8 novembre 2012

Rabid - Sete di Sangue

Per quanto mi riguarda è un autore ancora tutto da scoprire, questo David Cronenberg, considerato tra i più importanti cineasti ancora in vita e uno dei maggiori sostenitori del body horror, se non sua vera incarnazione vivente. Purtroppo per me non ho ancora avuto modo di recuperare molte delle sue pellicole, e la mia conoscenza in tema "Cronenberg" si riassume a soli tre titoli. Uno di questi è, appunto, Rabid - Sete di Sangue, vecchio film che racchiude tutte le tematiche più importanti del cinema horror degli anni '70. Oggi, purtroppo, l'horror è quasi sempre un pretesto per saltare dalla poltrona in compagnia, possibilmente evitando che il cervello dello spettatore si accenda. Un tempo, invece (e neanche tanto lontano), questo genere era capace di creare tensione proprio perché faceva riflettere il pubblico su sottotesti profondi e importanti.
Da Carpenter a Romero, l'horror ha sempre avuto un'importanza sociologica e critica, e con Rabid il buon Croneberg ne dà l'ennesimo esempio. L'incipit serrato e rapido trascina lo spettatore in maniera coinvolgente verso il tragico destino di Rosie, interpretata dalla brava Marilyn Chambers, ex pornostar che dona il suo corpo e la sua inaspettata bravura recitativa al servizio di un regista pronto a mutilarla e a trasformarla in una sensuale e pericolosa predatrice succhiasangue. Vampirismo, dunque, ma rivisitato in chiave originale e intrigante, con il classico accenno all'epidemia virale, che tanto piace agli spettatori avidi di suspense. La storia inizia da subito a trasformare le sfortune di Rosie in un pretesto per far riflettere gli osservatori attoniti e impotenti seduti in sala (o salotto, o scrivania, o letto, ovunque voi siate) sulle scelte operate sia dalla protagonista che da chi sta loro intorno. L'improvvisa scelta di operare la paziente in pericolo di vita scatenerà un susseguirsi di pericoli e omicidi, e già a questo punto iniziano a scattare i primi dubbi sulla correttezza di salvare una vita a discapito di tante altre, ad esempio. La precisione di Cronenberg, anche sceneggiatore dell'opera, nell'infilare questi piccoli dubbi nella mente del pubblico è magistrale, grazie anche alle impressionanti sequenze splatter e agli sconvolgenti mutamenti d'animo della povera Rosie, tanto vittima quanto carnefice di questa pericolosa epidemia ancora sconosciuta. L'uomo che si crea da solo il proprio destino, inconsciamente o meno, è un altro dei temi portanti della pellicola, ma se dovessimo stare qui ad elencarli tutti, questo blog dovrebbe cambiare il suo nome in "quanto ci piace Rabid". E' impossibile continuare ad elogiare il lavoro svolto dal regista, che può vantare di una produzione alquanto solida e protettiva, che vanta il nome, tra gli altri, di un certo Ivan Reitman. Per concludere voglio elogiare un utilizzo sapiente della macchina da presa, a favore dell'effetto sorpresa e della già citata suspense, che riesce a dare smalto alle sequenze emotive come a quelle caotiche e confusionarie, regalando al pubblico emozioni a tutto tondo, sia che esso voglia farsi trascinare da un horror coinvolgente sia che invece preferisca cercare personaggi interessanti con cui simpatizzare. Sicuramente, a visione conclusa, non riuscirete a dire che Rabid è un brutto film, privo di anima, poiché c'è tanta qualità e tanta quantità di informazioni da restarne a discutere per un giorno intero. Ottima prova, da elogi infiniti.



1 commento:

  1. Un lavoro molto grezzo, ma il talento c'era tutto e si vedeva a chilometri di distanza!

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