5 ottobre 2013

Gravity 3D

Come una bambina che lentamente cresce e prende confidenza con ciò che la circonda, Sandra Bullock scopre un mondo che non ha mai conosciuto, a migliaia di chilometri di distanza da quello che veniva sfiorato da lei fino a qualche giorno prima. Inviata nello spazio come supporto tecnico per una missione, vede il suo shuttle travolto da alcuni detriti imprevisti e dovrà cercare di salvarsi la pelle. In un primo momento verrà aiutata dal personaggio impersonato da George Clooney che, come una figura paterna, la guiderà e le spiegherà come si sopravvive in questi casi estremi, lui che di quel mondo è un esperto e ci ha vissuto una vita intera. Più avanti sarà costretta a proseguire da sola verso la salvezza, essendo riuscita a raggiungere una maturità tale da riuscire a sopravvivere anche da sola senza più l'appoggio di una figura paterna, che la lascia in balia della sua vita per amore e non per cattiveria. Ma le avversità della vita si fanno sentire ancora una volta e, come una tempesta, colpiscono ripetutamente e violentemente le povera donna la quale, sballottata dai detriti e in balia dell'assenza di gravità, si arrabbierà con la tecnologia che dovrebbe aiutarla e invocherà un soccorso esterno superiore, uno Houston invisibile e impercettibile, lontano, neutrale ed intangibile, che non le risponderà.
Un giorno qualsiasi trasportato nello spazio sconfinato per raccontare la vita così com'è: complicata, tragica, sempre pronta a scaraventarti addosso una miriade di problemi e crudele nel suo non aspettare che tu sia in grado di rialzarti. Gravity 3D sposa in maniera perfetta l'intrattenimento da blockbuster, il respiro d'autore di Alfonso Cuaròn (regista unico e sceneggiatore assieme a suo figlio Jonàs Cuaròn) e il realismo minuzioso grazie agli ottimi effetti speciali e, soprattutto, allo stupendo missaggio sonoro che rende il silenzio dell'universo protagonista tanto quanto la Bullock, la quale interpreta in maniera fisicamente e psicologicamente impressionante uno dei protagonisti meglio scritti da molti anni a questa parte, capace di entrare in sintonia con lo spettatore già dai primi minuti, reale, vero e mai sopra le righe (come invece potrebbe risultare quello di Clooney, un po' troppo gigione vista la situazione estrema, ma scritto così per cercare di allentare la tensione e l'angoscia che afferra il cuore del pubblico già dal primo disastro). Con una mano delicata, fredda e sempre sotto controllo, Cuaròn racconta tramite lunghi ed intensi piani sequenza e pochissimi tagli di montaggio (curato da lui stesso assieme a Mark Sanger) la paura di perdere il controllo della propria vita e di rimanere in balia degli eventi e delle situazioni, incapaci come siamo di pensare di potercela fare e sempre bisognosi di un appiglio (onirico, religioso, umano, concreto che sia) per potercela cavare. Qualcuno, insomma, che ci faccia ritrovare la strada giusta e che ci ricordi che mollare è sempre sbagliato. Un lavoro di stile immenso (il direttore di fotografia Emanuel Lubezki si accontenti di un breve elogio tra parentesi, perché troppo si dovrebbe dire sulla sua maestria alla ricerca del realismo più impressionante e minuzioso). Un gioiello contemporaneo che rischia di non essere compreso e quindi sottostimato da buona parte del pubblico ma che invece catturerà già dai primi minuti (di piano sequenza, ricordiamolo. Un piano sequenza lungo circa venti minuti) lo spettatore in grado di entrare in empatia con la protagonista, che cercherà di afferrare assieme a lei ogni appiglio possibile per potersi salvare la vita. Un film che trasporta il pubblico al di là dell'atmosfera assieme ai due protagonisti e che ce lo lascia fino ad una brusca, amniotica, violenta e tanto agognata rinascita.


5 commenti:

  1. Vado a vederlo stasera. Ero scettica ma lo state descrivendo tutti come il filmone del secolo, quindi... :P

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  2. Fantascienza (ma poi tanto?) profondamente umana e sgombra da effetti speciali. L'uomo messo di fronte alle sue paure, senza eroismo nè epicità. Cronaca di un'odissea, la disperata ricerca della sopravvivenza nel silenzio totale. Quasi assordante.
    p.s. complimenti per il blog, appena scoperto. Ti seguirò.

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    1. Ti ringrazio! Sei il mio trentesimo membro! Se vuoi dare un'occhiata anche sul canale YouTube lo trovi sulla barra qui a destra. :)

      Concordo con le tue parole, silenzio assordante riassume tutta l'intensità di Gravity.

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  3. Complimenti per il blog. Ottime recensioni.
    Purtroppo sono completamente in disaccordo.
    Regia ottima, belle sequenze, ma sceneggiatura ridicola e inesistente.
    Il finale poi, di una banalità sconcertante.

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