Non c'è niente da fare, signori miei, David Cronenberg è sempre una conferma, una sicurezza, un baluardo saldo di ciò che dovrebbe essere il cinema: storia, ma anche critica, spettacolo prima di tutto ma anche riflessione (come diceva Sergio Leone). Maps to the Stars è quindi prima di tutto la storia di una famiglia piena di scheletri nell'armadio (e anche piena di armadi, visto il loro conto in banca, per cui immaginatevi gli scheletri!): madre e figlio star dello spettacolo, padre (John Cusack si fa perdonare quella dozzinale performance in The Raven già dal primo fotogramma) guaritore e figlia abbandonata al suo destino in un ospedale psichiatrico. Quest'ultima arriva ad Hollywood per fare ammenda, conosce un intrigante autista di limousine con il quale cerca di avere una storia. La trama poi si infittisce e si sviluppa in un continuo susseguirsi di eventi che metterà ogni singolo personaggio di fronte (letteralmente) ai propri fantasmi, vivi o morti che siano, ed ognuno di loro cercherà, inutilmente, di affrontarli e sconfiggerli.
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25 maggio 2014
25 marzo 2014
Cosmopolis
Non si esagera mai quando si definisce David Cronenberg un genio della cinematografia. Precursore dei tempi moderni negli anni ottanta, maestro della metamorfosi mostruosa del corpo umano, interessante analista della psiche umana, con Cosmopolis si getta in un progetto ambizioso e folle: raccontare la nostra società attraverso l'economia, il capitalismo e il volto di Robert Pattinson. L'attore è infatti il protagonista di questa pellicola e interpreta il ruolo di Eric Parker, un ricco uomo d'affari di ventotto anni del quale seguiremo una giornata in limousine per andare a sistemarsi il taglio di capelli nella vecchia bottega in cui li tagliò per la prima volta da bambino. Durante il viaggio incontriamo tanti personaggi più o meno influenti nella vita di Eric, dalla sua attuale e fresca moglie fino alle sue scappatelle erotiche alla disperata ricerca di emozioni umane, le quali sembrano ormai scomparse dalla nostra società.
15 marzo 2014
Videodrome
Sono pellicole come questa quelle che non andranno mai dimenticate, che passeranno alla storia del cinema senza nessun intoppo. Ma con autori come David Cronenberg, sempre avanti con i tempi, è impossibile non aspettarsi opere talmente profonde da sorvolare gap generazionali e tecnologici. In Videodrome si parla della pericolosità di un determinato tipo di onde elettromagnetiche che, se assorbite dal cervello umano, provocano un tumore all'interno di esso; tuttavia questo non è l'unico effetto collaterale: confusione e allucinazioni infatti vanno di pari passo con quanto descritto sopra. Questo è ciò che accade al protagonista di questa storia, impersonato dal bravissimo James Woods, un produttore televisivo alla ricerca di un prodotto da lanciare sul mercato del piccolo schermo e con il quale sfondare qualunque indice d'ascolto. Trova in Videodrome una potenziale miniera d'oro: all'apparenza un prodotto volgare e forte, ricco di violenza di ogni tipo, si scopre presto essere invece il prototipo delle suddette onde che avranno lo scopo di controllare l'umanità e diventare quindi una nuova arma in mano all'America contro il resto del mondo.
6 febbraio 2013
A History of Violence
Comincia con questo film il sodalizio tra il regista David Cronenberg e l'attore protagonista Viggo Mortensen che torneranno a condividere il set anche in La promessa dell'assassino e A dangerous method, dopo essersi incontrare per dare vita ad una nuova idea dell'autore, o meglio, ad una rivisitazione cinematografica del graphic novel di John Wagner e Vince Locke, scritto per lo schermo dallo sceneggiatore Josh Olson, qui alla sua prima collaborazione con Cronenberg. Si può dire, perciò, che A History of Violence è in realtà un cinefumetto, anche se non troverete nessun supereroe al suo interno, e appartiene - come potete notare visionando la pellicola - a quel filone che vede come principali portavoce pellicole come Sin City e Era mio padre. Un cinefumetto, certo, però non colorato e sfarzoso, né tanto meno simpatico e pieno di messaggi positivi, ma questo lo si può notare già dalla locandina. Con questo film Cronenberg si focalizza ancora una volta sul dualismo psicologico che pervade la sua filmografia o, per meglio dire, buona parte dei personaggi che ha portato sul grande schermo.
8 novembre 2012
Rabid - Sete di Sangue
Per quanto mi riguarda è un autore ancora tutto da scoprire, questo David Cronenberg, considerato tra i più importanti cineasti ancora in vita e uno dei maggiori sostenitori del body horror, se non sua vera incarnazione vivente. Purtroppo per me non ho ancora avuto modo di recuperare molte delle sue pellicole, e la mia conoscenza in tema "Cronenberg" si riassume a soli tre titoli. Uno di questi è, appunto, Rabid - Sete di Sangue, vecchio film che racchiude tutte le tematiche più importanti del cinema horror degli anni '70. Oggi, purtroppo, l'horror è quasi sempre un pretesto per saltare dalla poltrona in compagnia, possibilmente evitando che il cervello dello spettatore si accenda. Un tempo, invece (e neanche tanto lontano), questo genere era capace di creare tensione proprio perché faceva riflettere il pubblico su sottotesti profondi e importanti.
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