11 novembre 2013

Machete Kills

Dopo aver sconfitto il perfido senatore McLaughlin ed essersene andato in motocicletta con Jessica Alba in braccio alla fine del primo film, Machete ritorna in questo miscuglio di caos per salvare non solo il Messico, non solo gli Stati Uniti d'America, ma il mondo intero. In Machete Kills Again il personaggio interpretato da Danny Trejo viene assoldato dal presidente Carlos Estevez (Charlie Sheen se preferite) per sventare una minaccia globale ordita da un folle idealista sudamericano, anche se la realtà non è proprio questa. Con questo film Robert Rodriguez inneggia in primis al genere spionistico americano, riportando i classici temi del genere (il vero nemico che può essere il nostro amico, il ricercato che viene assoldato per salvare il mondo, il fuorilegge che diventa simbolo di giustizia e così via), rivisitandolo con i tipici omaggi al cinema con cui è cresciuto, quello di serie B, quello Grindhouse, delle sparatorie, delle lotte e degli inseguimenti, a cui spesso e volentieri si rifà.
Ma il film non è solo un ironico levarsi il cappello (e parlando di Rodriguez potrebbe anche non essere solo un modo di dire) ad un determinato tipo di cinema, ma è anche un continuo citarsi senza sosta. Sono tantissimi, infatti, i rimandi alla cinematografia dell'autore, dalla pistola-pistolino (che qui viene utilizzata da Sofia Vergara) all'immancabile Malaguena Salerosa (che viene citata come suoneria telefonica) fino ai cammei degli ormai immancabili attori feticci come Antonio Banderas e l'amico di una vita Tom Savini. Ma ci sono anche le quasi necessarie citazioni al primo capitolo di questa probabile (niente è ancora certo) trilogia, come l'ormai iconica frase "Machete non..." seguita da una qualsiasi azione, sentenza che verrà poi ribaltata nella più esilarante battuta scritta per questo film, in cui Machete effettivamente fa qualcosa anziché non farla (e lascerò alla visione del film l'onere di svelarvi la sorpresa). Esageratamente nonsense, questo splatter movie ha il suo punto forte nell'essere sempre al limite del ridicolo sorpassandolo addirittura un paio di volte, ma senza mai essere sciocco in maniera casuale: la stupidità delle situazioni, la volgarità e l'erotismo espliciti, il sangue in primo piano e quant'altro, tutto è pensato affinché la visione possa giovarne, e il fanatico di questo tipo di cinema sarà soddisfatto alla fine del film. Peccato per una sceneggiatura che ha il suo tallone d'Achille nell'essere troppo ripetitiva e nel perdere a tratti il ritmo, soprattutto nella parte centrale, oltre a ripetere più volte alcune gag già viste addirittura nel primo film (anche se Machete che gioca con gli intestini delle persone e che approfitta di qualunque genere di pala rotante per tritare i nemici ha sempre il suo fascino). Tuttavia il cinema di Rodriguez e il suo modo di essere autoreferenziale non viene accantonato, ma anzi enfatizzato (forse troppo) in questa pellicola dal risultato non certo eccezionale come il primo capitolo ma pur sempre efficace. Chi lo critica per la sua esagerata demenza si è dimenticato troppo facilmente del fake trailer Machete Kills Again in Space, posizionato non dopo (come nel primo film) ma prima della visione, quasi un'anticipazione preparatoria messa apposta per mettere le mani avanti e per avvisare gli spettatori, come se Rodriguez volesse giocare a carte scoperte e dicesse "ecco, questo è il mio film. Io mi sono divertito a farlo, per cui buon divertimento." E per il texano è proprio questo il significato di fare cinema: divertirsi prima a girarlo e poi a vederlo. Autoreferenziale, quindi, e auto celebrativo. Forse anche un pochino autolesionista? Probabilmente sì, ma tutto sommato non più di tanto; certo non il capolavoro che molti si aspettavano, ma nemmeno la delusione fischiata dai troppi. Diverte, e tanto basta.


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