7 novembre 2012

Candidato a Sorpresa


La critica che Candidato a Sorpresa espone, in maniera più o meno leggere, durante il corso della sua durata, potrebbe essere estesa a tutti gli stati, ma non siamo qui per parlare della situazione politica americana o italiana che sia, bensì per analizzare i lati positivi e quelli negativi del film. Sicuramente il fatto di avere due mostri come Will Ferrell e Zach Galifianakis come protagonisti, anzi, come avversari, è un punto a proprio favore. Ma il cast al completo ad essere ottimo, a partire da Dan Aykroyd fino alle due scene in cui è presente Brian Cox. Ognuno di loro mette in gioco le proprie qualità per favorire una sceneggiatura ottima dal punto di vista critico e forse un po’ meno per quanto riguarda le gag. La comicità c’è, non possiamo negarlo, ma qualche volta le situazioni ironiche sono piuttosto telefonate e abbastanza classiche.
Ciò non toglie che con questa pellicola ci si diverta dall’inizio alla fine, e se state cercando un’opera capace di darvi ironia a badilate, questa è quella giusta. Ma qui c’è di più, ed è forse proprio questo “più” che gioca a favore del film. La trasformazione grottesca di Marty Huggins da naif troppo buono a spietato avversario politico riempie lo schermo con una drammatica ironia, lasciando che lo spettatore possa trarre le sue conclusioni da ciò che viene presentato. Altrettanto triste è lo scivolamento di Tom Brady da convinto deputato a fragile persona umana, piena di debolezze e pronta anche alla soluzione più drastica pur di non perdere il suo piccolo posto. Il risultato è un continuo scontrarsi fisico e psicologico di comicità e dramma, nonostante la prima prevalga indubbiamente sulla seconda. La regia del veterano della commedia Jay Roach, poi, gioca tutta a favore di questo continuo altalenarsi di situazioni ed emozioni, e i personaggi secondari sono messi apposta per fare funzionare tutto al meglio. Interessante, in particolare, il modo in cui viene utilizzata la musica durante lo svolgimento, che gioca ad essere un punto cardine per le gag e gli sviluppi, assieme all’uso di tecnicismi come il ralenty e le varie ellissi temporali per poter sfruttare al meglio il tempo comico delle determinate situazioni. Qualche semplicismo c’è, ma non è il caso di cercare il pelo nell’uovo, questa volta. Ciò che conta è che la pellicola diverta lo spettatore e proponga una visione completa e critica del mondo politico, seppure semplificata per raggiungere il grande pubblico. Fidandovi di Jay Roach vi troverete di fronte ad un film pieno di umorismo vecchio e nuovo, di personaggi tutti da ridere e di situazioni comicamente imbarazzanti, ma troverete anche ottimi e interessanti spunti di riflessione, capaci di farvi uscire dalla sala con la convinzione di avere offerto i vostri soldi ad una pellicola che meriterà almeno una seconda visione.

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