Uno dei più grossi esperimenti di puro cinema che non può mancare nella collezione di ogni cinefilo che si rispetti. Con La Cosa si riesce a ritornare a quel tipo di cinema fatto dagli artigiani senza però accorgersi che si stanno guardando maschere, modellini, sculture di lattice, gomma e quant'altro. Insomma, per farla breve e per utilizzare una frase ormai abusata: questo film non ha nulla da invidiare ai prodotti cinematografici moderni realizzati al pc. Anzi, semmai è proprio il contrario. John Carpenter decide di puntare tutto su un equipe di professionisti, dal direttore di fotografia Dean Cundey all'allora giovane realizzatore di effetti speciali Rob Bottin, i quali insieme riescono a rendere credibile ogni pezzo di gomma messo in scena nel film, illuminando tutti i trucchi utilizzati abbastanza perché si vedano ma non abbastanza perché si veda che sono finti.
Avete presente quando, nella penombra della vostra camera, vi sembra di scorgere una figura che, una volta accesa la luce, si dimostra essere solamente uno dei tanti accessori presenti nella stanza, solamente coperto di vestiti? Questo è il trucco per fare in modo che ciò che viene messo in scena risulti credibile, e il montaggio di Todd C. Ramsay trasforma ogni piccolo momento in una maestosa sequenza ricca di suspense, tensione e orribili momenti di puro horror (la sequenza in cui il torace di Charles Hallahan si apre in due e divora le braccia di Richard Dysart è entrata di forza nelle scene d'antologia del genere). Ma che cosa sarebbe un film senza una solida storia da raccontare? Carpenter si ispira ad un racconto di John W. Campbell Jr. già riproposto al cinema nel 1951 da Christian Nyby, si affida alla penna dello sceneggiatore Bill Lancaster e lascia che la trama assuma dei terrificanti toni di ansia e paura. La Cosa è entrata all'interno di una base operativa in Antartide ed è in grado di prendere possesso dei corpi altrui per mimetizzarsi nell'ambiente. Nessuno sa chi sia questa Cosa, potrebbe essere chiunque: ecco quindi che il nemico si è infilato all'interno di un gruppo circoscritto e isolato, all'interno del quale ormai non ci si può più fidare di nessuno. Carpenter decide di concentrarsi quasi esclusivamente sul lato umano, mostrando degli uomini spaventati a morte, ognuno con la propria idea basata su simpatie e antipatie già precedentemente mostrate e sempre pronti a dubitare di tutti gli altri membri del gruppo, ma comunque ancora abbastanza intelligenti da affidare la guida al personaggio freddo di MacReady, impersonato dall'iconico Kurt Russell, personaggio dalla mente lucida, presentato già all'inizio come un lupo solitario rispetto agli altri membri, calcolatore e logico (l'unico che viene visto giocare a scacchi), insomma il solo in grado di mantenere il gruppo intatto e assumere la posizione di leader. La tensione viene gestita in maniera perfetta, i personaggi si scannano tra di loro e gli indizi per depistare lo spettatore vengono inseriti durante il corso dell'opera in maniera tale che il film non annoi mai, alternando i momenti in cui la Cosa appare e si scontra con gli umani a quelli in cui sono gli umani stessi a scontrarsi l'uno con l'altro, fisicamente e verbalmente. Congiure, rivolte, scatti d'ira, Carpenter non si fa mancare niente e mette in mostra il vero lato negativo del'essere umano inserito in un contesto di grande paura e tensione, fino ad arrivare ad un agghiacciante finale aperto, terrificante e incerto, che lascia lo spettatore spiazzato e confuso. Meraviglioso, un gioiello imperdibile.
Grande classico, penso anche meglio del film del 51, dagli effetti speciali ancora oggi freschi e grandi, un ritmo che non annoia mai e bella tensione.
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