8 agosto 2013

RED

Idea basilare e scontata, che segue il filone dei pensionati in azione nello stile mercenario di Stallone e che spaccia per originale una trama abbastanza trita e non molto articolata. Personaggi strutturati in maniera semplice in modo che il pubblico ci si affezioni e si diverta assieme a loro. Allora che cosa rende questo Red un film meritevole di un paio di visioni? Che cosa impedisce a questa pellicola di scivolare nel baratro dello scontato e di offrire al pubblico un paio d'ore di puro intrattenimento coinvolgente? Robert Schwentke sfrutta tutti i cliché della sceneggiatura e ne approfitta per organizzare una regia ricca di adrenalina e di ottimi momenti. Il pregio di questo film è proprio quello di rischiare sempre di scivolare nel banale ma di non farlo mai, mantenendo alta l'attenzione del pubblico grazie al fatto di non abusare mai di ralenti, montaggio serrato e caotico (ad opera di Thom Noble, il quale realizza un editing pregevole e senza sbavature, in cui ogni movimento di ogni personaggio e comprensibile, ottimo esempio di come un film d'azione deve essere montato) o di altri tecnicismi spesso troppo sfruttati in tanti simili film d'azione.
Ci si appassiona comunque alla storia del film, nonostante la piattezza di alcune scelte, grazie ad un uso intelligente dei personaggi, i quali interagiscono tra di loro in maniera naturale e che appassionano per il loro modo di sfuggire alle situazioni al limite poste nel corso della trama: tra proiettili messi sui fornelli per depistare gli inseguitori, sacrifici, incendi improvvisati al fine di salvarsi la pellaccia e altro ancora, i quattro retired extremely dangerous (in italiano reduci altamente distruttivi) se la giocano bene e invogliano lo spettatore ad arrivare alla fine della visione senza annoiarsi più di tanto. Bruce Willis è colui che involontariamente rimette insieme la squadra, cominciando con Morgan Freeman malato terminale in una casa per anziani dove si diverte a stuzzicare le sue infermiere, richiamando in gioco anche il paranoico John Malkovich che vede complotti e satelliti ovunque (e non è che si sbagli poi più di tanto), chiudendo il quartetto con la letale Helen Mirren, apparentemente innocua ma più mortale degli altri tre messi insieme. Si unisce al gruppo anche il loro ex acerrimo nemico russo Brian Cox, che si interessa alla sopravvivenza dei suoi avversari di una volta in nome dei bei vecchi tempi, in una meravigliosa rimpatriata di anziani pensionati ex-agenti della CIA che, tra brindisi e sparatorie, restano lì in mezzo allo schermo a rimpiangere il passato e ad affermare silenziosamente che si stava meglio quando si stava peggio. L'ironia messa in gioco dagli sceneggiatori Jon Hoeber ed Erich Hoeber impedisce al film di prendersi sul serio e lo rende ancora più fruibile e divertente, rimanendo sempre a metà tra la commedia e la parodia, quasi come se si prendesse gioco di sé stesso ma senza esagerare, mantenendo comunque quella punta di serietà utile al fine di farsi prendere sul serio quel tanto che basta dallo spettatore. In sostanza, questo piccolo e curioso prodotto d'intrattenimento poteva uscire molto molto peggio, ma il cast rende credibile qualsiasi superficialità dei personaggi e il ritmo è gestito al meglio anche grazie alle musiche di Christophe Beck, che migliora il risultato finale di ogni momento adrenalinico. Ispirato ad una graphic novel edita da DC Comics e ideata da Warren Ellis e Cully Hammer, finalmente un cinecomic che si allontana dal mondo supereroistico in costume, pur strizzandone l'occhio sotto certi punti di vista.


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