La minestra riscaldata ogni tanto è necessaria, perché quando si mettono a bollire tante, troppe cose insieme, tenere qualche avanzo per il giorno dopo (in questo caso per l'anno dopo) non è mai male. Torna infatti il gruppo strategico di realizzazione che ha organizzato e confezionato il prototipo, compresi Chris Columbus alla regia e John Hughes alla sceneggiatura, il quale rimescola gli stessi elementi dando una spolverata a qualche idea nuova e applicandola ad una formula che ha funzionato alla perfezione nel primo Mamma Ho Perso L'aereo e che ancora una volta riesce a portare il risultato a casa senza troppe sbavature, nonostante qualche calo di originalità rispetto al primo capitolo. Stesso cast, con Macaulay Culkin nei panni della piccola peste dal viso d'angelo, Joe Pesci e Daniel Stern che tornano ad interpretare i due sfigati ladruncoli da quattro soldi che le prenderanno di santa ragione, la famiglia McCallister al completo e le new entry Brenda Fricker (a sostituire il misterioso e spaventoso vicino pseudo-assassino del primo capitolo con una terrificante ed Hitchcockiana signora dei piccioni che però non ha lo stesso mordente del particolare personaggio presentato nel repcedente film) e Tim Curry nel ruolo del portiere del più grande hotel di New York dove avverrà buona parte del film.
Recuperato dal primo capitolo anche il cast tecnico, dove ritroviamo ancora una volta John Williams intento a ricalcare le vecchie colonne sonore create per il prototipo sfornando un paio di nuovi motivi senza esagerare, Raja Gosnell al montaggio pronto a svolgere il suo compitino in maniera scolastica ed evitando manierismi futili, e Julio Macat come direttore di fotografia ancora una volta al pieno servizio di Columbus, sempre pronto ad offrire delle delicate atmosfere natalizie certamente di gusto comune ma mai eccessivamente ed inutilmente sfarzose. Qualche gag non scivola via come dovrebbe e alcuni momenti sono un po' troppo surreali, come i paroloni infilati in bocca al piccolo Culkin durante il dialogo a due assieme alla Fricker, momento che purtroppo non riesce ad essere realistico come dovrebbe. Non che il film voglia farsi prendere così tanto sul serio, ma qualche messaggio buttato con una enfasi meno marcata non avrebbe guastato al senso complessivo dell'opera. Si ammicca invece al primo film con molta facilità ma senza scadere nella comicità già vista, approfittando delle gag più solide e divertenti del prototipo, recuperandole e riproponendole con qualche miglioria e affiancandole ad altre idee nuove e inedite. Il risultato è lo stesso medesimo prodotto che è stato portato sugli schermi l'anno prima, con alcuni momenti edulcorati all'eccesso, un paio di spunti particolari e due o tre momenti che funzionano a fatica. Tutto sommato il risultato non è disastroso, anzi, pregevole e divertente perché, come si diceva all'inizio, qualche volta la minestra riscaldata non fa male, e se ci si aggiunge un pizzico di sale e un paio di ingredienti nuovi e appetitosi, il pasto potrebbe essere comunque sorprendente, per cui tanto di cappello al lavoro di Columbus e della produzione che amalgama un polpettone già consumato assieme a qualche nuova chicca, riuscendo a cavarsela senza troppe sbavature.
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