23 agosto 2016

Batman V Superman - Dawn of Justice


Voglio essere sincero con voi, sarà veramente faticoso descrivere tutto quello che ho provato nell'assistere a queste interminabili due ore e più di film per il quale, ad essere onesti, nutrivo già bassissime aspettative. Cosa lo guardi a fare? mi chiederete. È presto detto: con L'uomo d'acciaio provai un bizzarro piacere nel deridere la grossolana inefficacia della regia di Zack Snyder, per cui speravo di ritrovare la stessa gioia anche nella visione di questo prodotto. Ebbene, essa è tornata per poi spegnersi subito dopo la prima triste mezz'ora di carrellate caotiche e montaggio confusionario, quasi come se i film di Snyder si possano comprendere solo se utilizza i ralenti, in modo tale che la mente dello spettatore possa focalizzare punti cardine nella scena e non perdersi nei meandri delle inquadrature appiccicate tra di loro in maniera esageratamente serrata.


Abbandonata dunque la speranza di un divertimento sadico, cerco disperatamente qualcosa di buono nella scrittura dei personaggi o della trama in generale ma, ahimè, la sceneggiatura è affidata a David S. Goyer, uno che l'avrà fatta nel vaso sì e no sei volte in tutta la sua carriera, per cui mi preparo ad una vetrina di testosteronici cavernicoli che non riescono a connettere i muscoli al cervello e che hanno come priorità non il senso di giustizia, ma quello di vendetta, i quali vogliono prevalere l'uno sull'altro e che, insomma, c'hanno un po' tutti la mamma puttana.

Ma dico io: ma sì può partire da Metropolis per andare a Gotham a cercare di convincere Batman a spalleggiarti per poi finire col picchiarlo fragorosamente senza fermarsi un attimo a spiegare le proprie ragioni? Ma dopo che lo attacchi al muro non puoi placcarlo un attimo lì e iniziare a parlarci? Insomma.. SEI SUPERMAN, se non tocca la Kryptonite che cosa può farti? Bloccagli le mani e parlaci, no? NO!

Chiedo scusa per la violenta digressione fuori luogo... di che cosa stavamo parlando? Ah, già, dei personaggi che si muovono in una ben poco determinata logica razionale, spinti dai puri impulsi animaleschi della prevaricazione reciproca, dove anche il folle Lex Luthor sembra essere un po' imbecille, o quantomeno fuori luogo. Sì, perché il personaggio interpretato da Jesse Eisenberg appare come una platonica chiazza di filosofia in un mondo ancora chiuso nella caverna, rendendo piuttosto risibile il tentativo di spruzzare una spolverata di serietà all'interno di un prodotto che tutto può essere, meno che Nolaniano.

Volevo divertirmi, insomma, volevo ridere della stupidità delle scelte di regia e degli snodi narrativi, e invece mi sono ritrovato incastrato in un polpettone di più di due ore talmente inconsistente che nemmeno la battaglia promessa dal titolo avviene per via di motivazioni sensate: si picchiano e basta, mentre Luthor filosofeggia e basta, Lois piange e basta, Jeremy Irons si chiede ma io effettivamente a che cosa servo? e, per non dimenticare, Wonder Woman fa cose. A caso. Quasi come la regia di Snyder (quasi). Alla fine di tutto, però, un dubbio mi è rimasto: ma Martha, in analisi grammaticale, è ancora classificabile come nome proprio o possiamo considerarlo nome comune?


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