18 dicembre 2012

Harry Potter e l'Ordine della Fenice

Continua il ripasso ed inizia il tracollo. Mentre mi riguardo uno dopo l'altro gli otto film della saga del maghetto britannico, non posso non notare che è proprio qui, con l'arrivo del regista David Yates, che inizia lo scivolamento per la saga nel commerciale e nel prevedibile. Dopo l'ottima entrata in scena da parte di Voldemort nel precedente film diretto da Mike Newell, in Harry Potter e l'Ordine della Fenice ci viene presentato un altro tassello fondamentale della saga, ovvero la profezia che lega il Mago Oscuro all'orfano e che ha istigato Tom Riddle ad assassinare i coniugi Potter (ma di tutto questo poco trapela dalle pellicole).
Figura tanto evanescente quanto quella di Albus Silente (interpretato ancora una volta da Michael Gambon), il Voldemort di Ralph Fiennes si concede un brevissimo cammeo nella battaglia finale per lasciare il posto ad una onirica sensazione di vaga presenza pronta a carpire i segreti dell'ordine messo in piedi tempo addietro. Vorrei cercare di approfondire il discorso cinematografico senza prendere spunto dal libro, ma il fatto di trascurare molte parti dedicate alla casa di Sirius Black, il padrino impersonato da Gary Oldman, o anche tanti altri momenti per lasciare il posto a facili flashback e interludi già visti nei precedenti film basta per lasciare a bocca asciutta i fan più desiderosi di qualità. Siamo stati abituati troppo bene fino al quarto episodio, e ora che la qualità inizia a cadere (Yates ha un immaginario tutto da sviluppare, la sua visione di determinate cose è troppo semplicistica, della serie "mi accontento con poco") non possiamo non notare la differenza tra la prima parte della saga e questa seconda metà. Tuttavia questo quinto capitolo è ancora ancora salvabile, grazie ad una interessante sequenza all'interno della sala delle Profezie e una lotta senza esclusione di colpi tra Ordine e Mangiamorte,  quasi tutto merito di un montaggio ben pensato da parte di Mark Day assieme poi a momenti interessanti come l'attacco dei Dissenattori a Little Vinging e il processo ad Harry, resi molto intriganti anche e soprattutto dalla fotografia di Slawomir Izdiak. Nota di merito alla new entry nel cast, ovvero Imelda Staunton che veste i panni di Dolores Umbridge, affiancata da Helena Bonham Carter ad interpretare la perfida Bellatrix Lestrange. Peccato, dunque, per la sceneggiatura di Michael Goldenberg, che perde il ritmo in particolare nei momenti più romantici ed emotivi del film, lasciando annoiare lo spettatore proprio dove dovrebbe essere più coinvolto. Nemmeno le musiche di Nicholas Hooper sono così originali ma, ripeto, forse è colpa dei precedenti capitoli con i quali possiamo paragonarlo, dove troviamo almeno tre film le quali colonne sonore sono state composte dal maestro John Williams. In sostanza questo episodio cinque risulta piuttosto scontato in alcuni punti, tuttavia le parti d'azione risultano ben orchestrate e l'intrattenimento risulta intelligentemente costruito e particolarmente efficace. Non certo la nota peggiore della serie, ma sicuramente una di quelle che non brillano per qualità complessiva. Gli appassionati ne rimarranno felici, ma chi si è abituato a tante cose belle storcerà un pochino il naso.


3 commenti:

  1. Come dici te tutto sommato mantiene una sua dignità... me se qui Yates aveva un immaginario da sviluppare, che scusa ha per la sua continuazione nella saga?

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    1. L'immaginario da sviluppare resta ancora nella sua carriera. Vediamo che cosa farà con Tarzan, ora che HP è finito.

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  2. io mi chiedo ma perche hanno deciso di tenere Yates che ha mostrato di essere il peggiore? ho letto in giro(non so se sia vero) che Cuaron si era candidato per dirigere i doni della morte,credo che volevano un regista da tenere a bada non trovo altra spiegazione

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