6 luglio 2013

Tropic Thunder

Divertire e divertirsi realizzando una pellicola e facendo in modo che entrambe le sensazioni vengano reperite dal pubblico è forse una delle migliori vie per fare commedia, soprattutto se si tratta di comicità demenziale, ultimamente anche troppo abusata e spesso vittima di eccessive critiche ma anche protagonista di pellicole che molte volte scivolano in battute scontate e pessime. Questo in Tropic Thunder non succede, forse anche per il fatto che Ben Stiller è ormai un esperto del genere e quindi sa benissimo come trattare la materia, ma probabilmente anche perché il suo nome figura alla regia, alla sceneggiatura (assieme a quello di Justin Theroux, con cui ha scritto il soggetto, e di Etan Cohen), alla produzione e all'interno del cast, come protagonista principale. Un progetto, insomma, a cui teneva particolarmente e per il quale ha deciso di giocare le sue carte migliori. Navigato attore di commedie americane, Stiller dietro la macchina da presa riesce a dare del suo meglio surclassando alcuni dei tanti registi assieme a cui ha lavorato e dimostrando di saperci fare e di saperne tanto di cinema, facendosi affiancare da attori del calibro di Robert Downey Jr. (nominato anche all'Oscar per la sua interpretazione in questo film) e Jack Black, spesso utilizzato per film minori e "rockeggianti", ma forse uno dei migliori attori in circolazione oggi.
Tra ironiche sottigliezze che scimmiottano Hollywood e il suo essere fabbrica di sequel, remake, reboot e quant'altro, il film è farcito di tante simpatiche citazioni che piaceranno al più sfegatato cinefilo e vive di una sceneggiatura perfettamente calibrata a dovere, farcita di tantissime battute e sempre pronta ad offrire enfasi al momento, per poi fondere realtà e meta-cinema al meglio, fornendo interessanti spunti di divertimento e senza mai rallentare il suo ritmo frenetico e sostenuto, dai fake-trailer fino al balletto finale che prosegue mentre scorrono i primi titoli di coda. Oltre alle epiche musiche di Theodore Shapiro e alla precisa fotografia di John Toll, il film si avvale di co-protagonisti d'eccezione, come un interessante Matthew McConaughey e la forse più esilarante interpretazione che Tom Cruise sia stato capace di fornirci nel corso della sua ricca carriera. Si smitizza l'attore, si riflette sul modo di fare cinema, si ridicolizza la figura del regista (nella spassosa e grottesca sequenza esplosiva in cui Steve Coogan fa la sua ultima apparizione nel film), si svilisce il concetto di eroe nazionale e si distrugge, in maniera sempre rispettosa, uno dei pilastri della produzione Hollywoodiana: il cinema di guerra, quello che parla dell'America come protagonista-nazione e che dimostra quanto gli Stati Uniti siano migliori degli altri Paesi. In sostanza Ben Stiller distrugge il cinema d'oltreoceano e tutti i suoi vessilli, facendolo però senza mai sembrare cattivo, critico, cinico o reazionario, anzi essendo lui stesso l'interprete della figura che più di tutte viene demolita da questo film, ovvero il protagonista principale, esaltato attore un tempo acclamato dal pubblico ma ora in caduta libera e al quale tutto il mondo del cinema ha ormai voltato le spalle. Si ride a crepapelle dall'inizio alla fine, evitando però che le risate vadano a vuoto e offrendo a tutto il mondo una leggera e spensierata ma sottile e importante analisi sulla produzione filmica americana contemporanea. 


6 commenti:

  1. L'intelligenza di base c'è, ed è anche molta, ma... il problema è che dopo i fake trailer iniziali non ho più riso.

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