13 novembre 2012

War Horse


Proprio quando si pensava che sulle due Guerre Mondiali si era detto di tutto e di più, ecco che spunta fuori qualcosa di nuovo e di inaspettato. Una storia che con la battaglia e la trincea ha ben poco ha che fare, che si concentra molto di più sui personaggi, sugli affetti e sulla forza di volontà che ogni essere vivente ha. Ma andiamo per gradi. Non è proprio una trama da due parole, quella di War Horse, che si classifica subito tra uno dei migliori film dello Steven Spielberg moderno che, questa volta, non ha ricevuto un riscontro totalmente positivo dal botteghino. Una risposta aspettata, visto che raramente il grande pubblico si è interessato al mondo dei cavalli, favorendo piuttosto i cagnolini di Hachiko e i cetacei di Flipper. Tuttavia mi sento in dovere di consigliare la visione di questo film a tutti gli appassionati del cinema perfetto e preciso, quello con la C maiuscola, fatto con passione, cuore e anima.
Già dalle prime inquadrature si può notare che Steven Spielberg è nato con la Macchina da Presa al posto delle braccia, poiché l’autore ci accompagna in maniera lenta e impercettibile all’interno di un mondo particolare eppure familiare, nel quale una famiglia tenta di tirare a campare coltivando il suo orticello, finché eventi estranei non modificheranno la loro situazione. Sono i piccoli avvicinamenti ai protagonisti (il marchio di fabbrica di Spielberg) che rendono il film così personale ed emozionante, tanto da notare già dai primi fotogrammi il coinvolgimento emotivo da parte di Spielberg nei confronti della storia, scritta da Michael Morpurgo sottoforma di romanzo e riadattata in sceneggiatura da Lee Hall e Richard Curtis, che firmano uno script dettagliato e pieno di ritmo, nel quale succede ogni volta qualcosa e incapace di stancare lo spettatore. Ottima, inoltre, l’idea di evitare che i cavalli parlassero tra di loro poiché, oltre a smontare il dramma degli eventi, sarebbe stato un vero e proprio calo di stile da parte del regista che è riuscito a dare emotività a quegli animali pur senza farli dialogare. Ma il 2011, per il cinema, è l’anno del silenzio, del muto (vedi The Artist), dell’espressività degli attori (vedi La Talpa) e della sceneggiatura meravigliosa (vedi Paradiso Amaro). Impossibile, inoltre, non citare la fantastica fotografia di Janusz Kaminski, il quale ha vinto due premi Oscar come Miglior Fotografia curando proprio due opere di Steven Spielberg, ovvero Salvate il soldato Ryan e Schindler’s list, i due suoi film di guerra antecedenti a questo. In questa pellicola Kaminski si supera e ci regala un mix perfetto di colori caldi nei momenti più intimi e personali ma freddi negli attimi di lontananza, di tristezza e di guerra, il tutto aiutato da un ottima regia che cura il più piccolo dettaglio, aggiungendo qualche chicca che non guasta mai (come, ad esempio, i numerosi dettagli della lama dell’aratro). Ottima performance anche per John Williams (vincitore di 5 Oscar, tre dei quali assieme a Spielberg per Lo Squalo, E.T. – l’extraterrestre e Schindler’s List), che crea un cocktail perfetto mescolando dramma e disperazione enfatizzando il tutto con dei fantastici crescendo di gioia e libertà. Che Spielberg sia stato coinvolto da questa storia lo si vede già dalla prima inquadratura, perché in questo film (come in tutte le sue pellicole) ci mette tutto sé stesso, creando uno dei suoi più personali capolavori. Che non sia il più memorabile è cosa ovvia, ma dal punto di vista stilistico è una pellicola pronta ad offrire tanto, se non tutta.



8 commenti:

  1. tecnicamente eccelso, ma l'ho trovato troppo retorico. Personalmente dello zio Steve ho preferito "Le avventure di Tin Tin"

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    1. Geniali entrambi. Registicamente 'sto film è divino. Purtroppo per lui racconta una storia che non tutti ameranno e lo fa in una maniera che sa di già sentito. Peccato.

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  2. io odio questo film con tutto me stesso! :)

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    1. Mi dispiace per te (nel senso che è sempre un peccato perdere tempo dietro un film che alla fine si detesta)... Come mai?

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  3. A me questo film non è piaciuto per niente,mi ha annoiato,i personaggi li ho trovati veramente piatti,
    in particolare Albert, sono tutti parecchio stereotipati,poi sarà che io e storie di amicizia non andiamo d'accordo, ma con tutta quella banalità... bocciato

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    1. Non so, secondo me la poetica estetica di Spielberg supera la superficialità della trama. Uno dei lavori più personali dell'ultimo periodo di questo autore sicuramente troppo sottovalutato. Una visione romantica e fantasiosa della prima guerra mondiale che nelle mani di qualcun altro non avrebbe avuto lo stesso impatto scenico. Sempre secondo me, eh. Poi qualche calo di ritmo ce l'ha e concordo con te che può annoiare, però tutto sommato non è il male assoluto di Spielberg, che secondo me ha toppato molto di più con Lincoln. Tu che ne pensi di Lincoln?

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  4. Lincoln non l'ho visto,ma m'ispirava,io studio alla facoltà di giurisprudenza,volevo vederlo proprio per quello

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    1. Se studi giurisprudenza forse lo apprezzerai di più. :)

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