3 febbraio 2013

Sin City

Pian piano, con un passo che da felpato quale era si è trasformato ben presto in una sonora pedata, i cinecomics hanno invaso il mondo del grande schermo, creando estimatori e detrattori del genere e arrivando a distribuire nelle sale mondiali quasi un film al mese interamente dedicato ad un qualsiasi supereroe. Eppure è sempre interessante trovare qualche opera che, oltre a non parlare di supereroi ma sempre ispirata a fumetti, riesca a farsi notare per originalità e qualità sia di narrazione che visiva. Con Sin City l'impatto estetico vince su tutti i fronti, non solo perché si rifà al fumetto in toto, ma anche perché porta al film quello stile tenue e appassionato che Robert Rodriguez è capace di infondere nelle sue pellicole. Ispirato, appassionato e sempre pronto a mostrare al pubblico una sua personalissima visione di cinema, Rodriguez si dà per la prima volta al genere noir grazie all'aiuto (anche dietro la macchina da presa) dell'autore principale dell'opera, ovvero Frank Miller, ideatore dei personaggi e della storia su carta. L'uso dei colori è ciò che viene apprezzato di più e citato dai più, ma evidenziare qua e là qualche tonalità all'interno di una inquadratura completamente in bianco e nero non è la cosa più interessante che fa Rodriguez con questo film.
Ciò che è ottimo è il suo modo di giocare con gli spazi e con le scenografie, inquadrate da ottiche distorte e sempre pronte ad avere tanto spessore nella situazione che si sta raccontando quanto lo ha il personaggio. La dimostrazione più evidente di tale scelta la si può trovare nel segmento del quale Clive Owen e Rosario Dawson sono protagonisti e dove l'autore gioca con spazi angusti inquadrati in maniera particolare (la parte ambientata nel vicolo ne è il più chiaro esempio) aggiungendo addirittura brevi sequenze animate altrimenti impossibili da filmare (Owen che affonda nei pozzi di catrame, per la precisione). Assieme ad un piano di regia sapientemente pensato c'è una fotografia tipicamente noir e desiderosa di sfoggiare le ombre più pericolose e di divertirsi con le luci più soffuse, creata appositamente dallo stesso Rodriguez, curatore anche del montaggio del film, come è solito fare per ogni suo lavoro. Le musiche adatte e sempre pronte ad enfatizzare l'aspetto dell'intrattenimento di Sin City sono orchestrate oltre che dal regista/compositore anche da due nomi importanti e sinonimi di qualità, ovvero John Debney e Graeme Revell. Ciò che però non fa sollevare Sin City dal polverone dei cinecomics, o almeno non così tanto come qualcuno avrebbe sperato, è una sceneggiatura lineare che si aggiunge ad una discutibile scelta registica di appiattire tutto il pathos che si sarebbe potuto creare attorno ai personaggi e alle vicende. La continua voce fuori campo dei diversi protagonisti e il fare in modo che l'inquadratura mostri allo spettatore ogni cosa (come, ad esempio, nella piccola sequenza di un Bruce Willis che assale due gangster nascosto dietro una porta aperta) mette in atto una narrazione lineare e priva di suspense, che esprime in maniera ottima il concetto di "fumetto", facendolo però a discapito del concetto di "cinema". Un ottimo film che può sicuramente essere visto e rivisto con tanto affetto e tanta stima nei confronti di Robert Rodriguez, ma non la punta di diamante della sua filmografia, tanto meno del filone cinecomics.

P.S: Nota di merito alla special guest director Quentin Tarantino, che dirige la sequenza in auto nell'episodio dedicato a Jackie Boy.


3 commenti:

  1. Anche a me è piaciuto molto, è una trasposizione funzionante e funzionale, con belle inquadrature, ottime scenografie e fotografia e interessantissime interpretazioni. Aspetto trepidante il seguito, anche se, sono sicura, mi mancherà la talentuosa Brittany Murphy ed il gigante Duncan.
    Bel post! :)

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    1. Grazie mille! Anche se il Rodriguez che preferisco è Machete, qui fa comunque un lavoro eccelso, impossibile da non elogiare, seppure non privo di qualche difetto.

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  2. troppo fedele al fumetto senza prendere una via propria [minchia, pure le stesse inquadrature delle vignette!], e troppo appiattito nelle parti drammatiche. Non mi è piaciuto molto, anche se ha delle cose interessanti

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