4 dicembre 2012

Una Famiglia Perfetta

Quando ho visto il trailer di questo film ho subito pensato "strano, una commedia italiana interessante" per poi scoprire che si trattava in realtà di un remake del film spagnolo La Familia... "Ah, ecco spiegata la magagna", mi sono detto. Eppure ho voluto dare fiducia a questo progetto e, in particolare, a Paolo Genovese che è riuscito a tirare fuori questa rivisitazione tutta italiana dopo anni di lunghi accordi e liti con le varie produzioni e i vari detentori dei diritti della pellicola originale.
Il risultato è un delicatissimo mix di cinema italiano con gag vecchio stile assieme a del sano umorismo europeo (generalmente molto anglosassone, ma mai eccessivamente british, per questo l'utilizzo dell'aggettivo europeo) per lanciare un messaggio romantico decisamente importante, soprattutto sotto il periodo natalizio dell'anno. Protagonista Sergio Castellitto nel ruolo del filantropo che affitta la compagnia di attori capitanata dall'eccellente Marco Giallini e arricchito dai volti di Borisiana memoria di Carolina Crescentini ed Eugenia Costantini, senza dimenticare il simpaticissimo cammeo del fu Biascica Paolo Calabresi. "Il Fu" è tra parentesi una simpatica cornice con la quale presentare questi attori, perché rimanda sì al loro passato, ma anche a quello italiano, in particolare quello letterario. I più letterati tra voi avranno già capito che sto per citare il maestro drammaturgo Luigi Pirandello, ideatore effettivo dello sfondamento della quarta parete, tecnica usata all'infinito in questa pellicola della quale, tra l'altro, non abbiamo ancora citato il titolo (nonostante sia reperibile all'inizio della recensione e nella locandina qui accanto): Una famiglia perfetta. Simbolo della quarta parete sono i numerosi vetri della casa affittata per dare vita a questa pièce natalizia dallo spettatore unico e conscio dell'inganno narrativo, dalla finta moglie Claudia Gerini fino al falso figliolo interpretato dal quasi esordiente Eugenio Franceschini. Altro punto forte è quello, infatti, di puntare su un paio di volti noti e di dare visibilità ad attori abbastanza navigati ma mai eccessivamente popolari, evitando quindi di rimanere costretti dalle classiche macchiette comiche (tipo Enrico Brignano che fa Brignano o Christian De Sica che fa De Sica) e creando personaggi nuovi e tutti da scoprire. Sceneggiatura ad hoc e ritmo geniale, ma non solo: le simpaticissime gag, siano esse fisiche, dialogate o anche solo freddure, hanno una loro cadenza e non smettono mai di fare sorridere e ridere lo spettatore. Le musiche sono scelte in maniera accurata e i motivetti di Emanuele Bossi fanno tutto il possibile per enfatizzare il lato comico del film. La fotografia di Fabrizio Lucci, al contrario, dona quel lato di realismo alle sequenze in esterna e quel tocco di finzione adeguato per le scene in interno. I personaggi infatti diventano loro stessi solo fuori dalla casa-teatro piena di vetri per fare in modo che tutti possano essere spettatori senza sentirsi fuorviati da tutto ciò. Il tragicomico, per concludere, si fonde perfettamente durante tutta la storia (curata da Genovese assieme a Marco Alessi e basata sullo script originale di Fernando Leòn de Aranoa) fino al drastico cliffhanger finale del tutto in sintonia con il ritmo del film. Ci voleva un remake, quindi, per smuovere lo stallo in cui si trovava la commedia italiana? Chi lo sa, mentre attendiamo insieme per scoprirlo, continuiamo ad applaudire allegramente l'ultima fatica di Paolo Genovese e dei suoi collaboratori.


2 commenti:

  1. se ne parli così bene mi fido allora. Un'occhiata gliela do ;)

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    1. C'è tanto Pirandello in questo film, e tanta buona fotografia. Alla fine non si può volergli male. La stella in più è forse solo per il cammeo di Biascica, che lo ADORO. Però secondo me tre stelle e mezzo se le merita tutte, come commedia italiana.

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