20 febbraio 2013

Basta che Funzioni

Come un ritornello incalzante, Woody Allen recupera ancora una volta il suo posto sul grande schermo per riproporci la sua visione pessimista del mondo occidentale contemporaneo con una nuova pellicola che ricicla i tanti temi cari al regista sfornando un frullato originale di scetticismo e critica aspra concentrato tutto nella geniale mente di Boris Yellnikoff. Titolo della pellicola è Basta che Funzioni, un mix di geniale umorismo e ottima regia che non ha intenzione di risplendere con virtuosismi vari, ma che offre allo spettatore semplici controcampi, qualche movimento di camera e una serie di indimenticabili e leggerissimi piani sequenza tutti al servizio di un cast mai sottotono e sempre pronto a offrire l'interpretazione più valida ad una macchina da presa sempre attenta a coglierla. La visione del mondo di Boris è completa e unica (è infatti il solo ad essere a conoscenza della presenza degli spettatori che guardano la storia della sua vita, in un divertente gioco meta-cinematografico presentato più volte all'interno del film) e il personaggio si presta spesso e volentieri ad aspre critiche del mondo che lo circonda, impersonato da un eccezionale Larry David sempre in ottima forma nonostante la gamba zoppa.
A lui si affianca una perfetta oca giuliva portata sullo schermo dalla bionda Evan Rachel Wood che rispecchia il perfetto Yang dello Yin di Boris, almeno finché tutto questo funziona. Quando poi entrano in scena, un poco alla volta, la mamma Patricia Clarkson, il bel pretendente Henry Cavill e il papà Ed Begley Jr., le cose si complicano e non tutto funziona come dovrebbe, o almeno come Boris vorrebbe. Ogni cosa è destinata ad estinguersi e le molecole di ognuno di noi seguono un processo di decomposizione continuo, anche nel momento in cui state leggendo queste parole, ed è proprio questa la filosofia del cinico e scettico Boris: basta che funzioni, ovvero basta rubacchiare qualche sprazzo di felicità e di gioia qui e là sfruttandola fino all'osso per sopravvivere in questo perfido e sadico gioco di uomo mangia uomo. Al di là della filosofia Alleniana condivisibile o meno i tempi comici in questo film sono azzeccatissimi e il buon Woody si dimostra ancora una volta un fantastico commediante, capace di mettere assieme situazioni romantiche e situazioni ironiche facendo in modo di disegnare una linea impercettibile che separa le prime dalle seconde, stando bene attento a far sì che si contamino a vicenda. Assieme a tutto questo le musiche scelte accompagnano gli stacchi temporali affinché il tutto risulti il più lineare possibile, senza che lo scorrere del tempo disturbi la visione del film. Il montaggio di Alisa Lepselter è semplice ed efficace tanto quanto il piano di regia, ovvero ci si concentra sui personaggi protagonisti della scena ma con un occhio sempre puntato su ciò che li circonda (il monologo iniziale di Boris ne è il più chiaro esempio: girato in piano sequenza ma spezzato qua e là da primi piani dei personaggi di contorno per evitare di perdere il realismo narrativo che permea la pellicola, ricordando allo spettatore che si sta guardando un film nonostante il protagonista stia parlando direttamente in camera). Con la sua solita cattiveria ironica, Woody Allen firma uno dei più divertenti film della sua ultima produzione, mostrando a tutti che il suo genio non si è affatto sbiadito, ma stava solo ponderando l'idea giusta da proporre ad un pubblico di vermetti incapaci di comprendere l'infinito talento di uno dei maestri della commedia. E se vi sentite offesi per la definizione snocciolata qua sopra, beh, evitate questo film e fatevi fare un massaggio ai piedi.


2 commenti:

  1. Un Woody Allen in piena forma sforna un bellissimo film con dialoghi e frasi geniali. Ottimi gli attori. Ricordo che quando lo vidi mi incazzai da matti: il caro Allen mi aveva fregato un'altra delle mie idee, incredibile, ma come fa?

    "Oh sì, il genere umano? Hanno dovuto installare toilettes automatiche nei bagni pubblici, perché non c'era da fidarsi che la gente tirasse la catena..."

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