23 agosto 2013

Pirati dei Caraibi - Ai Confini del Mondo

Continuano le avventure di Capitan Jack Sparrow, che questa volta deve affrontare lo scrigno di Davy Jones e deve ritornare nel mondo dei vivi per poter porre fine ad una distruttiva caccia ai pirati ordita dal temibile lord Cutler Beckett, il quale possiede il cuore del terrificante capitano dell'Olandese Volante. Trama che segue (crono)logicamente le vicende de La Maledizione del Forziere Fantasma e storia scritta ancora una volta dal duo Ted Elliot e Terry Rossio, che non offre niente di nuovo e che trascura brutalmente i numerosi nuovi personaggi usati nel film (la dea Calypso di fatto non ha un ruolo così importante, pur essendo una divinità, e il capitano Sao Feng interpretato da Chow Yun-Fat viene liquidato in quattro e quattr'otto senza che nessuno poi ne senta la mancanza. Per non parlare dello sprecatissimo ruolo offerto a Keith Richards e l'insensata dipartita del mostruoso Kraken).
Tutta la parte iniziale è quindi un simpatico viaggio in Oriente dove non si percepisce la tensione per il recupero del amteriale utile al viaggio verso lo Scrigno di Davy Jones, dove poi verrà recuperato il brillante Jack e il film non parte finché non si esce dalla sopracitata prigione per andare a salvare il mondo dal terribile Cutler Beckett e dal suo forzato compagno tentacolare. Ritornati in superficie, ecco che la storia riprende la rotta giusta e si allontana dall'eccesso di fantasy anticipato nel secondo capitolo e riproposto anche in questo terzo film, per offrire momenti più marinareschi, subdoli intrighi e accordi di profitto che migliorano il plot poco brillante. Per fortuna alla regia c'è ancora Gore Verbinski, che sa cosa significa hype e sa anche come scrivere la parola FINE in maniera ottima, regalando agli spettatori e agli appassionati della saga una esaltante battaglia finale in cui i protagonisti lottano con cannoni, sciabole e cime all'interno di un meraviglioso maelstrom in CGI sotto una pesante tempesta impossibile da gestire per tutti tranne che per Hector Barbossa, ritornato dal mondo dei morti proprio perché il film richiedeva il ritorno di un attore carismatico come Geoffrey Rush (villain onesto e machiavellico a metà tra il bene e il male di cui si sentiva la mancanza nel precedente film). Insomma, se l'ultima parte di questo film riesce a funzionare è tutto merito della volontà di Verbinski di tirare fuori qualche coniglio dal suo cilindro e di sfruttare quei "quattro soldi" fatti con i precedenti film per offrire al pubblico una ottima sequenza conclusiva che, purtroppo, non sfrutta quelle quarantamila navi da guerra di pirati e marines messe in scena, un po' per semplicità e un po' per enfatizzare il duello tra i due nemici. Insomma, l'aspetto visivo e gli effetti speciali offrono tante cose, ma non tutto quello che è stato messo in scena viene sfruttato appieno dalla produzione, sia le navi da guerra inquadrate nell'ultima epica battaglia sia i personaggi scritti dagli sceneggiatori e impersonati da grandi attori e importanti icone ispiratrici (Richards è di fatto colui che ha permesso a Johnny Depp di realizzare Jack Sparrow). Lo stile c'è, sbiadito, stiracchiato e dilatato oltre ogni misura, ma comunque l'impronta di Verbinski è riconoscibile, purtroppo però questa sua firma non impedisce al risultato finale di apparire un pochetto forzato e deludente, nonostante i numerosi rimandi al primo, indimenticabile e inarrivabile capitolo. Pirati dei Caraibi - Ai Confini del mondo è quindi il punto finale posto da questo regista alla sua creatura, già storpiata nel corso dei sequel che hanno abbandonato l'interessante novità del primo film già da un po'. Dopo questa prima trilogia l'unica cosa che si può fare è sperare che da qui in poi non sia tutta in discesa, anche se il quarto capitolo ha già fatto presagire pessime cose.


5 commenti:

  1. Filmetto del menga ma, come dici te, che cazzo di battaglia finale! E la scena della dipartita di Beckett è di una bellezza struggente.
    Ma più di tutti mi aveva esaltato il prologo

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    1. Il prologo era bello tosto. La morte di Beckett non mi disse niente. Viva la battagliona!

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    2. Boh, lui che scende le scale al ralenty mentre tutto si disgrega... idea semplice ma efficace.
      Poi vabbeh, la battagliona è sempre la battaglione.

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    3. Ma sai che alla fin fine l'ultima battuta di Cutler Beckett denota un po' il senso di questa saga? "E' solo una questione di affari"

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  2. A me non è piaciuto per nulla. Una trama forzata e troppo incasinata che butta troppo sul fuoco, e una noia mortale che regna sovrana.

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