20 dicembre 2012

Gli Uccelli

Torniamo a parlare del maestro del thriller, colui capace di fare scuola ogni volta che dirige un film. Avrete certamente capito che si sta parlando di Alfred Hitchcock che, per l'ennesima volta, dirige un film in grado di entrare all'interno della storia del cinema. Non fosse per il titolo del post, sarebbe quasi impossibile capire di che film si sta parlando, perché raramente se si pesca dalla filmografia di Hitchcock si pesca male, per cui togliamoci subito il dente e spariamo il titolo: Gli Uccelli. Ancora una volta il buon autore britannico riesce ad orchestrare un insieme di interessanti e situazioni, mai tanto importanti quanto i temi trattati o l'apparato tecnico in questo film. Infatti le basi su cui si fonda tutta la trama sono la disturbante e sconvolgente colonna sonora e i geniali effetti visivi.
Sulla colonna sonora (nel vero senso del termine, ovvero effetti sonori, musiche e missaggio sonoro messi insieme) si potrebbero scrivere libri e libri: Bernard Hermann, aiutato da Remi Gassmann e da Oskar Sala segue le precise istruzioni di Hitchcock che dichiara "niente musiche, al di fuori di un paio di temi diegetici.". Si dà spazio al rumore ossessivo del battito d'ali e dei versi degli uccelli, trasformando proprio questo frastuono in musica ripetitiva, continua, incostante e fastidiosa. Con questa scelta il buon Alfred gioca il tutto per tutto e il risultato è più convincente: cattura lo spettatore e lo affianca ai protagonisti interpretati da Tippy Hedren e da Rod Taylor che, se in un primo momento perdono quasi 45 minuti a stuzzicarsi e a rincorrersi sui toni di una scanzonata commedia romantica, ecco che poi l'atmosfera cambia e il tutto si trasforma in una sfrenata lotta per la sopravvivenza. Scelta anch'essa azzeccata, perché il fatto che non cominci in medias res rende il tutto ancora più realistico: nessuno può prevedere una catastrofe naturale come un attacco collettivo da parte degli uccelli, per cui arriva all'improvviso, trasformando tutto ciò che prima era una nostra priorità in qualcosa di secondario e superfluo, per far posto ad una più che giusta lotta per la sopravvivenza. Anche l'idea di prendere attori poco noti aiuta molto il senso di realismo del film, poiché il pubblico può impersonarsi ancora meglio in loro e, grazie al finale aperto, lo spettatore può terminare la visione con un travagliato senso di incompletezza, ben conscio che gli orrori appena passati hanno sconvolto la sua vita in maniera forte e che è impossibile trovare un lieto fine all'interno di questo inferno. Gli effetti visivi, curati da una equipe di geni guidata da Ub Iwerks, godono della proprietà Lo Squalo al contrario: anche quando vengono appiccicati sullo schermo in maniera finta, risultano ancora oggi terribilmente efficaci. La frenesia creata all'interno delle sequenze, il panico degli abitanti, il caos generato dagli uccelli, il sangue che cola, il cielo coperto di tutti questi volatili, trasformano semplici corvi, gabbiani e altre specie in qualcosa di ripugnante e spaventoso. L'America non era pronta, però, per un finale così drammatico e per delle sequenze così violente, così la critica distrusse il lavoro fatto da Hitchcock al contrario del pubblico, che travolse l'opera con pareri positivi, apprezzamenti senza fine ed elogi a iosa. Anche se magari la prima parte è invecchiata un pochino male, non c'è ombra di dubbio che chiunque verrà ancora oggi catturato da questo film, emblema dell'horror moderno e innovativo esperimento cinematografico, impossibile da ricopiare o anche solo da osannare. Mel Brooks lo omaggiò in Alta Tensione, parodia interamente dedicata allo stile di zio Alfred, con una piccola gag ispirata all'attacco degli uccelli nella scuola elementare.


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