10 agosto 2013

Blu Profondo

Non tutti i mali vengono per nuocere, dice un detto giustamente applicabile per questo film. Diretto da Renny Harlin (mestierante esperto in film d'azione, alcuni dei quali anche abbastanza famosi), Blu Profondo cerca di fare riaffiorare la passione per i monster movie nel pubblico, mescolando il genere di serie B a qualcosa di più interessante e potenzialmente più curioso. Peccato che alla fin fine all'interno di questo film rimanga ben poco di salvabile. A metà tra il trash puro e il cinema delle tematiche, il risultato finale non è altro che un lavoro che viaggia a metà tra le due definizioni sopracitate e che non riesce a decidere quale direzione prendere. Si deridono i protagonisti per la loro stupidità (com'è giusto che sia in un horror movie di serie B), ma non si può fare altrettanto con la pessima CGI e i terribili dialoghi scritti da ben tre sceneggiatori (Donna Powers, Wayne Powers e Duncan Kennedy) ed è proprio qui che risiede l'incomprensibile: com'è possibile che sei mani al lavoro sullo script di questo film abbiano partorito un'idea così semplice, scontata e tanto banale come questa? Non avrebbero potuto spingersi verso fronti più interessanti? 
In realtà il tentativo c'è, poiché la storia tenta di rifilare al pubblico più attento una metafora particolarmente originale sull'uso dell'intelletto e sull'evitare certi errori grossolani. La biologa interpretata da Saffron Burrows rende i tre squali mako più intelligenti, forzandone la massa cerebrale per i suoi scopi: ora gli animali sono diventati delle spietate macchine assassine con un cervello sviluppato e pronti a intrappolare e prendersi gioco dei loro "carcerieri". Uno dopo l'altro gli uomini vengono fatti fuori a causa della superficialità con cui trattano gli squali (Samuel L. Jackson viene divorato sul finire del suo discorso epico perché parla agli altri dal bordo di una piscina in cui sta nuotando liberamente uno dei tre squali, Stellan Skarsgard perde un braccio per fare pat-pat sulla branchia di uno squalo mako super-intelligente, la già citata Burrows vede tutti i suoi sogni di curare le malattie degenerative del cervello sfumare per salvarsi la pelle dal mostro che lei stessa ha creato e via dicendo). Morale della favola: non importa quanto il tuo cervello sia sviluppato, se non lo usi in maniera corretta non ti servirà a niente, concetto che va a braccetto con un'interessante decostruzione del personaggio epico-eroico da cui prendere spunto e trarre ispirazione. La Burrows vuole infatti curare le malattie del cervello come l'Alzheimer, personaggio ispirato e apparentemente positivo ma terribilmente egocentrico e pieno di sé, che perderà ogni speranza quando dovrà scontrarsi con ciò che ha combinato pur di vedere realizzato il suo sogno. Stessa cosa per Samuel L. Jackson, unico co-protagonista che ha già vissuto una situazione simile a quella in cui sono incappati e quindi guida morale del team che però viene liquidato in quattro e quattr'otto. Temi molto interessanti, ma che inseriti in un contesto a metà tra il trash scadente e l'intrattenimento intelligente non riescono a risaltare o a raggiungere tutto il pubblico. Qualcuno potrà divertirsi molto vedendo il risultato finale del film, qualcun altro ne verrà fastidiosamente irritato, io vi consiglio di dargli una chance e di trarre le vostre conclusioni, nonostante non sia una di quelle pellicole che rimarranno nella vostra memoria. Nota di merito alle particolari musiche di Trevor Rabin, che riescono a creare suspense e tensione al meglio, migliorando le sequenze dirette da Harlin.

2 commenti:

  1. Una delle cose più orribili che io abbia mia visto, e guardacaso alle elementari era uno dei miei film preferiti XD

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    1. E' ancora più scioccante che non sia un progetto così folle ma solo sbandato. :O

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