11 gennaio 2013

Benvenuti a Zombieland

Sono sempre stato un appassionato degli zombie movie da quando ho visto il remake de La Notte dei Morti Viventi diretto da Tom Savini, uno dei primi film di questo genere che sono capitati davanti ai miei occhi. Successivamente ho recuperato la saga di George A. Romero, il vero papà degli zombi, il primo che ha cominciato a riempire questi film con una forte critica sociale. Poi è arrivata la fama anche per i morti viventi e, nel bene e nel male, sono stati utilizzati continuamente nel mondo dell'horror e del cinema in generale. La pellicola di oggi è infatti una commedia pungente e molto originale, diretta dalla mano interessante e interessata di Ruben Fleischer che, alla sua opera prima dopo cortometraggi e qualche episodio televisivo, si dimostra un regista pronto a regalarci più di un film originale. Magari questo Benvenuti a Zombieland è stato elogiato un po' troppo dalla critica mondiale, ma tutte le parole positive nei confronti del film sono state spese bene.
Fleischer racconta una sceneggiatura di Paul Wernick e Rhett Reese che di certo non ha la profondità sociologica e la critica alla razza umana tipica della filmografia di Romero, ma che comunque segue in maniera positiva le orma del buon vecchio George, concentrando sempre la sua attenzione sui personaggi e sui loro background da scoprire. La maggiore parte dei film raccontano, o dovrebbero raccontare, il percorso del loro protagonista (in questo caso dei suoi protagonisti, poiché sono quattro) dall'inizio alla fine, segnalando le varie tappe che porteranno alla svolta all'interno della vita e, magari, lasciando qualcosa allo spettatore. Il film di Fleischer fa proprio questo, giocando con il fantastico cast tra i quali figurano l'energico Woody Harrelson, il timido e impacciato Jesse Eisenberg, la brillante Emma Stone e la piccola ma tosta Abigail Breslin. Con solo quattro personaggi (e una miriade di morti viventi moderni, cioè quelli che corrono veloce e sbranano con più rapidità) l'autore riesce a penetrare nell'animo dello spettatore raccontando dei protagonisti veri e profondi, senza mai perdere i tempi comici che, in questo film, sono fondamentali. Da non dimenticare la fantastica parte metacinematografica in cui Bill Murray diventa protagonista onorario e accoglie i quattro fuggiaschi all'interno della sua sontuosa villa. Da non sottovalutare i sadici e grotteschi giochi di luce che sono permessi a Michael Bonvillain grazie ad un continuo cambio di location e di situazioni. Indubbiamente la penombra la fa da padrone, ma la sequenza finale ambientata nel parco divertimenti è divertentissima, sia grazie alle trovate di sceneggiatura che, appunto, a tutto il comparto tecnico, compreso il montaggio forse un po' troppo metodico di Alan Baumgarten. Complimenti invece alle scenografie di Maher Ahmad, il quale si diverte ad assemblare set su set assieme ai suoi collaboratori e alla costumista Magali Guidasci, che veste i protagonisti e gli zombie in maniera caratteristica e, a volte, molto ironica, proprio come le situazioni che si vanno a creare. Insomma, c'è tanta buona volontà e una sana quantità di cose ben riuscite, in questo film. Magari ciò che manca per innalzarlo un po' di più è una tematica originale ben diversa dal "fare l'eroe e scoprire la propria natura", ormai tipica del cinema più commerciale. Nonostante questo Benvenuti a Zombieland vi lascerà tanto divertiti che vi verrà subito voglia di vederlo una seconda volta.


3 commenti:

  1. Una commedia horror che non dispiace. E, a mio avviso, non dispiace neanche la mancanza di una filosifa/riflessione/analisi più profonda: piace guardare dei tizi sperduti, che devono ammazzare zombie per sopravvivere, senza per forza dover riflettere sull'umanità intera o sulla loro evoluzione.

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    1. Decisamente sì. Il genere zombie ha già detto tutto o quasi. Era ora di un po' di sano divertimento umoristico con alla base la classica storiella d'amore adolescenziale portata avanti da personaggi originali e simpatici

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