3 gennaio 2014

Into Darkness - Star Trek

Riportare in auge una vecchia serie televisiva adorata da milioni di persone guardando però più al nuovo pubblico giovane che non a chi quel mondo lo conosce già è una cosa molto difficile, ci voleva un importante nome contemporaneo che richiamasse tante aspettative ed è stato trovato in J. J. Abrams. Considerato da molti l'erede per eccellenza del cinema di Spielberg, questo autore si ritrova per la seconda volta alla guida della flotta di Star Trek in Into Darkness, pellicola che mette in mostra molti spunti interessanti, ma che spesso e volentieri li accantona per dare spazio all'azione e a qualche siparietto comico decisamente eccessivo.
Il capitano Kirk viene rimosso dal suo incarico dopo l'ennesima mancanza di responsabilità, ma scoprirà che forze oscure sono in combutta per rovesciare il destino della galassia e ovunque si volti non vedrà altro che nemici. Di chi si potrà fidare se non del suo equipaggio? Nonostante un mix ben studiato di tutte quelle cose che fanno bene ad un blockbuster, in questo prodotto azione, politica e commedia non sono gestiti in maniera equa e, guardando più al pubblico di oggi che a quello di ieri, è normale che Abrams prediliga le sequenze ricche di battute e di CGI piuttosto che evidenziare i discorsi interessanti accennati dai personaggi. Mettere sul tavolo di lavoro, o meglio, rispolverare un cattivo come Khan e renderlo così profondo, terrificante, infido e ambiguo è geniale, questo bisogna ammetterlo, e sarebbe stata una grossa perdita per il film non trovare il volto ideale per portare sullo schermo questo villain. Fortunatamente la produzione ha avuto l'occhio lungo di accaparrarsi un'altra star dei giorni nostri che risponde al nome di Benedict Cumberbatch: tra i migliori giovani attori che hanno avuto la possibilità di sfondare sul grande schermo, riesce da solo a tenere alta la tensione del film e si lascia alle spalle gli altri protagonisti, primo tra tutti Chris Pine, che con la sua performance scolastica evidenzia ancora di più la differenza di bravura tra lui e il suo nemico giurato. Senza Cumberbatch a dare (nuovamente) vita a Kahn la pellicola avrebbe avuto la metà del carisma e si sarebbe dovuta appoggiare tutta sulle spalle di Zachary Quinto, ottimo nei panni di Spock ma anche lui limitato da un semplicissimo e superficiale siparietto romantico con la sua bella Zoe Saldana. Ma per fortuna Benedict c'è e risolleva le sorti dell'intero lavoro; che cos'è, dunque, che non convince di questo film? Potenzialmente nulla, non fosse che il tutto risulta una semplicissima fotocopia dei tanto elogiati classici d'avventura che abbiamo imparato ad amare negli anni settanta e ottanta. Prendete Indiana Jones e infilatelo in una nave spaziale: ecco, vi siete fatti l'idea giusta di quello che potrete trovare in questo film. Non c'è nulla di male in tutto questo, ma con delle potenzialità così alte si poteva puntare davvero oltre la frontiera, invece si decide di giocare (e vincere) facile, il che non è errato, ma alla fine della visione un pochino di amaro in bocca resta.


3 commenti:

  1. A me invece è sembrato che un cattivo con le potenzialità e l'intelletto di Kahn non sia stato sfruttato a dovere, creando quindi un qualcosa di bello ma che non soddisfa appieno.

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    1. Concordo, io infatti parlo nello specifico dell'interpretazione di Cumberbatch, non della scrittura del personaggio. La scrittura dell'intero film è traballante, secondo me, o per meglio dire poco approfondita.

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  2. Io sottolineerei anche l'irritante e spropositato uso di quei maledettissimi "blue flare"

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