Continua imperterrito l'ennesimo ripasso della saga cinematografica incentrata sul mago più famoso dopo Merlino e Gandalf e sul mondo magico più interessante degli ultimi quindici anni. Questa volta si parla del quarto capitolo della saga, ovvero Harry Potter e il Calice di Fuoco. Alfonso Cuaròn abbandona la sedia da regista dopo l'esaltante e stratosferico episodio precedente e lascia il posto al regista Mike Newell, alla sua prima ed ultima apparizione come autore di un film della saga (successivamente arriverà David Yates, ma questa è un'altra storia), dirigendo una pellicola ricca di pro e di contro. La cosa più disturbante è sicuramente il ritmo altalenante della sceneggiatura di Steve Kloves, che alterna fantastici momenti visivi con lentissime spiegazioni e sequenze emotive che non hanno nulla di emozionante, soprattutto a causa dei dialoghi a volte ancora troppo fanciulleschi.
Questo però viene superato da tutto l'apparato dark che Newell riesce a impostare, trasformando finalmente il mondo fatato di Harry Potter in ciò che è realmente, ovvero qualcosa di pericoloso, oscuro e misterioso. Il cambio di rotta si intuisce già dalla prima scena, ma viene enfatizzato ancora di più nella geniale sequenza dei Mangiamorte alla coppa del mondo di Quidditch, senza che venga dimenticato poi nel corso del Torneo Tremaghi. Forse tutti questi tornei e queste gare da vincere e prove da superare son un altro punto debole: il discorso si concentra troppo sulle prove e troppo poco sulla parte thriller ed emotiva della storia, scivolando un po' nel noioso. Ma se la storia fa su e giù, l'impatto visivo di Newell e dei suoi collaboratori (in particolare la fotografia di Roger Pratt che ha molto da dire grazie ai numerosi cambi di location e alle miriadi di colori tra bacchette e fuochi magici) emoziona non poco: draghi iper-realistici, sirene repellenti, sequenze mozzafiato e personaggi interpretati meravigliosamente. Da segnalare l'entrata nella saga di Brendan Gleeson nel ruolo di Malocchio Moody, Miranda Richardson in quelli di Rita Skeeter, David Tennant nelle vesti di Barty Coruch Junior e, in ultimo, l'arrivo definitivo di Ralph Fiennes ad impersonare la nemesi del film, aka Lord Voldemort. Ebbene sì, questo capitolo segna in maniera decisamente drammatica (la morte del personaggio di Robert Pattinson, Cedric Diggory, scatenerà ben più di una reazione tragica all'interno del mondo magico) del cattivo per eccellenza, il Signore Oscuro che ha terrorizzato un intero universo e migliaia di lettori è finalmente riuscito a tornare e a scatenare la sua rabbia contro tutti quelli che gli avevano dichiarato guerra tempo addietro. La sequenza del suo ritorno è forse il fiore all'occhiello di tutto il film sotto tutti i punti di vista, comprese le musiche di Patrick Doyle, primo sostituto di John Williams che, sebbene recuperi il vecchio tema ormai iconico, porta a questa saga una nuova linfa sonora, rendendo il tutto come deve essere, molto più oscuro e infinitamente più malvagio. Harry Potter, finalmente, cambia rotta, i costumi di Jany Temime e le scenografie di Stuart Craig lo dimostrano, e finalmente possiamo cominciare a preoccuparci per il destino dei nostri beniamini. Ultimo piccolo elogio va al montaggio di Mick Audsley, capace di unire ogni inquadratura girata da Newell in maniera precisa e senza sbavature, rendendo il tutto più fluido. Sicuramente non il miglior film della saga (quel gradino se l'è ormai guadagnato il buon Cuaròn), ma decisamente un prodotto più che valido, nonostante qualche scivolamento di ritmo e una sceneggiatura non sempre solida. Da non perdere.
Tutto sommato bello. Ma il baratro era vicino...
RispondiEliminaBeh il visivo completa ciò che manca in sceneggiatura, alla fine. Un bel blockbusterone con le bacchette.
Eliminamolto bello a me piaciuto molto poi la prima sequenza e tutta quello di voldemort indimenticabili
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