Ancora una volta il regista Lasse Hallstrom torna a parlare di rapporti di coppia e di amore in una sua nuova pellicola dalla partenza apparentemente satirica. La storia parla infatti di un ricco ed eccentrico sceicco che decide di investire i suoi soldi in una idea apparentemente folle: trasportare dei salmoni dalle acque scozzesi allo Yemen e farli vivere affinché la gente possa praticare la pesca al salmone anche nel medio Oriente. Convinto che il mondo, o quantomeno l'Inghilterra, possa trarre un profitto positivo a livello di morale sociale, il Ministero degli Esteri decide di spingere e incentivare questo progetto. Ispirato al libro di Paul Torday, Il Pescatore di Sogni ha purtroppo la pessima idea di dimenticare questa trama politico-sociale per favorire la narrazione di una storia romantica scritta per lo schermo da Simon Beaufoy e interpretata dai due protagonisti Ewan McGregor ed Emily Blunt, quasi destinati ad amarsi per sempre e che rappresentano in maniera anche piuttosto banale la versione effettiva e reale della metafora del pescatore, paziente e tollerante, che verrà premiato in futuro con un pesce.
Scontato è anche il messaggio che mette a confronto la scienza delle cifre e dei numeri con la fede nel senso lato del termine, non tanto quella religiosa quanto quella dell'attesa, della speranza, del futuro, entrambe facce della stessa moneta che si possono fondere per dare un senso di completezza alla vita e ai tentativi disperati ma pieni di volontà e positivismo come quello dello sceicco impersonato da Amr Waked, disposto a tutto pur di dimostrare a tutti che il suo sogno può diventare realtà e che due popoli possono concretamente unirsi e diventare un unico grande mondo. Quest'ultimo è forse il più interessante messaggio che il film porta con sé, peccato però che, come già detto in precedenza, Hallstrom lo accantoni brutalmente per fare posto al solito triangolo amoroso di lei, lui e l'altro raccontato in maniera abbastanza diversa dal solito e con una lungimiranza non trascurabile. Il regista opera infatti la buona scelta di inserire all'interno dei rapporti tra i personaggi quel pizzico di tristezza e insofferenza che rende il tutto più reale possibile, mascherando la storia d'amore zuccherosa in qualcosa di diverso, o semplicemente mostrandola in una maniera più reale del solito, impedendo che tutto il film finisca con il classico finale in pieno stile "felici e contenti", valido per tutti e che rovina buona parte delle commedie romantiche interessanti a causa di una irrealtà quasi forzata che è ormai diventata più doverosa che voluta all'interno di film di questo genere. La storia finisce bene, questo è evidente già dalla locandina del film, ma c'è sempre quel qualcosa che fa in modo che alcuni personaggi presentati tornino a casa con il cuore spezzato, e il bello di questo modo di raccontare il romanticismo sta proprio qua: lo spettatore più emotivo non riesce ad essere completamente felice per i propri protagonisti, poiché c'è in lui quella piccola parte che continua a pensare a quei tre o quattro che sono usciti di scena in modo naturale e umano, ovvero mostrando un lato triste e malinconico e rendendo il film meno edulcorato rispetto a ciò che si sarebbe visto se ci fosse stato un altro autore dietro la macchina da presa. C'è, insomma, qualcosa che si salva di questo ennesimo film di Lasse Hallstrom, il quale riesce tranquillamente a farvi passare una serata in simpatia, divertendovi con qualche gag non troppo scontata e appassionandovi con personaggi reali al punto giusto, anche se l'amaro in bocca per non aver spinto ancor di più sulla satira politica resta.
A mio parere un film davvero insulso. E la scena di McGregor che difende lo sceicco con un colpo di canna da pesca ho fatto uno dei facepalm più clamorosi della mia vita
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