15 aprile 2013

L'uomo in Più

Esordio col botto per il regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino, che già dalla sua prima pellicola si lascia affiancare da quello che sarà poi il suo attore feticcio Toni Servillo, qui non protagonista principale ma comprimario di una storia incatenata ed intricata piena di misteri e di ottimi spunti. Ad affiancare Servillo in questo duplice viaggio introspettivo c'è Andrea Renzi che interpreta un calciatore in caduta libera a causa di una frattura ai legamenti del ginocchio e quindi impossibilitato a portare avanti la sua carriera professionale. Sentendosi un talento, tenterà invano la strada dell'allenatore. Servillo è invece un cantante che viene accusato di violenza sulle minori e quindi infilato in un tunnel di malelingue, abbandonato dal pubblico che fino al giorno prima lo avrebbe seguito in capo al mondo. Ciò che accomuna i due protagonisti è il nome, Antonio Pisapia, ed un tragico passato.
Già con questo L'uomo in più Paolo Sorrentino si dimostra un ottimo autore capace di focalizzare la sua attenzione su ciò che vuole raccontare, ovvero una situazione riassumibile superficialmente in "dalle stelle alle stalle" di due divi di un microcosmo cittadino (in nessuno dei due casi si parla di star a livello nazionale) che vengono trascinati nel baratro in due modi totalmente diversi. Il primo si vede precluse tutte quelle prospettive che lo vedevano ancora nello sport da un mondo di mazzette, falsi sorrisi e false promesse che lo metteranno poi di fronte ad una triste visione della vita. Il secondo invece all'interno di quel vortice ci si infila da solo, tradendo la propria moglie con una ragazzina in una festa in discoteca e affidandosi alla buona fede della giovane, che solo dopo si scoprirà essere minorenne e che, una volta arrivata ai giornali, diffonderà una versione falsa dei fatti, suggerendo alla società che apprende la notizia una visione inaspettata e sconcertante di quel famoso Toni Pisapia e precludendo ad esso delle porte simili a quelle chiuse da altri al calciatore. Due passetti molto diversi, uno guidato dal caso e l'altro da scelte sbagliate, fatti però verso un baratro comune. Spiazzante la lucidità con cui Sorrentino delinea i suoi personaggi soli e isolati dal resto del mondo, sempre costretti a sentirsi dire "più tardi" perfino dai loro parenti e da quelli che sembravano essere gli amici più stretti, pugnalati da tutti quelli a cui vanno a chiedere una mano. Qualche dolly di troppo e qualche incoerenza cronologica ci sono, ma sono tutte piccolezze dovute all'ingenuità con cui Sorrentino si approccia per la prima volta al grande schermo, per cui sono tutti piccoli errori perdonabili causati da una voglia irrefrenabile di raccontare una storia nel migliore dei modi possibile. Bisogna dare atto all'autore di essere stato capace di non perdere mai la bussola e di mantenere sempre alta l'attenzione del pubblico nei confronti di una storia lenta e frammentata (le situazioni dei due personaggi si intersecano spesso, passando dall'una all'altra parte con molta naturalezza). Ottime le musiche scritte dallo stesso Sorrentino assieme a Peppe Servillo e cantate dal protagonista Toni, come anche quelle riprese per riportare alla memoria delle particolari sensazioni nella mente dello spettatore. Un film che ha molto da dire e che merita almeno un paio di visioni. Uno dei punti di spicco del cinema italiano contemporaneo.


Nessun commento:

Posta un commento