30 novembre 2012

Fantozzi


Iconico personaggio letterario, Fantozzi riesce a diventare ben presto un film e, oltre a tutto ciò, una straordinaria rappresentazione di un contesto storico, sociale e culturale italiano. Lo so, sono decisamente partito in quarta, e la prima frase sarebbe adatta come conclusione del post, ma la scrittura "di getto" impone frasi improvvisate, ed eccomi qua a delirare... Beh, torniamo al film. Rimane ormai indimenticabile la fantastica ed istrionica (termine usato spesso per il cinema americano) interpretazione di Paolo Villaggio, all'epoca giovanissimo interprete comico e fiero inventore di questo tragicomico personaggio e di tutto il mondo che gira attorno a lui.
A questa divertente e volutamente esagerata performance si affianca la simpatica regia di Luciano Salce, molto interessante per l'epoca, ma che non offre chissà cosa di speciale, poiché il punto forte del film sono le idee originali e le gag studiate in maniera precisa, recuperate proprio dai libri scritti da Villaggio, dai quali è tratto il film. Oltre a ciò non possiamo non citare gli altrettanto iconici personaggi di contorno, entrati ormai nell'immaginario collettivo dell'italiano: la signorina Silvani interpretata da Anna Mazzamauro, la moglie Pina di Liù Bosiso, la figlia Mariangela di Plinio Fernando (sì, è un uomo, per cui rassicuratevi, non esiste nessuna bambina con quella fisionomia). Non possiamo non citare il compagno di sventura del disperato ragioner Fantozzi, ovvero il ragioner Filini, impersonato da Gigi Reder. Ecco quindi che la prima pellicola dedicata a questo fantastico personaggio vive certo di ironia e comicità, ma inserita in un contesto tragico e ingiusto, dove i deboli devono sottostare alle angherie dei più forti o, in questo caso, dei più alti. Infelice della sua famiglia e del suo lavoro, Fantozzi non sa cosa fare della sua vita e ogni volta decide di infilarsi nelle disavventure più disperate, a volte per sua scelta altre volte perché costretto dal fato o dai suoi malfidati compagni. Non possiamo scordare i monumenti di Fantozzi che conosciamo qui per la prima volta, tra i quali spicca senza ombra di dubbio l'ormai immortale "nuvola dell'impiegato", colei che perseguita i lavoratori nei giorni in cui non sono obbligati a sgobbare per i loro titolari. Insomma, una pellicola che ha a suo modo fatto la storia del cinema comico italiano contemporaneo, ormai troppo dimenticata e decisamente sottovalutata, a causa di tutte quelle porcherie che si vedono ultimamente (c'è chi paragona questo personaggio e il suo contesto tragicomico alle banalità che Boldi ci propina ogni anno). Sicuramente il futuro della saga non sarà così florido come questo prototipo, tuttavia ce ne sarà da ridere ancora, prima di poter classificare questo personaggio come bollito. Solo la parte iniziale, dal muro abbattuto al timbro del cartellino, è da antologia. Fantozzi dovrebbe essere visto e rivisto dai comici e soprattutti dai registi di commedie italiani moderni, perché potrebbero prendere nuovi spunti e, perché no, imparare anche qualcosa.


2 commenti:

  1. Geniale e divertentissimo monumento all'uomo medio, fatto con assoluta intelligenza e autoironia. Molto belli anche i libri di Paolo Villaggio, se ce la fai ti consiglio di leggerli.

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    1. Appena posso recupero, ma credo di avere già dato tanto alla comicità letteraria italiana all'epoca. Poi ogni semestre mi riempiono di libri, per cui sono sempre a leggere...

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