Il mondo del web è in positivo subbuglio, tutti pronti ad elogiare il nuovo film di Bryan Singer innalzandolo a capolavoro. Possiamo biasimare tutto questo entusiasmo, dopo deludenti conclusioni di trilogie, pessimi sequel e insostenibili reboot che hanno capeggiato in questi ultimi anni nelle sale cinematografiche mondiali e ai botteghini? Assolutamente no, tuttavia la parola "capolavoro" (come accade ormai per il 90% delle volte che viene usata) è eccessiva, anche se si riferisce a X-Men - Giorni di un futuro passato, poiché in questo film, oltre a coesistere perfettamente ironia e serietà, coesistono allo stesso modo momenti sensazionali e situazioni abbastanza scadenti. Tra le prime non possiamo non citare il viaggio in aereo in cui i giovani Charles Xavier (un combattuto James McAvoy) ed Eric Lensherr (un combattivo e vendicativo Michael Fassbender) si incontrano dopo le vicende di X-Men: L'inizio e si sputano addosso tutto ciò che pensano l'uno dell'altro, ma anche l'esaltante sequenza dedicata al nuovo co-protagonista impersonato da Evan Peters, ovvero Quicksilver. Per quanto riguarda le seconde, invece, dobbiamo incolpare un poco lo sceneggiatore Simon Kinberg che, con qualche caduta di stile e semplicismo a volte pieno di melassa, risolve alcuni snodi narrativi (anche importanti) senza colpo ferire, senza lasciare che essi trafiggano il cuore dello spettatore e colpiscano a fondo.
Per fortuna per evitare che il pubblico si concentri su queste piccolezze c'è Singer, che torna in cabina di regia dopo aver curato i primi due capitoli della saga e che, tra una citazione a Terminator e i continui ammiccamenti ai fan dei fumetti e dei film, riesce ad imbastire un prodotto che sa reggersi sulle sue gambe senza essere troppo derivativo né troppo dipendente dai lavori precedenti a cui comunque è legato. A mettersi d'impegno c'è anche il cast, che vede ritornare i pezzi grossi Patrick Stewart e Ian McKellen nei panni dei personaggi del futuro, ma anche Jennifer Lawrence nel ruolo di Mystica, vera co-protagonista del film assieme a Wolverine, per l'ennesima volta portato sullo schermo da Hugh Jackman. Probabilmente uno dei punti deboli del film è un cattivo di poco spessore come Bolivar Trask, impersonato dal bravissimo Peter Dinklage, che viene presentato come uno spietato scienziato con tutte le intenzioni di distruggere i mutanti ma nessuna motivazione concreta per farlo (in X-Men 2, per esempio, il buon vecchio Brian Cox, che qui compare grazie ad immagini di repertorio e flashback, odiava i mutanti perché non seppero curare suo figlio, il quale uccise la madre grazie ai suoi poteri). Insomma, un villain che dovrebbe rappresentare il più grande nemico della razza mutante viene oscurato da spettacolari robot giganti senz'anima, che regalano delle ottime sequenze d'azione forse un tantino frenetiche per via del montaggio di John Ottman (anche autore delle colonne sonore) ma mai confusionarie, ma che impediscono di approfondire la componente psicologica del loro creatore. Nonostante questi leggeri scivoloni, la pellicola rimane una boccata d'aria fresca più che soddisfacente, soprattutto per chi non si aspettava più niente dai cinefumetti. E, visti i deludenti risultati di buona parte di essi negli ultimi anni, l'abuso della parola "capolavoro" in questo caso è più che giustificabile.
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RispondiEliminaCiao, saresti interessato ad una collaborazione con il portale Magazinella??
RispondiEliminaMi puoi contattare in privato? mattia.alle@yahoo.it
Eliminaciao potresti dare un'occhiata al mio blog? mi farebbe piacere ;-)
RispondiEliminahttp://rickyciak2000rises.blogspot.it/