Uomini di latta, superuomini, giganti verdi, mutanti, alieni, supereroi con superproblemi, antieroi, eroi improvvisati, supergruppi; dopo una lista talmente lunga da permettere alle grosse major di propinarci un cinecomic al mese (all'incirca) la speranza in qualcosa di diverso, particolare, curioso e fresco era ormai svanita. Mai pregiudizio fu più errato: James Gunn entra in contropiede nel mondo dei fumetti, se ne frega di tutti, sta alle regole della Disney/Marvel ma si impone come un nostalgico autore di un cinema che ormai è merce sempre più rara, quei blockbuster che accontentavano pubblico, critica e botteghino e che servivano sì a rimpinguare le casse delle produzioni, ma che riuscivano anche ad offrire del sano divertimento goliardico senza la pretesa di puntare sull'eccesso di seriosità o sull'abuso della risata facile, con il rischio di rivolgersi ad un pubblico o di soli adulti o di soli bambini (leggi anche fanboy).
Guardiani della Galassia è finalmente del sano divertimento per tutti che non ha paura di mettere in gioco riferimenti sessuali e personaggi non completamente eroici, ognuno con il proprio obiettivo e i propri trascorsi, i quali si troveranno inevitabilmente a collaborare per necessità. Siamo ben lontani da quell'universo in cui Iron Man se la faceva nella tuta, o dove Spider-Man non sentiva il peso della morte di suo zio: qui, nella galassia, il passato è un tormento continuo, un'ombra dalla quale non si può fuggire e, sebbene ci si possa ironizzare sopra e riderci di gusto (e con gusto), c'è sempre quell'alone di timore che esso torni prima del previsto a bussare alle porte di ognuno dei personaggi principali. Certo, ci sono sempre i super colorati e pastellosi villain di casa Marvel da combattere, ma già lo scrollarsi di dosso l'ironia forzata e, soprattutto, il "bambino-di-riferimento" (il solito bimbo messo in scena affinché il pubblico di infanti possa identificarsi nella pellicola, lo potete trovare in Iron-Man 3, nei due The Amazing Spider-Man, in Thor - The Dark World e persino in The Lone Ranger, che non è Marvel ma è pur sempre Disney), limitando questa figura ai primi tre minuti, essenziali per entrare in empatia con Starlord già da subito: personaggio adulto e bambino nella stessa pellicola, è finalmente punto di congiunzione dei due diversi pubblici (colpo da maestro), impersonato dall'ottimo Chris Pratt. Poi c'è Zoe Saldana, riferimento femminile e quota rosa del supergruppo, il brutale dal cuore d'oro Dave Bautista e il duo di spalle comiche in CGI che hanno le voci di Vin Diesel e Bradley Cooper e che, se vogliamo seguire la folla che lo elogia a nuovo Guerre Stellari, possiamo paragonare a Ian Solo e Chewbacca. Ogni personaggio vuole essere compreso fino in fondo dallo spettatore che, divertito, si lascia trascinare in questa sfrenata corsa per tutto l'universo dove le emozioni non mancano, ma le quali non sovrastano in nessun modo tutto ciò che ci vuole per confezionare un ottimo blockbuster d'intrattenimento: ritmo, azione, divertimento, ottimi effetti speciali, regia pulita e mai caotica. Il tutto farcito da apprezzabili riferimenti alla cultura pop degli anni 70/80, dalle musiche al già nominato Star Wars. Speriamo solo che nel prossimo capitolo non si scopra che Starlord è il figlio di Darth Vader!
Concordo in toto. Film davvero bello e, soprattutto, coerente. Coerenza nata poi da una scrittura intelligente - e ci voleva, dopo tutte quelle monnezze.
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