30 gennaio 2013

Flight

Eccoci finalmente pronti ad addentrarci all'interno del film che si spera sancisca il ritorno di Robert Zemeckis alla regia di pellicole in live action dopo la sua (si può definire) trilogia della motion capture della quale solo un film si può dire riuscito in maniera valida sotto ogni punto di vista. Zemeckis, si sa, è da sempre il protetto di Steven Spielberg, o uno dei tanti, è perciò chiaro che non ci si può aspettare una poetica tanto diversa da quella buonista del Re Mida di Hollywood. Quello che ci si può aspettare, però, è una voglia di spingere la leva della tensione e di regalarci un thriller ad alto tasso di cardiopalma com'è stato con Le verità nascoste, ma questo non succede, o meglio, succede solo per metà. La prima parte di Flight è infatti un geniale affresco che mette in mostra una persona piena di sé, capace e pronta ad ogni evenienza che si ritrova a dover effettuare un atterraggio di emergenza nel tentativo di salvare i passeggeri del suo volo. La seconda parte, però, sposta la lancetta sul lato umano e fa in modo che il personaggio interpretato da Denzel Washington si trasformi in un patetico alcolizzato privo di qualunque ancora di salvezza e lontano dalla fede cristiana.
Una distinzione troppo netta per un film che dovrebbe invece miscelare le due cose nella maniera più omogenea possibile, facendo in modo che lo spettatore possa domandarsi in ogni momento dove stia la verità e se il protagonista meriti o meno l'appoggio del pubblico. Invece ciò che ci si chiede in un primo momento e quale sia la verità o, più accuratamente, se il capitano verrà scagionato dalle accuse oppure no, mentre successivamente la domanda più frequente è perché Zemeckis si sia voluto addentrare solo più tardi all'interno di una mente tanto complessa e complessata come quella di un alcolizzato. Il messaggio è chiaro: evitare ogni tipo alcol, droga o sostanza stupefacente, senza esclusione, per non incappare in problematiche che porteranno guai sia privati che pubblici. Il modo con cui lo si manda, però, non è poi così chiaro: qual è il vero scopo dell'autore? Farci capire (tramite una patetica e troppo edulcorata rappresentazione di un alcolista) che la dipendenza da qualsiasi tipo di materiale è dannosa oppure sottintenderlo all'interno di un film pregevole dal punto di vista tecnico? Non si può negare, infatti, che lo stile di Zemeckis ci sia tutto in ogni momento, soprattutto all'interno dell'aereo in caduta libera e in tutti quegli angoscianti minuti che seguono l'atterraggio forzato, grazie a un sonoro suggestivo e impressionante e dalle inquadrature (soprattutto le soggettive di Washington) da togliere il fiato per il loro realismo. Realismo che però si perde quando cominciano ad entrare in scena i personaggi secondari come il buon "rimorchiatore" John Goodman o il secondo pilota sopravvissuto Brian Gerarghty e della sua fedele moglie timorata di Dio, come anche quando tutta la situazione comincia a sgretolarsi nelle mani dell'avvocato Don Cheadle e dell'unico amico del pilota l'ex capitano Bruce Greenwood, ovvero nel momento in cui l'alcol diventa il problema principale e non lo si può più trascurare. Insomma, di alcolizzati sul grande schermo ne abbiamo visti tanti, alcuni dei quali molto più convincenti di un imbolsito Denzel Washington che non riesce a staccarsi dalla bottiglia per colpa di una crudeltà e di un lato oscuro mai così in evidenza in questo film a causa di un politically correct sempre pronto a fare capolino. I più sensibili apprezzeranno comunque il risultato e non è certamente un film da sottovalutare, l'ottimo esercizio di stile e il piano di regia studiato lo dimostrano, ma se cercate la pellicola incisiva che descrive al meglio il mondo degli alcolisti/tossicodipendenti non è questa. Buon cinema, sano intrattenimento, messaggi filo-cristiani e una sottile ironia spalmata su tutta la durata del film: questo troverete in Flight, ora spetta a voi decidere se è ciò che volete vedere oppure no.


3 commenti:

  1. Secondo te qual è il film più riuscito della cosiddetta trilogia del motion capture di Zemeckis?

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    1. A mio parere "A Christmas Carol" ha qualcosa da raccontare, a differenza di Beowulf e dell'ancora non visto (parlo per sentito dire) Polar express

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    2. D'accordissimo, in realtà polar express come dici tu non ha niente da raccontare, a suo tempo lo avevo apprezzato perchè fu uno dei primi film ad essere realizzato in motion capture e proiettato interamente in 3d

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