18 novembre 2012

Beetlejuice - Spiritello Porcello


Beetlejuice - Spiritello porcello arriva in un momento triste per la carriera di Tim Burton, poiché il regista, dopo essersi licenziato dalla Disney (che metteva dei continui paletti alla sua vena artistica, considerata troppo macabra per i gusti della major) e dopo aver diretto la sua prima pellicola, continuava a leggere tantissime sceneggiature cercando l'ispirazione giusta e la trama perfetta da trasporre sul grande schermo. La storia di Michael McDowell e Larry Wilson arriva come la manna dal cielo, e Burton decide di fare sceneggiare al meglio lo script dallo stesso McDowell e da Warren Skaaren. Nel 1988 il film fa volare la carriera di Burton consacrandolo a regista come lo conosciamo oggi.
Perchè questo film può essere considerato una pietra miliare? Perché questa pellicola ha dato il via al fenomeno Burton: uno stile unico e imitato più e più volte da numerosi autori di film (non per nulla è stato coniato il termine "Burtoniano", uno dei pochi aggettivi nato dal nome di un regista e appioppato ad altri colleghi che ne copiano, volenti o no, lo stile). In questo film Burton unisce lo humour con il macabro creando un mix dalle tinte spaventose e grottesche, ma allo stesso tempo accattivanti e divertenti. Tutto quello che il regista abbozza in Pee Wee's Big Adventure (la sua prima pellicola, che necessitava di alcune limitazioni artistiche perché tratta da un famoso show tv) qui esplode in maniera fantastica, giocando con i personaggi e proponendo per la prima volta un aldilà più gioioso rispetto all'aldiqua. Ma se questa pellicola è diventata un successo clamoroso, il merito va anche al cast fenomenale, dalla giovane Winona Ryder al divertente Alec Baldwin. Ma chi si innalza tra tutti è il protagonista: Beetlejuice, interpretato da un Michael Keaton caratterista come non mai. L'attore infatti riesce a costruire un personaggio ormai indimenticabile esagerando la caratterizzazione, rendendo lo spiritello del titolo insopportabile, rozzo, sporco e volgare, ma comunque divertente e realistico. L'alchimia che si crea tra il personaggio e il pubblico è strana e originale: un attimo lo adori e l'attimo dopo lo detesti. Questo anche grazie alla caratterizzazione del resto del cast, dove troviamo personaggi positivi e negativi, tra i quali Beetlejuice non è altro che una via di mezzo che si fa amare quando recita la parte del rozzo cavaliere mascherato ma che si fa odiare ogni volta che spunta fuori il suo lato peggiore. Seconda pellicola di Burton e seconda fantastica prova per le musiche di Danny Elfman che accompagnano tutto il film e, soprattutto, la scena iniziale con una inquadratura pseudo-aerea che vola su una città-modellino come un'ombra minacciosa (parodia di molte sequenze introduttive di film horror, tra i quali spicca sicuramente lo Shining di Stanley Kubrick). Tim Burton ha dato il via, con questo film, ad un filone di film a metà tra l'horror e lo humor capaci di mescolare il brivido e la tensione con il divertimento e l'ironia (anche le due pellicole su La Famiglia Addams di Barry Sonnenfeld arrivano dopo questo film. Paragonando la saga cinematografica di Gomez & Co. alla rispettiva serie televisiva degli anni '60, si può notare un cambio di stile, dal prettamente comico al burtoniano).


1 commento:

  1. Senza contare gli effetti speciali. XD Quando ancora si usavano pupazzi, stop-motion o la sua evoluzione ecc.. XD
    Tra l' altro saranno proprio due figure funeree come i fantasmi protagonisti a riportare alla vita il personaggio di Winona Ryder!

    RispondiElimina