22 settembre 2013

Rec - La Paura in Diretta

Ok, la mia non sopportazione del genere (o filone, se preferite) mockumentary mi aveva tenuto a debita distanza da questo film, fino ad oggi. Mai scelta fu più sbagliata, e ancora una volta la mia idea secondo la quale non è mai produttivo snobbare un genere a priori (come fanno i molti detrattori dei musical, i quali si perdono perle irripetibili come Sweeney Todd o il più recente Les Misérables) è risultata corretta. Infatti, come volevasi dimostrare, finita la visione di Rec - La paura in diretta mi sono completamente pentito di avere aspettato tutto questo tempo per dare un po' di attenzione a questo geniale progetto spagnolo. Il ritmo lento dei primi minuti serve semplicemente a convogliare l'interesse del pubblico verso i personaggi, presentandoli con calma e entrando in quelle regole di regia che questo genere richiede, come la macchina a mano importante tanto quanto i protagonisti e, soprattutto, il montaggio studiato e realizzato minuziosamente da David Gallart, mai come in questi casi fondamentale e necessario ai fini della storia.
Nel mockumentary (preparatevi a leggere una ovvietà) il montaggio va di pari passo con il tempo della narrazione ed ogni taglio di montaggio rappresenta un salto temporale che evidenzia un lasso di tempo mancante e non raccontato, una lacuna che non andrà mai colmata per continuare a rendere reale e credibile questa finzione documentaristica. Una volta entrati nella casa infetta assieme ai pompieri e alla reporter a regnare sovrano è il caos puro e semplice: l'infezione che si dilaga e i morti che tornano in vita con una pericolosa voglia di carne umana sono solo l'ultimo dei problemi. Dall'esterno polizia ed esercito stanno isolando l'edificio affinché nessuno esca e il potenziale virus non si propaghi anche in tutto il resto della città, mentre all'interno del condominio le persone iniziano ad additarsi l'uno con l'altro accusandosi di essere portatori del male che li sta relegando all'interno di un palazzo, proponendo al pubblico una consolidata critica alla fragilità della convivenza umana nella società contemporanea (vicini di casa che abitano nello stesso piano, un microcosmo di cui tutti facciamo parte. Se nella vita di tutti i giorni si azzannano per un geranio sporgente, che cosa potrebbero fare nel momento in cui un virus misteriosamente arrivato all'interno del loro palazzo mette a rischio la loro vita e quella dei loro cari?). Con un colpo da maestro i registi e sceneggiatori Paco Plaza e Jaume Balaguerò (aiutati nella stesura dello script da Luis Beldejo) riescono a mantenere sempre alta la tensione e a raccontare una storia plausibile senza mai scadere nel banale, sottolineando tematiche certamente già viste nel cinema horror ma riesumate e raccontate per l'ennesima volta in una maniera originale e convincente, offrendo un punto di vista diverso e focalizzandosi su una piccola cerchia di personaggi, ma senza mai isolarli dal contesto sociale che li circonda, regalando quindi un'opera a tutto tondo perfetta sotto ogni punto di vista, soprattutto per quanto riguarda la plausibilità della storia e del modo di raccontarla. In sostanza, se come me avete dei pregiudizi sul filone mockumentary ormai troppo abusato da Hollywood e dal genere horror in particolare, il mio consiglio è di sorvolare sui vostri gusti personali e di mandare giù i primi lenti minuti della pellicola; una volta entrati in quella palazzina non vi pentirete di avere speso il vostro tempo per quella che è forse una delle migliori pellicole del 2007.


3 commenti:

  1. Un film a cui voglio bene. Sono contenta che anche chi non adora il mockumentary riesca a riconoscerne i meriti. A me il genere piace, anche se riconosco che suo nome siano state girate tante ciofeche. Fortunatamente non è questo il caso.

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  2. L'avevo ignorato pure io per molto tempo. Poi un amico mi ha letteralmente rotto le balls affinché lo vedessi e... alla fine l'ho ringraziato!

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