Come riassumere a grandi linee la storia del
cinema horror? Ci pensano due menti geniali, il regista e sceneggiatore Drew
Goddard e il produttore e co-sceneggiatore Joss Whedon, che decidono di
rivisitare e omaggiare questa categoria di pellicole, aggiungendo anche
qualcosa al genere. Non è stato un anno roseo per il cinema horror, questo 2012,
che ci ha regalato qualche sporadico titolo per il genere, nessuno di
questi memorabile. Quella casa nel bosco ha però il punto forte di basarsi su
tutto quello che c’è stato di buono per questa categoria durante il corso degli
anni.
Con un colpo da maestro, Drew Goddard e Joss Whedon mescolano i toni più sdrammatizzati di Wes Craven con quelli decisamente più critici e forti di George A. Romero, spruzzando sull’ora e mezza di film un’alone di Sam Raimi che pervade sia la sceneggiatura che il piano di regia, aggiungendo come ciliegina sulla torta un pizzico del miglior Paul W.S. Anderson. Su questa rotta i due riescono a costruire una storia che si può riassumere apparentemente come una summa precisa delle pietre miliari dell’horror, ma che riesce allo stesso tempo a regalare allo spettatore qualcosa di originale e sensato, inserendo sangue, violenza e nudità femminili tipiche delle pellicole più moderne, ma evitando di basare tutto quanto su questi aspetti visivi e commerciali del tutto inutili. Anzi, riescono molto bene a dare un significato solido anche alla decisione più economica di tutte, facendo in modo che il perno fondamentale di tutto sia il mistero che avvolge la casa e sul quale i ragazzi vogliono fare luce. L’inizio non promette bene, ma lentamente i tasselli del puzzle vanno tutti al loro posto, componendo un film che mescola azione, paura e tensione in un mix perfetto tra vecchio e nuovo cinema. Proprio come sono perfette le citazioni che, come un cubo di Rubik, hanno bisogno delle giuste mosse per poter funzionare tutte assieme. Ottimi i dialoghi che, oltre a sdrammatizzare qua e là la tensione, hanno anche l’importante onere di raccontare al pubblico chi siano i personaggi, che cosa stia succedendo, quali siano i misteri da risolvere e che cosa ci sia dietro a tutto quanto. Perfetto anche il cast, dove i ragazzi si muovono in maniera corale ma, allo stesso tempo, rimangono diversi l’uno dall’altro (i cinque sono Chris Hemsworth, Kristen Connolly, Anna Hutchinson, Fran Kranz e Jesse Williams), supportati da un cast di contorno dal quale emergono i due rappresentati principali del “reparto cattivi”, Richard Jenkins e Bradley Whitford, più un piccolo cameo finale di Sigourney Weaver. Peccato per qualche scricchiolio nella parte conclusiva, dove il film si trasforma leggermente in un fumettone divertente, scelta che farà storcere il naso a chi vorrebbe spaventarsi dall’inizio alla fine. Decisione, questa, che comunque non stona e che gli spettatori più attenti si sarebbero dovuti aspettare, visto che Goddard ha sceneggiato alcune puntate di Buffy, Angel e Alias, tre serie televisive, due delle quali sono state create da Whedon, regista tra l’altro dell’ultimo cinecomic The Avengers.
Con un colpo da maestro, Drew Goddard e Joss Whedon mescolano i toni più sdrammatizzati di Wes Craven con quelli decisamente più critici e forti di George A. Romero, spruzzando sull’ora e mezza di film un’alone di Sam Raimi che pervade sia la sceneggiatura che il piano di regia, aggiungendo come ciliegina sulla torta un pizzico del miglior Paul W.S. Anderson. Su questa rotta i due riescono a costruire una storia che si può riassumere apparentemente come una summa precisa delle pietre miliari dell’horror, ma che riesce allo stesso tempo a regalare allo spettatore qualcosa di originale e sensato, inserendo sangue, violenza e nudità femminili tipiche delle pellicole più moderne, ma evitando di basare tutto quanto su questi aspetti visivi e commerciali del tutto inutili. Anzi, riescono molto bene a dare un significato solido anche alla decisione più economica di tutte, facendo in modo che il perno fondamentale di tutto sia il mistero che avvolge la casa e sul quale i ragazzi vogliono fare luce. L’inizio non promette bene, ma lentamente i tasselli del puzzle vanno tutti al loro posto, componendo un film che mescola azione, paura e tensione in un mix perfetto tra vecchio e nuovo cinema. Proprio come sono perfette le citazioni che, come un cubo di Rubik, hanno bisogno delle giuste mosse per poter funzionare tutte assieme. Ottimi i dialoghi che, oltre a sdrammatizzare qua e là la tensione, hanno anche l’importante onere di raccontare al pubblico chi siano i personaggi, che cosa stia succedendo, quali siano i misteri da risolvere e che cosa ci sia dietro a tutto quanto. Perfetto anche il cast, dove i ragazzi si muovono in maniera corale ma, allo stesso tempo, rimangono diversi l’uno dall’altro (i cinque sono Chris Hemsworth, Kristen Connolly, Anna Hutchinson, Fran Kranz e Jesse Williams), supportati da un cast di contorno dal quale emergono i due rappresentati principali del “reparto cattivi”, Richard Jenkins e Bradley Whitford, più un piccolo cameo finale di Sigourney Weaver. Peccato per qualche scricchiolio nella parte conclusiva, dove il film si trasforma leggermente in un fumettone divertente, scelta che farà storcere il naso a chi vorrebbe spaventarsi dall’inizio alla fine. Decisione, questa, che comunque non stona e che gli spettatori più attenti si sarebbero dovuti aspettare, visto che Goddard ha sceneggiato alcune puntate di Buffy, Angel e Alias, tre serie televisive, due delle quali sono state create da Whedon, regista tra l’altro dell’ultimo cinecomic The Avengers.
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