27 gennaio 2013

To Rome With Love


Probabilmente tutti coloro che hanno conosciuto per la prima volta Woody Allen per la sua fantastica poetica dell’ultimo lavoro Midnight in Paris rimarranno un po’ delusi da questo film in salsa italiana. Tuttavia è ormai risaputo che, qua e là, il regista di New York sia capace di sfornare alcune pellicole un po’ più sottotono rispetto ad altre. È chiaro allo stesso modo che entrare nella mente di un autore come Allen è pressoché impossibile, e l’unica cosa che possiamo fare è sederci e cercare di trarre le nostre conclusioni rispetto al film che abbiamo appena visto. In To Rome with love ci sono almeno quattro riflessioni da fare, poiché quattro sono le storie che si articolano durante il corso della trama, tutte e quattro ambientate in una Roma dai colori caldi e passionali, riempita di attori americani mescolati con performer italiani che, incredibilmente, si dimostrano (quasi) tutti all’altezza della situazione. Le storie colpiscono tutte in maniera diversa (a ognuno la sua preferita), nelle quali troviamo un etereo (o forse no? Non è così fondamentale saperlo, dopotutto. Anzi, è proprio questo alone di mistero a rendere divertente la cosa) Alec Baldwin pronto a dare consigli dall’alto della sua esperienza ad un istintivo Jesse Eisenberg che tenta di resistere ma allo stesso tempo di portarsi a letto la migliore amica della sua ragazza.
Abbiamo poi un simpatico Roberto Benigni che impersona la versione italiana del canonico personaggio della filmografia del regista, personaggio che per l'occasione diventa duplice, poiché lo stesso autore ritorna dopo tanti anni davanti alla macchina da presa per regalarci una nuova performance divertente che risuona come un simpatico deja-vu. C’è poi Penelope Cruz, una maestrina erotica pronta a dare lezioni di sesso ad un inesperto Alessandro Tiberi, che ritornerà tra le braccia della sua Alessandra Mastronardi, la quale viene sedotta da un ammiccante Antonio Albanese e da un ottimo Riccardo Scamarcio (forse per la sua rapida presenza in scena, o forse per le indicazioni di un regista americano, ma chissà se riuscirà a ripetere questa performance originale in futuro. Noi lo speriamo, sia per lui che per il pubblico). La cosa interessante è notare come Allen inserisca tantissimi temi importanti per lui come la morte, l’adulterio, l’amore vero e la ricerca della fama in tutte e quattro le storie, dove più e dove meno, senza mai lasciare lo spettatore a bocca asciutta di riflessioni. Ecco quindi che il regista dipinge la sua versione di Roma, dando una visione particolare della città eterna, vista come una capitale comune, ricca di vicoli sconosciuti, labirintica e caotica, ma resa speciale dai suoi monumenti e dalla sua storia. Peccato per qualche battuta scontata e per qualche gag non proprio divertente (Benigni che si cala le brache in mezzo alla strada potrebbe fare sorridere qualcuno e infastidire qualcun altro), come anche per alcuni personaggi poco approfonditi rispetto ad altri. Dispiacciono molto, poi, i due narratori all’inizio e alla fine del film, che cercano di rendere il film più unito e meno frammentato ma che non riescono per niente nel loro intento (anzi, spezzano proprio l’incanto e lo humour presente all’interno delle storie). Do sottolineare, in tutto questo articolarsi di storie ed eventi, l’importante ruolo giocato dalla figura femminile, pronta sempre a bacchettare, sostenere, istruire e consolare l’uomo (perfino la prostituta Penelope Cruz ha qualcosa da insegnare!). Tra escort, tradimenti, equivoci imbarazzanti, situazioni a volte assurde e altre più oniriche, Woody Allen ci regala la sua personalissima Roma, confezionando un film più vicino alla portata del grande pubblico rispetto a quanto lo sia stato il precedente racconto parigino, ma comunque ricco di simpatia, godibile e riflessivo.


6 commenti:

  1. non un film memorabile... ma è più l'immensa figura del regista che offusca tutto, anche. Ma dopo tutta quella sfilza di capolavori glielo si perdona volentieri XD

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    1. Beh, ti dirò, io non lo reputo così scarso. Non il miglior Allen, ma si guarda tranquillamente e con una divertita ironia, senza che gli occhi comincino a sanguinarti come con "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni".

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  2. Terribile. Veramente terribile. Certo lo si può perdonare a uno come Allen, per carità. Anche Scorsese ha fatto le sue cazzate, tutti i grandi possono inciampare una volta, ma non carambolare giù dalle scale come ha fatto Allen con questo pessimo e svogliato film. Però ripeto: lo perdono. Ma proprio a Roma, in Italia, doveva girare sto film?!

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    1. Quanto astio, a me mica è dispiaciuto così tanto. Certo, evitabile, ma così terribile boh... Perché proprio a Roma? Non è che la pessima qualità dell'arte nostrana moderna annichilisce qualunque cineasta straniero che si avvicina alla nostra terra? :O

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    2. E c'hai proprio ragione:) Sante parole.

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  3. Sempre meglio un Allen minore che una qualisasi commediola di adesso, che poi il film non sia riuscito e chiaro ma la tipica ironia di Allen riesce ad intrattenere.

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