31 maggio 2013

La Grande Bellezza

Questa non sarà una analisi del film né una recensione dedicata a ciò che Paolo Sorrentino aveva intenzione di fare con questa pellicola, al di là del suo intento di vincere a Cannes 2013. Poche, pochissime e concise parole dedicate a La Grande Bellezza, una pellicola capace non solo di spaccare in due critica e pubblico, ma addirittura ogni singolo spettatore, incapace di decidere se il risultato complessivo sia soddisfacente o no. Alla fine si propende per il "ni", perché di cose da dire questo film ne ha, di discorsi interessanti e di critiche particolari ne fa, c'è però il problema che si prende troppo tempo per fare arrivare il messaggio allo spettatore, che ha ben capito il discorso del regista già a metà del secondo tempo (più o meno a tre quarti di film). Un buon quarto di pellicola sarebbe stato tranquillamente evitabile e la narrazione risulta eccessivamente ridondante così come l'ormai consolidato stile di Sorrentino.
Non sono fastidiosi i dolly, o i primi piani urlanti delle persone coinvolte nel film o ancora i continui momenti di flashback che appaiono come un lampo all'interno del film, diventano fastidiosi nel preciso istante in cui lo spettatore si accorge di continuare a farsi raccontare la stessa solfa per quasi 150 minuti che sembrano tre ore tonde. Magari l'intento di Sorrentino era quello di enfatizzare ancora di più la monotonia e la vacuità di una vita passata ad apparire anziché essere, ad autocompiacersi anziché realizzare qualcosa di concreto, a parlare di discutibile arte contemporanea all'interno di una città che è essa stessa un'opera d'arte. Tuttavia la lunghezza di alcune sequenze resta indigesta a chi si aspettava un ritorno in auge di un autore che ha cominciato a fare discutere i suoi estimatori con il suo precedente lavoro, ma così non è. Intendiamoci, però, La Grande Bellezza è un film consigliato con più di qualcosa da raccontare, e alcuni momenti restano impressi nella mente e pronti a non andarsene per molto tempo, ma tutte queste belle cose sono inframezzate da altrettante situazioni che trasformano il film da qualcosa di gigantesco a qualcosa di pomposo. Sorrentino si lascia comunque applaudire e il suo voler raccontare un mondo molto realista con i suoi tipici stilemi da narratore letterario convince anche questa volta, soprattutto grazie ad una componente sonora (musiche ed effetti) davvero spettacolare e grazie ad un protagonista che non poteva rendere un personaggio principale meglio di così. Toni Servillo ritorna a lavorare per questo grande artista italiano ed entrambi si ritrovano nuovamente in perfetta sintonia, come se non si fossero mai lasciati. Ora quello che il regista deve fare è recuperare l'asciuttezza delle sue prime opere e rendere più concisi e meno dilatati i suoi prossimi progetti, perché la vera, unica pecca di questo progetto è che sarebbe potuto finire almeno quattro volte prima del finale vero e proprio, e quando succede questo non è mai un bene. Sarebbero state quattro, le stelle che avrei conferito a questo film, ma amo troppo Sorrentino per farlo adagiare sugli allori di questo blog, e il mio voto è un gioco al ribasso, sperando che più avanti possa offrirci prodotti altrettanto interessanti ma realizzati con molta più attenzione al ritmo e al tempo, senza dimenticare che non tutte le storie hanno bisogno di 150 minuti per essere narrate.


2 commenti:

  1. Ho letto che la critica è stata squarciata in due. Da me ancora non lo danno, spero di reperirlo il prima possibile.

    RispondiElimina