9 marzo 2013

I Banditi del Tempo

Autori da comprendere, da capire, da apprezzare, da studiare in ogni loro pellicola. Autori che ogni volta cercano di rispettare il loro immaginario visivo, ma che cercano sempre di arrivare al pubblico tentando strade diverse. Autori che ci riescono a volte, ma che altre volte invece spaccano in due sostenitori e detrattori, facendosi amare e odiare in maniera altalenante. Terry Gilliam è un esempio calzante di questa categoria, anzi forse ne è il portavoce ufficioso, se pensiamo alla ormai proverbiale sfortuna che perseguita questo autore da parecchio tempo. I Banditi del Tempo è, in un certo qual modo, la sua opera prima internazionale, dopo Jabberwocky (distribuito senza doppiaggio in DVD in alcuni paesi, compreso il nostro) e l'effettivo film d'esordio Monty Python (che riprende la popolare serie tv). Con I Banditi del Tempo si recuperano i temi e gli stili presenti nelle sopracitate pellicole, che non verranno mai abbandonati completamente nella filmografia futura del regista.
Sempre legato al vecchio modo di fare cinema, Gilliam è un maestro nel mettere in scena effetti visivi vecchio stampo e cast sensazionali, fondendo ogni piccolo dettaglio con tutti gli altri e creando uno spettacolo visivo coinvolgente, nostalgico e, in questo caso, anche molto teatrale, se si pensa agli sfondi ricostruiti (in particolare il castello pieno di teschi disegnati in ogni dove) e alle maschere che i protagonisti indossano (quella del Minotauro, ad esempio). Per questo film il regista-sceneggiatore (che ha steso lo script assieme all'amico Michael Palin, l'interprete di Vincent nella pellicola) ha anche l'ottima idea di avvalersi di un cast di attori meravigliosi, all'interno del quale troviamo Sean Connery assieme a Shelley Duvall, un divertentissimo cammeo di John Cleese ad impersonare Robin Hood e la divertentissima caratterizzazione che Ian Holm fa di Napoleone, senza dimenticare David Warner nei panni del genio del male. Ma questi sono solo alcuni dei nomi che compongono un cast di stelle della recitazione, perfetti nelle loro parti esagerate e macchiettistiche tali da rendere ancora più efficaci la messa in scena decisa dall'autore, fotografata dall'eccellente lavoro di Peter Biziou e realizzata dalla direzione artistica di Norman Garwood e dai costumi di Jim Acheson. Il montaggio lineare e sempre convincente di Julian Doyle riesce a donare al film un ritmo intrigante e sostenuto, interamente al servizio di una sceneggiatura calibrata bene che, anche se non offre particolari riflessioni e spunti e si limita ad intrattenere lo spettatore, risulta un lavoro lineare e ben steso. Con I Banditi del Tempo Gilliam non ha intenzione di offrire punti di vista riflessivi e particolari critiche al mondo (anche se qualche sentore di ciò che sarà la sua futura filmografia comincia ad esserci), ma semplicemente vuole offrire uno spettacolo a metà tra la comicità british e il fantasy vecchio stampo che negli anni '80 era ancora in voga, facendo in modo che lo spettatore possa divertirsi dinnanzi ad un cast di bravissimi commedianti affrontando assieme a loro un viaggio nel tempo che fonde personaggi realmente esistiti con opere di fantasia, miti e leggende con il mondo vero, ridendo di gusto degli uni e degli altri. Oggi potrebbe sembrare qualcosa di superficiale e male invecchiato, ma come abbiamo detto all'inizio di questo articolo, Gilliam è un autore che va conosciuto, compreso e apprezzato, altrimenti questo film non vi piacerà.


1 commento:

  1. Una di quelle chicche scoperte sul Mereghetti ad inizio anni 2000.
    Divertente anche se qua e la il ritmo non è dei più alti. Comunque gusto ed irriverente. La parte finale la trovo piuttosto riflessiva ed realtà. Non ha capito però bene il finale finale.

    RispondiElimina