18 gennaio 2015

Hungry Hearts

Si stenta a credere che sia un film italiano, questo Hungry Hearts, per via dei suoi toni così nordeuropei che rimandano, a tratti, al più datato Roman Polanski (un paio di volte volte mi è pure venuto da pensare che il film fosse un what if di Rosemary's Baby, ma lasciate perdere i miei voli pindarici). La trama è di una semplicità quasi imbarazzante: Jude e Mina si incontrano, si piacciono, si sposano, hanno un bambino e, assieme ad esso, nascono di conseguenza delle divergenze sulla crescita e la nutrizione del neonato. Lei è vegana, ma di quelle convinte, assolutiste e autoritarie, quasi dittatori che impongono il loro dogma a chi sta loro intorno. Tuttavia Saverio Costanzo, pur prendendo una posizione dichiarata e netta nei confronti di questa scelta di vita, non la accusa direttamente, aggira anzi in maniera intelligente l'ostacolo decidendo di dare ad un medico le parole più adeguate per esprimere il concetto chiave: Non c'è niente di male, ma che cosa mangia il bambino?

13 gennaio 2015

La Teoria del Tutto

Le prime settimane del 2015 hanno visto susseguirsi sul grande schermo una serie di biopic uno dietro l'altro, da quelli d'autore (Tim Burton e Clint Eastwood, più o meno validi, ai posteri l'ardua sentenza), a quelli da Oscar come The imitation game e, in ultimo, questo La teoria del tutto di James Marsh. La differenza tra i due sopracitati? Uno è ben fatto, l'altro no. Intendiamoci, il film non sarebbe neanche questo male assoluto e, con un timoniere differente, sarebbe risultato semplicemente il classico film biografico ammiccante e arraffa-premi, con un cast valido (Eddie Redmayne eccessivamente esaltato che, nel suo compito, si limita a fare una eccelsa e perfetta caricatura di Stephen Hawking), delle musiche piene di viole, archi e impostazione minimale nelle strofe e nella composizione, una fotografia che capirai, cosa vuoi dirgli, è inglese quindi è bella e, in ultimo, una ricostruzione storica (per quanto poco si vada indietro negli anni) davvero niente male. Le pecche sono due, la prima è che il film è ambientato in un arco temporale di circa vent'anni (ipotizzo, non ci sono riferimenti cronologici nella pellicola) ma i personaggi non sembrano mai invecchiare, facendo scivolare la storia in un incredibile eterno presente.

11 gennaio 2015

Big Eyes

Potremmo stare qui per ore a descrivere i non trascurabili difetti di Big Eyes, primo tra tutti la sceneggiatura che non riesce a dare vera importanza ai personaggi di contorno e che si limita a raccontare una storia principale senza però chiudere tutte le eventuali sottotrame. Potremmo stare qui per ore a discutere su un cast non eccelso, su Christoph Waltz macchietta di se stesso (assolutamente falso), su tante cose che si leggono un po' ovunque, ma perderemmo la possibilità di parlare di Tim Burton, regista che ancora oggi riesce ad incantare il suo (e sottolineo suo) pubblico con un lavoro certamente non eccelso, ma pieno dei suoi tratti distintivi nonché di riferimenti a se stesso impossibili da non cogliere. È come se il regista avesse parlato del suo percorso, della sua carriera e dei suoi lavoro piuttosto che di Margareth Ulbrich, sposata per la seconda volta con Walter Keane, truffaldino falso artista interessato al solo profitto.

1 gennaio 2015

The Imitation Game

Si spera sempre che questi biopic siano migliori delle aspettative, perché in periodo di corsa agli Oscar ad ogni cinefilo sale un pochino di puzza sotto il naso. The imitation game si presenta come il classico biopic del classico genio che incredibilmente segna la storia dell'uomo, in questo specifico caso modificando i pronostici della seconda guerra mondiale. In un certo qual modo è così: il film non mostra il suo vero volto da subito, serbando il meglio per il finale, per l'ultima angosciante mezz'ora carica di grande cinema. Nell'attesa possiamo goderci un Benedict Cumberbatch in stato di grazia che interpreta Alan Turing, matematico a cui si deve l'invenzione del moderno computer e che riuscì a decrittare il codice nascosto dietro la terrificante macchina denominata dai nazisti Enigma. Ma la storia della guerra e di come l'Inghilterra favorì la vittoria degli alleati è presto accantonata, perché ad interessare il pubblico è l'uomo dietro la macchina, ovvero Turing, genio incompreso insicuro di sé che nasconde le sue debolezze dietro il suo intelletto, palesandole ogni volta che viene stretto all'angolo da chi non si fida di lui e da chi lo guarda con disprezzo (giustificato, visto il carattere impossibile che il protagonista ha sviluppato nel corso della sua vita).