Il cinema di consumo è ormai una
realtà con la quale ogni cinefilo deve convivere. La saga di Twilight ha
dimostrato come sia facile accumulare denaro senza spendere la minima energia.
Ma questo non è certo il primo né sarà l’ultimo esempio che potrei portare
per avvallare la tesi. Inoltre oggi non voglio fare innervosire i fans di
Edward & Bella, perché voglio concentrarmi su un prodotto nostrano,
sparando tutte le cartucce che ho in serbo per una pellicola che ha fatto
incetta di euro: I soliti idioti - Il film. Come tutti sapete, I soliti
idioti nasce come format televisivo nel tentativo di criticare lo spaccato
italiano e le persone che non prendono con serietà la loro professione o la
loro vita.
Si passa da rapporti madre-figlio (o padre-figlio) alla svogliata signora dello sportello fino ad arrivare al classico bambino trascurato dai genitori e cresciuto troppo in fretta. Come idea non è niente male. Tuttavia da questo piccolo gioiello (ancora grezzo ed eccessivamente soggetto alle leggi del mercato televisivo) è stato deciso di trarre un film. Progetto interessante, se non fosse per il fatto che hanno abbozzato brutalmente ogni cosa pur di approfittare del successo della serie ed incassare il più possibile. Cinema di consumo: eccolo qua. Sarebbe pressoché inutile soffermarsi sull’aspetto registico, perché non c’è nulla di interessante da analizzare nella regia di Enrico Lando. Inoltre le cose più sconvolgenti vengono proprio dalla sceneggiatura, che si dimostra piatta, prevedibile e snervante, quasi come volessero mettere alla prova la soglia di sopportazione degli spettatori. Un’ora e venti minuti infinita, nella quale succede tutto e niente. 80 minuti concentrati principalmente sui personaggi più famosi della serie, ovvero Ruggero e Gianluca, il papà e il figlio, ai quali vengono accostati altri tre o quattro co-protagonisti che vengono ridotti a macchiette nel tentativo di non far sembrare la pellicola una lunga puntata di Father&Son. Ed è proprio questa la cosa sconcertante del film: usare i propri personaggi, che funzionano bene in tv, nella maniera più stupida possibile, rovinandoli sotto ogni punto di vista e facendo perdere loro quel poco di credibilità che hanno all'interno del piccolo schermo (non soffermiamoci nemmeno a sottolineare che non sono stati usati tutti e che avrebbero potuto inserire il piccolo Niccolò o qualche gag dei due preti, visto che parte del film è ambientata in una chiesa). Altro errore sconvolgente sono le battute, anch’esse divertenti in tv, qui usate male e in maniera davvero offensiva (non perché si dicano parolacce, ma per la semplicità con cui è trattato il pubblico, che deve stare seduto e ridere per il semplice motivo che “in televisione fanno così”). Molto spesso le linee di dialogo non hanno una coerenza e si riducono a volgarità gratuite senza un perché. Un esempio: nella serie tv Ruggero dice “Dai cazzo!” a Gianluca per smuoverlo, per motivarlo e per svegliarlo dal suo torpore, invece nel film la frase viene usata spesso come intercalare, ripetuta più e più volte fino alla nausea ma quasi sempre priva di una motivazione logica. Insomma, guardando I soliti idioti - Il film viene spontaneo pensare non a un lavoro fatto per criticare il nostro paese e la nostra società, ma ad una pellicola prodotta e distribuita per il consumo rapido e l’incasso assicurato. Se avessero riflettuto di più facendo uscire il film un paio d’anni dopo avrebbero potuto proporre sicuramente qualcosa di migliore rispetto a quello che ci hanno propinato. Altro esempio: Nel 2007 uscì al cinema Mr. Bean’s Holiday, pellicola studiata a tavolino con una sceneggiatura solida che calzava a pennello su un personaggio vecchio di 12 anni (la serie chiuse ufficialmente nel 1995). Non solo il film aveva una buona idea e una buona storia (nonché una buona regia), ma riuscì addirittura ad incassare complessivamente 44 milioni di dollari sono nel Regno Unito.
