8 aprile 2013

La Congiura degli Innocenti

Ogni tanto è bene rispolverare qualche pellicola piuttosto datata ma sempre pronta a offrire interessanti lezioni su come fare cinema. Anzi, sarebbe d'uopo farlo più spesso, ma tralasciamo questi discorsi generalisti e rifugiamoci subito tra i fotogrammi di La congiura degli innocenti, commedia in salsa thriller girato dal grande maestro Alfred Hitchcock. Dall'impostazione tipicamente british, questa sceneggiatura scritta da John Michael Hayes e ispirata al romanzo di Jack Trevor Story si avvale di un ottimo ritmo e di un sensato e interessante intreccio che lascia piuttosto disorientati gli spettatori durante lo scorrere dei primi minuti, ma che prosegue scorrevolmente già dopo qualche istante, facendo in modo che la stranezza del ritrovarsi ad assistere ad un omicidio e a scherzarci sopra venga quasi immediatamente accantonata lasciando che il pubblico si diverta e si appassioni agli intrecci che i quattro principali protagonisti mettono in scena.
In questo modo quasi subito lo spettatore si sente libero di sorridere e sospirare assieme a loro quando la morte di Harry, dapprima considerata come un evento tragico, viene sempre più sbeffeggiata e citata come se qualcuno avesse inciampato su una piccola pietra, quasi come se tutto quanto fosse solo un pretesto per presentarci i personaggi e per raccontare le due storie d'amore, la prima tra Shirley McLaine (qui al suo esordio sul grande schermo) e John Forsythe, la seconda tra Mildred Natwick e Edmund Gwenn. Questi quattro simpatici attori costituiscono un divertentissimo quartetto che metaforizza in maniera molto sottile la fruizione da parte degli estranei di eventi drammatici come la morte e il ritrovamento di un cadavere, quasi come se a nessuno interessasse veramente e tutti, una volta conosciuta la notizia, non facessero altro che scrollare le spalle e alzare i tacchi. A comporre le musiche c'è Bernard Hermann  che in questo film collabora per la prima volta nella sua carriera con il Maestro della Suspense per creare questa volta una commedia pienamente nello stile dell'autore, poiché nonostante sia tutto molto frivolo e ricco di situazioni comiche, nemmeno qui mancano quei tre o quattro momenti che denotano l'estro creativo di Hitchcock e che fanno stare in ansia per l'esito della situazione, sperando fino all'ultimo che i nostri simpatici protagonisti non vengano scoperti, organizzando alla perfezione ogni piccolo dettaglio all'interno di una messa in scena completamente al servizio della suspense nonostante, ripetiamolo, si tratti di una commedia. Tutto questo viene sottolineato dalle musiche di Hermann sempre pronte a dare risalto a ciò che dovrebbe invece apparire superficiale e viceversa. Con una conoscenza precisa e meccanica della narrazione, Hitchcock dirige e offre al pubblico quella che è forse la più grande beffa della storia del cinema o, per usare termini più consoni e corretti, il più geniale MacGuffin che sia mai stato realizzato, aprendo e chiudendo la sua storia con il focus dritto sul cadavere di Harry (del quale, tra parentesi, non si vede mai il viso) ma riempiendo tutto ciò che c'è tra questi due punti di ogni azione di vita quotidiana apparentemente senza nessun significato, ma in realtà utili per evidenziare e dare un significato particolare alla sottile ironia britannica che permea tutto il film. E a noi, amanti del cinema, piace quando arriva un genio del grande schermo come Alfred Hitchcock a prenderci in giro dall'inizio alla fine di una pellicola.


Nessun commento:

Posta un commento