17 novembre 2012

Jack & Jill


Adam Sandler è, in positivo e in negativo, una icona del cinema comico americano. Molti lo gradiscono, alcuni lo amano e altri non lo sopportano proprio. Vedere un film con Adam Sandler può essere divertente e atroce allo stesso tempo. Se poi l’attore si sdoppia il risultato potrebbe essere o terribile o fantastico. Tutto dipende da un regista capace di dosare bene tutti gli elementi della storia. Cosa che, però, Dennis Dugan non è in grado di fare. Commedia semplice dai toni leggeri e dall’happy ending telefonato già prima che passassero il trailer nel sale, Jack & Jill sarebbe potuto diventare il fiore all’occhiello di Adam Sandler, che qui interpreta sia lui che lei e che avrebbe potuto battere i numerosi sdoppiamenti di persona del cinema hollywoodiano, tra i quali spicca il memorabile lavoro di Eddie Murphy ne Il Professore Matto.
Ma purtroppo il film in questione risulta spesso povero di idee e privo di originalità. La colpa di tutto questo non va solo a una regia scolastica e piatta, ma anche alla sceneggiatura a quattro mani dello stesso Sandler e di Steven Koren, che non fanno altro che fondere assieme una gag dopo l’altra, col risultato di creare l’effetto “risata forzata”. Certo, un paio di volte si ride, ma è più per il fatto che tutta la messinscena sta continuamente degenerando e lasciando lo spettatore sempre più basito, che ride per il risultato finale e non per le battute. Se da un lato abbiamo questo miscuglio non omogeneo di scene-siparietto, dall’altro abbiamo un mix di personaggi a tratti stereotipati e altre volte più addirittura inutili. Adam Sandler, ad esempio, interpreta i due classici gemelli, uno posato ma in realtà solo stressato, l’altra esuberante e vivace ma in fondo buona di cuore. Ci sono poi la sprecata performance di Katie Holmes, l’inutile cammeo di Johnny Depp (indossa la maglia con il volto di Justin Bieber? Dovrebbe fare ridere?) e, soprattutto, l’ironia che si dovrebbe creare attorno al personaggio di Al Pacino, ma che invece risulta addirittura compassionevole (soprattutto nella parte in cui interpreta il Don Chischotte e in quella in cui balla per uno spot televisivo). Se poi vogliamo anche aggiungerci il pessimo lavoro di Computer Grafica e di Green Screen che ogni tanto sottolinea la scarsità del lavoro (vedere un così pessimo uso dello schermo verde nel 2012 è davvero triste), potete capire lo sdegno che ho provato nei confronti di questa insulsa e insoddisfacente pellicola. Insomma, una possibilità come un’altra di vedere un simpatico prodotto hollywoodiano andata in fumo a causa del politicamente corretto, dell’autocompiacimento e della mancata voglia di rischiare con qualcosa di più originale. Non ho nient'altro da aggiungere.



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