Si passa da rapporti madre-figlio (o padre-figlio) alla svogliata signora dello sportello fino ad arrivare al classico bambino trascurato dai genitori e cresciuto troppo in fretta. Come idea non è niente male. Tuttavia da questo piccolo gioiello (ancora grezzo ed eccessivamente soggetto alle leggi del mercato televisivo) è stato deciso di trarre un film. Progetto interessante, se non fosse per il fatto che hanno abbozzato brutalmente ogni cosa pur di approfittare del successo della serie ed incassare il più possibile. Cinema di consumo: eccolo qua. Sarebbe pressoché inutile soffermarsi sull’aspetto registico, perché non c’è nulla di interessante da analizzare nella regia di Enrico Lando. Inoltre le cose più sconvolgenti vengono proprio dalla sceneggiatura, che si dimostra piatta, prevedibile e snervante, quasi come volessero mettere alla prova la soglia di sopportazione degli spettatori. Un’ora e venti minuti infinita, nella quale succede tutto e niente. 80 minuti concentrati principalmente sui personaggi più famosi della serie, ovvero Ruggero e Gianluca, il papà e il figlio, ai quali vengono accostati altri tre o quattro co-protagonisti che vengono ridotti a macchiette nel tentativo di non far sembrare la pellicola una lunga puntata di Father&Son. Ed è proprio questa la cosa sconcertante del film: usare i propri personaggi, che funzionano bene in tv, nella maniera più stupida possibile, rovinandoli sotto ogni punto di vista e facendo perdere loro quel poco di credibilità che hanno all'interno del piccolo schermo (non soffermiamoci nemmeno a sottolineare che non sono stati usati tutti e che avrebbero potuto inserire il piccolo Niccolò o qualche gag dei due preti, visto che parte del film è ambientata in una chiesa). Altro errore sconvolgente sono le battute, anch’esse divertenti in tv, qui usate male e in maniera davvero offensiva (non perché si dicano parolacce, ma per la semplicità con cui è trattato il pubblico, che deve stare seduto e ridere per il semplice motivo che “in televisione fanno così”). Molto spesso le linee di dialogo non hanno una coerenza e si riducono a volgarità gratuite senza un perché. Un esempio: nella serie tv Ruggero dice “Dai cazzo!” a Gianluca per smuoverlo, per motivarlo e per svegliarlo dal suo torpore, invece nel film la frase viene usata spesso come intercalare, ripetuta più e più volte fino alla nausea ma quasi sempre priva di una motivazione logica. Insomma, guardando I soliti idioti - Il film viene spontaneo pensare non a un lavoro fatto per criticare il nostro paese e la nostra società, ma ad una pellicola prodotta e distribuita per il consumo rapido e l’incasso assicurato. Se avessero riflettuto di più facendo uscire il film un paio d’anni dopo avrebbero potuto proporre sicuramente qualcosa di migliore rispetto a quello che ci hanno propinato. Altro esempio: Nel 2007 uscì al cinema Mr. Bean’s Holiday, pellicola studiata a tavolino con una sceneggiatura solida che calzava a pennello su un personaggio vecchio di 12 anni (la serie chiuse ufficialmente nel 1995). Non solo il film aveva una buona idea e una buona storia (nonché una buona regia), ma riuscì addirittura ad incassare complessivamente 44 milioni di dollari sono nel Regno Unito.
Pellicola davvero vergognosa. Senza contare che io manco amo molto la serie originale, che se nei primi tempi mi aveva saputo far sorridere, a lungo andare è stato un riciclare continuo delle stesse battute. Una vera tristezza che il cinema italiano - che aveva dato lustro alla commedia negli anni che furono - si sia ridotto così
RispondiEliminaOrsù, Biggio e Mandelli, fateci vedere qualcosa di nuovo... DAI CAZZO!!
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