17 novembre 2012

Scontro tra Titani


Saranno poche le parole da spendere per questa pellicola, troppo caciarona e con pochi omaggi al film originale di Desmond Davis. Da un film intitolato Scontro tra Titani ci si aspetterebbe almeno uno “scontro” memorabile, soprattutto se il periodo in cui il film è previsto è quello della CGI e dell'adrenalina ad alto livello. È proprio qui, invece, che il film di Louis Leterrier pecca clamorosamente. Non possiamo negare che le battaglie epiche e computerizzate ci siano, ma presto cominciano a diventare ingestibili per l’autore, risultando al pubblico caotiche, confusionarie e quasi impossibili da seguire. Inoltre la CGI, se da un lato fa il suo grande lavoro di portare sullo schermo scorpioni giganti, dèi fluttuanti, mostri giganteschi e ibridi raccapriccianti, dall’altro non sempre risulta convincente, dimostrando anche in questo caso che Letterier ce la può fare solo fino a un certo punto.
La parte dedicata ai personaggi e all’empatia che si dovrebbe creare col pubblico, poi, è quanto di più prevedibile sia mai stato scritto. Sam Worthington, con la sua pelata da militare americano, non è in grado di essere il pilota di un cast d’eccezione che comprende, tra gli altri, Liam Neeson e Ralph Fiennes, certamente bravi, ma pronti a portare sullo schermo delle divinità scritte in maniera semplicissima e sempre troppo intenti a mostrare le loro scintillanti armature o le loro toghe bruciacchiate per fare capire agli spettatori quanto possano offrire realmente. Piccola nota di merito al giovane Nicholas Hoult, che interpreta un personaggio che resta sempre in secondo piano finché non è ora di toglierlo di mezzo. Insomma, la pellicola avrebbe potuto offrire tanto sano divertimento, ma non riesce ad andare oltre la classica opera commerciale hollywoodiana, poiché anche le battute sono tipiche del più banale film americano da botteghino, soprattutto quelle eccessivamente forzate, infilate a spinta nella bocca di Perseo nel tentativo di mostrarlo come un condottiero senza paura e sicuro di sé. Anche le inquadrature hanno continuamente questo tono di epica moderna, enfatizzato al limite del sopportabile da continui ralenty che non fanno altro che annoiare lo spettatore, perché ormai questa tecnica non è nient'altro che il classico clichè che si tira fuori dal cilindro quando non si ha più niente da dire. Nonostante le parole negative che si possono spendere per questo film, la suddetta pellicola è riuscita ad ottenere il via libera per un seguito che ha, a suo modo, migliorato gli scricchiolii del lavoro svolto da Louis Leterrier, sostituito dalla furia di Jonathan Liebesman, che si dimostra ben più valido del suo predecessore, quantomeno per le scene d’azione e per l’intrattenimento generale. Se però dovessi darvi un consiglio, sarebbe quello di recuperarvi il prodotto originale di Desmond Davis, dove potrete ammirare il magnifico lavoro svolto da Ray Harryhausen per dare vita, con la sua stop motion, a tutti i mostri che in questi due moderni episodi sono stati risolti con la CGI.



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