Come non ricominciare in grande stile se non parlando di uno dei più importanti capolavori del cinema che fu, diretto da uno dei più importanti registi della storia? Ebbene sì, carissimi lettori, riportiamo in auge ciò che il tempo ha lasciato correre, e manteniamo vivo il ricordo dell'ottimo cinema Hollywoodiano degli esordi, parlando in questa pagina de Il Sospetto, classificato tra i migliori lavori del grande Alfred Hitchcock. Poche parole, dunque, ma incisive. Basta preamboli, parliamo del film.
Il merito di quest'ottima pellicola va sì dato ad Hitchcock e alla sua capacità nota a tutti di stregare lo spettatore e di giocare con qualsiasi reparto della pellicola come un bambino fa con i suoi action figures. Non possiamo però dimenticare che il rush finale è stato obbligato da una produzione ottusa e desiderosa di mostrare ancora una volta Cary Grant per come il pubblico lo conosceva. Se grazie a Hitchcock avremmo potuto godere un thriller meraviglioso e carico di tensione, con gli obblighi produttivi di Hollywood riusciamo addirittura a subentrare in un mondo psicanalitico, dove le paure della protagonista Joan Fontaine (Oscar come Migliore Attrice Protagonista) vengono continuamente messe in discussione e reindirizzate verso l'incertezza sia dello spettatore che del personaggio stesso. La sceneggiatura a sei mani scritta da Samson Raphaelson, Joan Harrison e Alma Reville (basata sul romanzo di Anthony Berkeley Before the fact) merita un encomio per la precisione con la quale nasconde i piccoli dettagli importanti per poter fare luce sul mistero creato attorno alla figura di Johnnie (Cary Grant, appunto), dipinto sin dall'inizio come un opportunista e un doppiogiochista, ma sempre lasciando un tono di insicurezza in quello che si sta narrando, così da fare in modo che lo spettatore non possa fidarsi di nessuno dei personaggi presentati nel film. L'efficacia con la quale Zio Alfred mette in scena la vicenda non ha bisogno di spiegazioni. Dici Hitchcock e dici Cinema, per cui l'unica cosa che possiamo fare in questo piccolo e breve post è elogiare la sensazionale sequenza finale, quella in penombra in cui la figura oscura e opprimente di
Cary Grant porta nella camera da letto della Fontaine un fluorescente bicchiere di latte... A voi le conclusioni, io vi consiglio di recuperare questo grande capolavoro e di guastarvelo nel migliore dei modi. Una delle migliori edizioni attualmente in commercio è quella dell'RKO, in custodia di plastica rigida e trasparente, senza contenuti speciali, ma tanto di speciale c'è già il film in sé.
Il merito di quest'ottima pellicola va sì dato ad Hitchcock e alla sua capacità nota a tutti di stregare lo spettatore e di giocare con qualsiasi reparto della pellicola come un bambino fa con i suoi action figures. Non possiamo però dimenticare che il rush finale è stato obbligato da una produzione ottusa e desiderosa di mostrare ancora una volta Cary Grant per come il pubblico lo conosceva. Se grazie a Hitchcock avremmo potuto godere un thriller meraviglioso e carico di tensione, con gli obblighi produttivi di Hollywood riusciamo addirittura a subentrare in un mondo psicanalitico, dove le paure della protagonista Joan Fontaine (Oscar come Migliore Attrice Protagonista) vengono continuamente messe in discussione e reindirizzate verso l'incertezza sia dello spettatore che del personaggio stesso. La sceneggiatura a sei mani scritta da Samson Raphaelson, Joan Harrison e Alma Reville (basata sul romanzo di Anthony Berkeley Before the fact) merita un encomio per la precisione con la quale nasconde i piccoli dettagli importanti per poter fare luce sul mistero creato attorno alla figura di Johnnie (Cary Grant, appunto), dipinto sin dall'inizio come un opportunista e un doppiogiochista, ma sempre lasciando un tono di insicurezza in quello che si sta narrando, così da fare in modo che lo spettatore non possa fidarsi di nessuno dei personaggi presentati nel film. L'efficacia con la quale Zio Alfred mette in scena la vicenda non ha bisogno di spiegazioni. Dici Hitchcock e dici Cinema, per cui l'unica cosa che possiamo fare in questo piccolo e breve post è elogiare la sensazionale sequenza finale, quella in penombra in cui la figura oscura e opprimente di
mi manca la visione di questa pellicola, anche se su zio Alfred vado sempre sul sicuro per quanto concerne il versante tecnico!
RispondiEliminaUna cosa assolutamente da recuperare.
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