16 maggio 2013

Spider-Man 3

Trattare personaggi famosi nel mondo del cinema è sempre molto difficile, soprattutto se alle spalle si ha una produzione che decide di offrire ad un autore un budget illimitato per realizzare una pellicola, la quale però dovrà sottostare ad alcune piccole modifiche al fine di uscire in sala sia come vuole il regista ma anche come vuole la produzione. Sam Raimi e la Columbia Pictures hanno avuto molto differenze di idee durante la realizzazione di Spider-Man 3 e il risultato ricade, purtroppo per noi, sulla pellicola. Esteticamente impeccabile sia per quanto riguarda le scelte di regia che Raimi decide di utilizzare che per la perfetta correlazione tra la messa in scena reale e gli effetti digitali (ma sarebbe stato impossibile sbagliare questo punto, con un budget illimitato), il film ha il suo più grosso punto debole nella sceneggiatura scritta dal regista assieme al fratello Ivan Raimi e ad Alvin Sargent, lo sbaglio imperdonabile che commette l'autore è quello di perdere il focus più di una volta, realizzando sviluppi troppo superficiali per uno script che invece ha tante pretese.
Molte soluzioni sono facili e rapide e la troppa carne al fuoco non aiuta Raimi nel mettere in scena un lavoro pomposo e ambizioso, basato su due precedenti capitoli già abbastanza pregni di trame importanti da chiudere ma comunque realizzati molto meglio soprattutto grazie alla presenza di autori importanti come Willem Dafoe nel primo e Alfred Molina nel secondo film, ad interpretare due villain dai risvolti Shakespeariani. La parte che funziona di più è quella dedicata ai battibecchi della coppia Parker-Watson, finalmente insieme dopo due pellicole di ammiccamenti e sguardi dolci, grazie alla quale scopriamo il vero lato oscuro del protagonista dalle fattezze di Tobey Maguire (che non è il lato oscuro di Venom, ma è quello più egoista e personale di Peter), ma che viene subito messo nel dimenticatoio assieme alla componente emotiva dedicata all'Uomo Sabbia (un non troppo convincente Thomas Haden Church), accantonata anch'essa per favorire l'azione e la CGI in un film dove lo spettacolo non manca. Buona parte delle sequenze d'azione, ottimamente riprese dalla macchina da presa di Raimi, sono infatti ambientate a mezz'aria, il luogo ideale per dare sfogo ad un duello in cui il contendente principale è Spider-Man, ma che comunque non creano una storia, ma un bel momento di adrenalina. Ottima la morale finale dedicata non più ai poteri e alle responsabilità ma al capire i propri sbagli e all'imparare a chiedere scusa, ma nonostante pure il tanto compianto zio Ben venga riesumato per un flashback (reinterpretato da un troppo invecchiato Cliff Robertson), quello che manca in questo terzo conclusivo capitolo è una caratterizzazione profonda dei protagonisti e dei comprimari, assieme a delle motivazioni di fondo che spingano le loro azioni e a delle interazioni tra di loro che sarebbe stato meglio studiare un po' di più prima di iniziare le riprese del film. A livello intrattenitivo, però non c'è niente da dire, il risultato della messa in scena è spettacolare e ci si diverte sempre a vedere Spidey combattere contro i suoi nemici digitali, ma  la conclusione finale purtroppo resta: Spider-Man 3 è l'esempio più calzante di quanto tutta la più perfetta computer grafica di questo mondo non potrà mai sostituire una sceneggiatura pensata, riflettuta e studiata nei minimi dettagli. Un tema su cui riflettere, soprattutto visti molti prodotti contemporanei che, a livello di messa in scena, hanno ancora tanto da imparare anche da film come questo.


5 commenti:

  1. no scusa... tre stelle? O_o al massimo due, orcaloca!

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    1. Sono stato MOLTO magnanimo con questo. Nella video-recensione gliene do due infatti... :)

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    2. Stai diventando vecchio... ti credevo una persona meglio T.T

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    3. Eh, lo so, deludo spesso. Ma perché hai cambiato nick?

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  2. Peccato, scritto cosi male anche le idee buone se ne vanno in malora.

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