiths e del rocker Keith Richards, e anche le musiche di Hans Zimmer (aiutato dal duo di chitarre suonate da Rodrigo y Gabriela) sono ridondanti e ripetitive e si sente la mancanza di inventiva e di voglia di osare e portare il franchise verso qualcosa di più originale e meno standard. La scelta di Marshall alla regia, poi, è completamente sbagliata, poiché trasforma ciò che un tempo erano sensazionali duelli (a tratti anche in CGI, ammettiamolo) in qualcosa di funambolico e circense che si potrebbe approssimare più ad un balletto coreografato che non a una effettiva sequenza di cappa e spada. I pirati insomma si mettono a ballare, cantare e a prendersi gioco gli uni degli altri, sicuri di un successo al botteghino che non tarderà ad arrivare e che verrà gonfiato anche dall'effetto 3D (posticcio e superfluo come buona parte delle riconversioni finora effettuate). Si cita la vecchia trilogia nella speranza di riportare alla memoria dei fan qualche piccolo barlume di ricordo, ma ciò che effettivamente ne esce è un risultato raffazzonato che non convince se non a tratti, un'opera commerciale di dubbia originalità e che grida continuamente "già visto". Sperando in un quinto capitolo davvero eccezionale, si ritorna con la memoria all'efficacia del primo capitolo, capace di divertire e appassionare senza mai far calare l'attenzione e sempre pronto ad offrire allo spettatore qualcosa su cui ridere o piangere. Dove sono i sensazionali ed azzeccati movimenti di macchina di Verbinski che trasformavano un film piatto in un rollercoaster ad alto tasso d'azione?


6 commenti:

  1. Esprimo un giudizio educato: na gran minchiata!

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    1. Ahah e manco una scena d'azione con cui sorridere... Uff...

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  2. Non capisco come faccia ad avere tutto sto successo questa serie.

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    1. Il primo era un film da "tutto ok". Il secondo e il terzo avevano comunque una regia ben studiata (Verbinski sa come fare entertainment, al di là della sceneggiatura di Rossio e Elliott). Con l'addio di Verbinski subentra Marshall e sono dolori.

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  3. Non all'altezza dei primi tre capitoli, con dei personaggi un po' fiacchetti.
    Comunque, godibile per passarsi una serata scacciapensieri.

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