8 febbraio 2013

Warm Bodies

Quante volte ci capita di vedere un film il cui tema centrale è l'amore e quante volte quest'ultimo è proibito, impossibile, non dichiarato o tragico? L'amore non è mai un sentimento facile da manipolare tanto meno da condividere, soprattutto se sei uno zombie. Nicholas Hoult presta il suo bel viso al non-morto R che, grazie all'aiuto di Julie (l'altrettanto bella Teresa Palmer) e del cervello dell'ex-fidanzato di lei Perry interpretato da Dave Franco sarà il motore che farà cambiare il rapporto tra umani ancora vivi e zombie che camminano per strada. Cominciate a notare le somiglianze con Twilight? Dimenticatele subito, perché in Warm Bodies c'è buona recitazione, ottima regia, giochi di luce simpatici e, soprattutto, una storia raccontata bene. Jonathan Levine (che apprezzo sempre di più) scrive per lo schermo la sceneggiatura tratta dall'omonimo libro di Isaac Marion e lo fa prendendosi qualche piccola libertà ma mantenendo comunque intatto lo spirito originale.
Gli zombie non sono edulcorati, mangiano ancora cervelli, mordono le persone, infettano i sopravvissuti e, in più, si trasformano in Ossuti se decidono di smettere di lottare. Se da un lato l'idea può essere quella di seguire la moda del momento di maritare mostri con persone umane, dall'altro quello che si trova all'interno di questa simpaticissima commedia adolescenziale sono i continui rimandi alla ben più tragica storia di Romeo (da cui R) e Giulietta (da cui Julie) di William Shakespeare. Come Romeo anche R "rinnega il suo nome" per fare posto nella sua vita alla bella Julie e come Romeo anche lui aspetta fuori dal balcone che la giovane fanciulla appaia, anche se Julie non è poi così sdolcinata e passiva come il personaggio di Shakespeare, ma rappresenta più la ragazza combattiva e pronta a difendersi che abbiamo imparato ad amare in pellicole al femminile come Hunger Games. Romeo & Giulietta è la nota principale attorno alla quale suona la nuova melodia di Levine, che oltre a citare Lucio Fulci e altri ben più moderni prodotti horror del filone zombie, riesce anche a trovare spazio per dare vita ad una colonna musicale diegetica fenomenale: brani scelti caratterizzano le situazioni e l'idea di fare parlare uno zombie tramite un giradischi è molto carina (anche se si perde un po' l'atmosfera che il libro riesce a creare, ma tant'è). Alla musica d'atmosfera ci pensa invece Marco Beltrami affiancato da Buck Sanders, i quali non fanno un lavoro eccelso ma rispecchiano comunque la logica del film un po' horror, un po' romantico e un po' tragicomico. Alla fotografia abbiamo la garanzia di Javier Aguirresarobe che dopo lo smacco di Eclipse ritorna a pieno regime e ci confeziona delle luci a metà tra quelle di The Others e del più moderno The Road, dimostrando ancora di saperci fare e di riuscire a rendere più viva la scena, già piena di movimento grazie ad un piano di regia che ruota attorno ai personaggi, soprattutto quando essi sono i non-morti; Levine dimostra ancora una volta di saper usare la macchina da presa con movimenti ottimi e classici affiancati da campi e controcampi mai piatti, dove a vincere in tutto questo troviamo sempre la sequenza del balcone. A raccordare le inquadrature c'è il montaggio di Nancy Richardson che risulta sempre ben congegnato ma che dà il suo meglio nelle sequenze d'azione presenti in tutta la pellicola. Qualche piccola sbavatura di sceneggiatura, un po' di semplicismi di regia qui e là, un John Malkovich forse un po' troppo macchietta di sé stesso ma capace anche questa volta di sorreggere da solo un'intera scena, nonostante questi piccoli difetti il film risulta un ottimo intrattenimento umoristico e autoironico, romantico e citazionista, una simpatica nuova visione che si somma ai tanti moderni prodotti zombie e che forse darà qualcosa di più al genere.


1 commento:

  1. Ok, se lo recensisci bene una chance gliela do... ma parto ugualmente prevenuto u.u

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