29 novembre 2012

Magic Mike


Pronti per una scarica incontrastata di muscoli, pettorali e tanto, tanto testosterone? L’ultima fatica di Steven Soderbergh penetra il mondo dello spogliarello maschile e racconta la vera storia romanzata di Channing Tatum, produttore e protagonista della pellicola che, prima di diventare attore, era appunto uno stripper, pronto ad utilizzare il suo passato come lezione di vita semplice e commerciale ma pur sempre efficace. Il titolo, come avete potuto intuire da numerosi indizi sparsi per questo post, è Magic Mike. Il motto “anche l’occhio vuole la sua parte” non potrebbe essere più corretto. Ma non stiamo parlando dei corpi statuari di Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matt Bomer e degli altri, bensì della messa in scena goliardica e allo stesso tempo semplicistica di Steven Soderbergh, che firma la sua più rischiosa pellicola in maniera assolutamente impeccabile.
La prima cosa che salta all’occhio è la fantastica fotografia opaca e fastidiosa degli esterni (curata sempre dal regista), sintomo di una storia che non andrà a finire bene e simbolo di un mondo che ha i suoi pregi e i suoi tanti difetti (emblematiche le sequenze in spiaggia. Laddove avremmo potuto trovare la perfezione maschile baciata dal magico sole californiano immerso in un cielo limpido, troviamo invece un tempo continuamente nuvoloso e pronto a sfoggiare una luce sì bronzea, ma di un bronzo usurato e sporco). Ma al night club di Matthew McConaughey la luce prende tutta un’altra strada e gli effetti psichedelici e affascinanti del palcoscenico attirano lo spettatore verso il mondo dello show. Il secondo punto forte della filmografia di Soderbergh e di questo film nello specifico è il montaggio, curato sempre da questo regista/tecnico, che si mostra al pubblico apparentemente semplice, ma che racchiude in sé uno dei più perfetti piani di regia dell'anno, mostrandosi come semplicissimo ed efficace. Potete notare infatti come le inquadrature più complesse siano le camera-car che durano pochi istanti, mentre il resto delle riprese gioca quasi sempre su campi, controcampi ed emblematiche inquadrature in soggettiva. In conclusione non posso non citare la più che valida sceneggiatura che, se da un lato regala una morale abbastanza classica e ridondante, dall’altro lo fa in maniera ritmata e piena di stile. Questo grazie anche agli attori che raccontano la storia formando un gruppo unito e compatto di personaggi portati in maniera valida e interessante sul grande schermo, anche se con qualche sbavatura e qualche ammiccamento di troppo. In sostanza questo ultimo film di Soderbergh è una pellicola per tutti gli appassionati del regista e del cinema in generale, capace di regalare un ottimo esercizio di stile e una trama tutt’altro che sciocca, nonostante possa apparire tale più volte, servendo il tutto con contorno di musiche di ogni tipo. Unica pecca evidente è il finale magari un po’ troppo frettoloso ed eccessivamente buttato lì, che farà storcere il naso a qualcuno che magari si aspettava una completezza maggiore negli ultimi minuti. Detto questo possiamo sicuramente affermare che i cinefili apprezzeranno l’ultimo sforzo dell’autore di Knockout – Resa dei Conti per quello che ha da dire, mentre le cinefile lo apprezzeranno anche per qualcos’altro.




Nessun commento:

Posta un commento